LA VALLE DI COMINO: CHE COSA E’?

Tutto è nato in Valcomino: la emigrazione, il costume ciociaro, il modello di artista, realtà determinanti sia della Storia dell’Arte e sia della Storia in generale del Mondo Occidentale.  Epperò nei dodici comuni che la costituiscono nulla e niente non dico celebra, quanto almeno ricorda detti fenomeni rivoluzionari: al contrario guardandoti attorno si ha la prova evidente della sensibilità e cultura degli amministratori che si sono avvicendati: la più volgare e triviale e selvaggia cementificazione, che ha degradato e per metà distrutto irreversibilmente un paesaggio incontaminato che da solo rappresentava una ricchezza sotto tutti gli aspetti.  Quanto è terribilmente critico, oltre al palese degrado paesaggistico e ambientale, è la costatazione che nessun sindaco abbia una visione d’insieme del piccolo territorio e soprattutto la consapevolezza del coinvolgimento: palese al contrario uno sciagurato e primitivo  campanilismo! Avviene perciò che di tutte le sciocchezze e perfino banalità, e malformazioni, che si esprimono sulla  Valcomino o non si avvedono o  se ne disinteressano. Sulla superstrada a Broccostella si incontra la tabella di entrata e di benvenuto  nella Valcomino ma è  notorio che la collocazione è erronea e andrebbe spostata   almeno cinque Km più avanti in Comune di Vicalvi: è sempre lì da anni e anni.  Il sito ufficiale del turismo della Regione Lazio VISITLAZIO.COM non solo ignora, e platealmente,  che cosa voglia significare ‘Ciociaria’, altresì non conosce il termine ‘Valcomino’ bensì ‘Valle di Comino’ e ‘Val di Comino’: ma il bello è che dunque  ve ne sono effettivamente due e ognuna differente dall’altra! e da oltre due anni e nessun sindaco vede o si sente coinvolto! Un altro aspetto grossolano e incredibile è che non si conosca quali e quanti siano i Comuni che costituiscono la Valcomino: per la Regione sono una volta otto, una volta cinque, un’altra volta 18; per la Comunità Montana Valle di Comino ne sono 19, per la provincia non si capisce bene quanti. Per i politicanti a seconda dei loro interessi di campanile o privati, si allunga o ritira come un caucciù: Cervaro, Terelle, S.Elia F.R., Campoli Appennino, Pescosolido…Poi ci sono gli scopritori di nuove regioni e territori: quelli delle Terre di Comino, della Terra di San Benedetto, della Via dell’Olio, dei Borghi Sabaudi…Poi c’è qualche promotore letterario della Valcomino che nel proprio sito elenca i comuni  portandoli a dieci, ivi compresi Fontechiari, Posta Fibreno e Campoli Appennino. Naturalmente nessun sindaco della Valcomino ha mai preso posizione su tali amenità topografiche, tali insensate configurazioni geografiche. E i valligiani stessi pare che non vengano toccati da tali scorribande territoriali. Intanto si immagini un qualche visitatore che da fuori vorrebbe capire ed informarsi!

Abbiamo già detto in altre circostanze, ved. CIOCIARIA SCONOSCIUTA e IL COSTUME CIOCIARO che entrambi caldamente raccomando, che questo estremo lembo di Terra di Lavoro è stato per secoli terra di nessuno, conosciuto solo ai gabellieri e agli arruolatori di soldati e,  anche, ai trafficanti di bimbi. Solo nel 1911 fu letteralmente scoperto dall’insigne geografo Roberto Almagià che se ne occupò diffusamente e alla fine pervenne alla seguente conclusione: i comuni che fanno parte della valle sono dieci: Vicalvi, Alvito, San Donato, Settefrati, Picinisco, Villalatina, Atina, Casalattico, Casalvieri, Gallinaro. Lo studioso chiaramente riconosce “che la Valcomino non entrò mai nel dominio dei geografi, ai quali rimase anzi sconosciuta, come lo è tuttora” e non poteva di  conseguenza alla sua epoca essere nemmeno lontanamente edotto dei fenomeni cruciali e  fuori del comune che si erano vissuti in questi luoghi nel secolo e passa precedente e perciò nelle sue deduzioni e conclusioni si è limitato solo alla realtà orografica dei luoghi escludendo S.Biagio Saracinisco e Cardito/frazione di Vallerotonda in quanto situati sulla catena delle Mainarde che effettivamente, orograficamente, connotano una loro specifica autonomia. Noi però, ricordando che anche Picinisco è territorialmente in gran parte estesa sulle Mainarde e pur  sempre, essenzialmente, sulla scorta scientifica della relazione Almagià e di qualche altro studioso successivo,  rivolgendo lo sguardo principalmente e soprattutto verso una indiscutibile e incontestabile affinità e uniformità sociale, antropologica, storica, di comunanza di destini che li caratterizza e li accomuna e li qualifica ma anche geografica pur se non orografica, non possiamo non includere nella lista dell’Almagià di cui sopra -assurdo e antistorico sarebbe non farlo- anche i Comuni di San Biagio Saracinisco e di Cardito frazione di Vallerotonda: perciò la Valle di Comino consta di dodici entità. In aggiunta la uniformità sociale e storica e la comunanza di destini vorrebbero che naturalmente e logicamente anche certe località delle Mainarde molisane quali Cerasuolo e Mennella soprattutto ma anche Mastrogiovanni e Selvone, tutte frazioni di Filignano, fossero chiamate a far parte di tale conformazione. Tanto più che già nell’Ottocento tale comunanza sia umana sia geografica venne sancita e confermata dalla famosa pur se totalmente ignorata Via Atinense, la lunga arteria che da Pozzilli quasi circumnavigava, e anche oggi, tutte le pendici molisane delle Mainarde passando per l’appunto per Cardito e per San Biagio, pervenendo alla fine ad Atina dove si  congiungeva con  quella che diventerà Via Sferracavallo nelle ultime decadi  del 1800. E’ motivo di dubbio perciò che il Prof. Almagià si sia potuto spingere anche in questi luoghi, alla sua epoca ancora quasi inaccessibili e impervi, al fine di conseguire anche la componente sociale e umana dei luoghi oltre a quella fisica e geografica altrettanto, se non di più, fondamentale e determinante  come detto.

Michele Santulli

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