L’occasione della ricorrenza imminente dell’Unità d’Italia è un buon motivo per rammentare che anche i ciociari hanno giocato un loro ruolo che è più importante di quanto si possa immaginare. Non vogliamo ricordare quella truppa speciale di cosiddetti zampitti che l’amministrazione ecclesiastica romana aveva formato e che era rappresentata solamente da giovani ciociari soprattutto degli Ausoni e degli Ernici che avevano il compito di snidare i nemici, i garibaldini, che infestavano le colline e le montagne intorno a Roma. Qui si vuole rammentare invece una realtà storica che i manuali dimenticano regolarmente di citare e cioè che i ciociari nella città di Roma con la loro presenza sedimentata in molti anni di vita dalla metà del 700 affianco alla popolazione locale erano ritenuti, già a partire dagli anni ’50 del 1800, normalmente e regolarmente, i veri ed autentici abitanti di Roma. I quadri con ciociari dipinti dagli artisti a Roma portano sovente il titolo di ‘Romana’ o di ‘Pastore romano’ o di ‘Ragazza romana’ e la prova più evidente è che quando l’8 dicembre 1854 il Papa Pio IX proclamò il dogma della Immacolata, il grande quadro che doveva illustrare l’avvenimento -e che è ancora appeso nei Musei Vaticani- rigurgita di ciociari a rappresentare il popolo romano presente all’avvenimento. E quando dopo il 20 settembre i giornali italiani e stranieri commentarono l’avvenimento della liberazione, ebbene la popolazione, di nuovo, che ai loro occhi impersonava la città di Roma liberata dallo ‘straniero’, erano solo ed unicamente i ciociari. Trattasi del fenomeno della ciociarizzazione di Roma che non solo non si conosce ma, soprattutto, ripeto, non si vuole conoscere….
Quanto sopra per meglio capire un quadro importante di Gerolamo Induno realizzato a Roma in quegli anni così cruciali per la Storia d’Italia, nel bene e nel male.
Questo artista milanese, assieme al fratello Domenico, è tra i grandi dell’arte italiana e allo stesso tempo, tra i grandi cantori del costume ciociaro. Molte decine sono le opere sue e del fratello che hanno come soggetto il personaggio ciociaro, capolavori inimmaginabili. Fortunato quel mecenate che si proponesse di realizzare, a gratificazione del pubblico, la esposizione di queste opere: sarebbe uno degli inni più suggestivi sia all’arte italiana e sia al costume ciociaro.
E, per tornare al tema, Gerolamo Induno per far rivivere anche lui in qualche maniera quei grandi frangenti della vita italiana realizzò un piccolo capolavoro pittorico e cioè tre ragazze ciociare che confezionano una bandiera tricolore, un gioiello di quadro che quando apparve sul mercato il sottoscritto si premurò di raccomandare alle nostre autorità amministrative dell’epoca (siamo nel 1987) per farlo acquisire al patrimonio dei cittadini frusinati ma nessuno rispose all’appello, tutti presi dalla cementificazione e dall’asfaltamento del nostro povero territorio. E quindi il quadro andò ad adornare le pareti di qualche fortunato collezionista.
Ho ritrovato il catalogo dove apparve l’opera e sono lieto di offrirla all’ammirazione del lettore (un catalogo della casa d’aste Finarte del dicembre 1987).
Sempre di Girolamo Induno e sempre di quegli anni propongo anche la visione di un altro piccolo capolavoro che illustra la recluta (la coscrizione obbligatoria è già del 1861) che saluta la sua ciociarella (Finarte, ottobre 1989). E sempre in tema risorgimentale e sempre di Gerolmo Induno, si informa che la Galleria Naz. d’Arte Moderna di Roma proprio in questi giorni ha perfezionato l’acquisto di un’altra opera significativa dal titolo “Trasteverina uccisa da una bomba” che ricorda uno scontro tra le truppe pontificie e quelle francesi del 1850 dove, di nuovo, la ‘trasteverina’ uccisa, è in realtà, una ciociarella.
Michele Santulli