ROMA E IL DESTINO DEL LAZIO

“L’ombra di Roma” così qualcuno ha definito la vasta regione che si distende solenne da venticinque secoli, ai piedi della Capitale. E qualche altro studioso l’ha denominata  “matrice di Roma”. Invero non v’è in Italia una regione storica o un territorio che anche lontanamente si avvicini al ruolo giuocato da questa regione: all’inizio era la terra degli Ernici e dei Volsci e dei Sanniti, poi sotto Augusto si chiamò Campania Regio Prima, poi Latium Novum, poi Campagna di Roma, poi Dipartimento del Circeo con capitale Anagni, poi divisa in due Marittima e Campagna, poi ancora altre denominazioni, fino a pervenire alla dissoluzione finale: spezzò e frantumò infatti tale unione e nesso secolari, la riorganizzazione amministrativa Mussoliniana allorché furono istituite e create  ex novo  tre province autonome e indipendenti: quella di FR, quella di Roma naturalmente e quella di LT: alla provincia di FR fu correttamente accorpato il territorio compreso tra i fiumi Garigliano e Liri, amministrativamente già provincia del Regno di Napoli: da allora, dal 1927, il patrimonio comune e le comuni radici di venticinque secoli, sono state completamente neglette e dimenticate e la generale identità oscurata. Tutte le appellazioni surricordate della regione ’ombra di Roma’ da ottanta anni frantumata, sono state rimpiazzate e sostituite già dalla fine del 1700 da un’altra connotazione, pure essa spirituale e sentimentale, più precisamente: folklorica e cioè Ciociaria. In alcuni passati interventi abbiamo tracciato anzi richiamato alla memoria una lunga serie di convergenze, attinenze e confluenze che testimoniano e marcano la secolare e intima interdipendenza e simbiosi tra Roma e la Ciociaria.

Oggi le Province sono state dichiarate dissolte e la Ciociaria è di fronte ad una nuova rivoluzionaria contingenza: se nuovamente perdere, e questa volta definitivamente, la sua identità e venir strappata  dal libro della Storia e dell’Arte oppure ritornare al grembo originario e cioè alla Madre Roma e continuare a vivere. E l’esito di tale terribile evenienza è nelle mani dei sindaci ciociari della provincia di Frosinone, di Latina e della Provincia di Roma (Simbruini, Colleferro, Subiaco, ecc.) e naturalmente dei suoi uomini politici. Tutto lascia ritenere, in aggiunta, che il ruolo determinante e risolutivo sarà, a mio avviso, nelle mani dei cittadini stessi, vale a dire di tutte le associazioni e sodalizi, di ogni genere e nome e altrettanto determinante la parte giuocata dagli insegnanti e dai loro scolari e studenti: ci troviamo nella medesima situazione di ottanta anni addietro: con la differenza che allora a prendere le decisioni era un solo uomo, ora a più grande  garanzia, vi è la democrazia, se partecipata.

Giace già in Parlamento una proposta di Legge presentata da due Parlamentari che nelle ipotesi da loro previste di accorpamento delle regioni al fine del ridimensionamento del numero delle medesime, la provincia di Latina e quella di Frosinone sono previste entrambe accorpate ad una macro regione tirrenica con Capitale Napoli, mentre Viterbo ad una macro regione appenninica con capitale Firenze, e Rieti ad altra regione adriatica con possibile capitale Ancona o Pescara: ciò significa che il Lazio, una volta patria della Campagna di Roma, della Tuscia, della Sabina e dell’Agro Romano, cioè la regione più antica d’Italia, quella che ha creato la Civiltà Romana e quella  Etrusca e che ha dato i natali, e ospitata da sempre sul suo suolo, alla Chiesa Cattolica, secondo questo progetto governativo, risultanza di squadra e riga, scomparirà letteralmente dalla carta geografica dell’Italia! L’unicità della regione Lazio nonché la sua vicenda storica, crediamo e siamo convinti, pertanto, che sono patrimonio e consapevolezza della cultura nazionale e di conseguenza nessuno accetterà, anche in Parlamento, che essa possa venir disgregata e dissolta, come tale progetto governativo lascerebbe prevedere: l’esito programmatico ragionevole non può essere che il solo logico e storicamente valido: l’aggregazione delle quattro province a Roma Metropolitana, cosa che equivale alla sussistenza e sopravvivenza imperative e irrinunciabili dell’attuale Regione Lazio. Ma la partecipazione e la presa di coscienza dei sindaci e delle associazioni e dei sodalizi e delle scuole, a partire da adesso, sono indispensabili al fine del mantenimento e salvaguardia della Regione Lazio. La discesa in piazza dunque per la conservazione della propria identità e della propria storia è opera immediata e rigorosa dei sindaci, dei cittadini e delle associazioni e delle scuole delle quattro province nel segno della comunanza degli obiettivi e finalità. Naturalmente l’opera di stimolo e di sensibilizzazione e anche di organizzazione ci si aspetta che sia incombenza risolutiva anche da parte dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani che, in verità, ha già iniziato a lanciare le prime pietre nello stagno.  

Michele Santulli

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