Va in vendita nei prossimi giorni un disegno di Rodin intitolato, da lui stesso, ‘le due sorelle’. Uno delle molte migliaia di disegni da lui realizzati. In effetti il disegno, in verità degli abbozzi, delle sfumature, dei primi getti, l’artista li realizzava quasi senza guardare il foglio su cui tracciava le linee, tutto immerso nella contemplazione e nello studio delle movenze della modella o delle modelle che deambulavano nello studio davanti a lui. Ogni movimento, ogni angolazione, ogni posa, ogni particolare veniva da lui scrupolosamente studiato e valutato e quindi ripreso e messo su carta: ecco perché la sua opera è così immensamente varia e irripetibile, perché alla base vi era siffatto meticoloso e minuzioso studio e ricerca delle forme e delle possibilità del corpo umano: non era, in sostanza, la figura di per sé rilevante bensì la movenza, il gesto, una posa specifica e tutto senza ostentazione o artificio. Quindi ecco perché, arrivato alla piena maturità artistica, la sua visione e immagine di un’opera d’arte si arricchì di nuove espressività e soluzioni, uscendo dunque dagli schemi tradizionali e divenendo così individuale e personale: ammaestrato dall’opera dell’amato Michelangelo, ora anche la sua scultura inizia ad assumere fisionomie nuove e cioè senza un braccio, senza la testa, senza le gambe, mutilata, monca, ecc. fino ad arrivare, verso la fine della sua vita, all’assolutezza e all’astrazione totali: la scultura divennero le sole due mani: il resto bisognava immaginarlo e dedurlo! Tutto quanto sopra per rammentare che per Rodin il modello era l’opera d’arte, la sua creazione era il modello: la forza della ispirazione scaturiente dal modello in posa davanti a lui equivaleva all’opera medesima finita. Come per Corot, per Degas, per Picasso, Matisse l’opera d’arte era il modello!
E i modelli e modelle più determinanti e altresì più amati e vicini all’artista furono tutti ciociari e tutti della Valcomino, questo crogiuolo e coagulo di fatti storici eccezionali totalmente incompreso e sconosciuto e maltrattato.
A partire dal 1887-88 Anna Abbruzzese inizia a frequentare lo studio di Rodin: ha quattordici-quindici anni, già splendidamente formata, bruna, dal corpo turgido e pieno: un giornalista qualche anno più tardi così la descrive: d’une beauté et d’une grâce parfaites. E noi non possiamo aggiungere altro. La data del suo ingresso nello studio dell’artista è questa in quanto è lei che Rodin illustra in una preziosa edizione di ‘Les Fleurs du Mal’ di Baudelaire da lui curata! E la posizione delle braccia e del capo che ammiriamo in questo libro, Anna la riprodurrà nel suo primo biglietto da visita quando, un paio d’anni dopo, renderà ufficiale la sua professione di modella di artista. Da questa data e fino al 1917 anno di morte dell’artista, sappiamo che l’umile creatura di Gallinaro e il grande scultore di fama mondiale si sono frequentati e visti e scritto quasi settimanalmente, per trentanni sebbene lo studio di Rodin fosse divenuto una vera e propria industria artistica e i suoi impegni giornalieri infiniti. Anna ha posato per la toletta o nascita di Venere, per le due Cibele e per altro ancora. Per la cronaca: nell’indice dei nomi al sito internet del Museo Rodin, Anna non esiste, ancora oggi.
La sorella Adele, dalle movenze feline, quasi ‘selvagge’ disse l’artista, dal corpo anche lei scultoreo, rossa di capelli, inizia a frequentare, a mio avviso, lo studio di Rodin verso il 1890-91, anche lei a quindici-sedici anni. E con lei l’artista realizzerà opere d’arte che fanno la gioia e l’ammirazione dei visitatori dei musei di tutto il mondo: ’La Femme accroupie’, ‘Iris’, ‘Le Torso d’Adèle’, ‘La Cariatide tombée’ e tanto altro. Adele e Anna, le due sorelle, che l’artista amava veder camminare e muoversi nello studio e dalle quali, specie da Adele, riusciva ad ottenere e ad assistere alle movenze e posizioni le più originali e anche difficili e impossibili, furono le due sorelle in realtà che, tra al’altro, risvegliarono e soprattutto stimolarono nell’artista anche il bisogno, divenuto necessità, di fotografare e di cristallizzare a mezzo di disegni all’impronta e immediati, tutti quei movimenti e posizioni e atteggiamenti così variegati e fondamentali; centinaia sono i disegni dunque che ritraggono e fissano sulla carta le loro movenze e i loro corpi e le loro chiome e non pochi sono perfino riconoscibilissimi: Anna dal corpo turgido e pieno e dalle chiome nere e Adele altrettanto formosa ma più nervosa e scattante e dalle chiome ramate: è a lei che l’artista pensava e aveva in mente quando la descriveva quale una ‘pantera’, al suo biografo alcuni anni dopo. Eppure tra i diecimila e passa disegni registrati di Rodin, nemmeno uno è stato individuato dagli studiosi, nemmeno in occasione della ultima mostra monografica! Ma questo è un altro argomento: non il Museo Rodin che continua a ignorare il ruolo decisivo e determinante delle modelle e modelli ciociari nel corpus artistico dell’artista nonché l’affetto e la simpatia che li unì nel corso della sua esistenza, bensì l’autentico e vero giacimento prezioso che non dico l’Italia ma quanto meno la Ciociaria, affetta da cementite e asfaltite croniche, ancora non ha scoperto e svelato e sfruttato, cioè la valorizzazione e divulgazione di siffatta realtà storicizzata e concreta dei modelli d’artista: ma si immagini, tra il tanto altro, che cosa potrebbe mai succedere se l’osservatore de ‘La femme accroupie’ o ‘di Carmelina’ o di ‘San Giovanni Battista’ o di ‘La Dame en bleu’ o di ‘Agostina’ o del ’Ragazzo dal panciotto rosso’ o di ‘Lorette à la tasse de café’ e sono milioni al giorno in tutto il mondo, apprendesse da dove originavano le modelle e i modelli: si può essere certi che ogni giorno, qualcuno anche dalle parti più inimmaginabili del pianeta, verrebbe trepidante e anelante a Picinisco o a Gallinaro o ad Atina o a Casalattico o a Villalatina o ad Alvito a scoprire da vicino, e a gustarne l’atmosfera, il luogo dove erano nati quella modella o quel modello che così tanto lo hanno ispirato e commosso.
Ora vendono in Germania nei prossimi giorni un rarissimo disegno di Rodin da lui stesso intitolato ‘le due sorelle’. E anche se si tenesse a mente la sola realtà documentaria disponibile e conosciuta più sopra brevemente ricordata, senza dunque nemmeno una verifica puntuale dei corpi e dei volti sapremmo che si può trattare solo ed unicamente di Anna e di Adele, “les deux soeurs Abbruzezzi” come le definiva l’artista. E il raffronto dei sembianti e dei corpi splendidi lo confermano senza dubbio alcuno. Il disegno misura 28×22,5 e va in vendita in Germania la prossima settimana.
Chi segue i nostri interventi o ha letto o avuto in mano il libro ”MODELLE E MODELLI CIOCIARI NELL’ARTE EUROPEA” apprenderà o ricorderà con sbalordimento e gratificazione massima che un altro gigante dell’arte europea del Novecento, Matisse, ha dipinto un quadro dal titolo ‘Les Trois Soeurs’ visibile al Museo dell’Orangerie a Parigi che illustra tre sorelle modelle di artista, passate alla eternità, anche esse ciociare della Valcomino.
Michele Santulli