CIOCIARE NEI MUSEI VATICANI

L’iconografia del costume ciociaro cioè le opere d’arte che illustrano la donna o il contadino o il brigante o il pifferaro in costume ciociaro è quella più ricorrente e più comune nell’ambito dell’arte occidentale tra fine 1700 e prime decadi del 1900, all’incirca centocinquantanni caratterizzati  da quella che gli artisti stessi definirono peinture de genre à l’italienne, che la maggior parte dei pittori europei illustrarono e che anche la crema, Degas, Corot, Manet, Cézanne, Sargent, Leighton, Van Gogh, Picasso fino ai futuristi amarono e decantarono, come nessun altro soggetto.

La Ciociaria, la regione distesa ai piedi di Roma, una volta Latium Novum, poi Campagna di Roma, è la regione madre di Roma; la Chiesa, sempre pragmatica, ha tenuto sotto costante vigilanza la Ciociaria perché dall’inizio della storia, tra il tanto altro, è stata anche la vera sacrestia di San Pietro arricchendo sistematicamente le gerarchie con preti e monaci fino ai monsignori e ai cardinali e ad almeno nove papi nel corso dei secoli. E la Chiesa ha confermato tale attenzione l’8 dicembre 1854 allorché proclamò, nella persona di Pio IX, il Dogma della Immacolata Concezione e nel quadrone esposto in San Pietro confermò pubblicamente che il popolo di Roma erano in prevalenza i ciociari, come presenti anche alla cerimonia. Fu la prima volta che ufficialmente si prese atto che la numerosa presenza ciociara a Roma in realtà si imponeva sul popolino di Pinelli e sui bottegai e cantinieri grazie al notevole successo tra gli artisti stranieri e nazionali e a non poche altre motivazioni: al lettore attento raccomando in merito il libro CIOCIARIA SCONOSCIUTA. Tuttavia in quella solenne giornata del 1854, nelle Paludi Pontine soffrivano e morivano ancora quantità di povere creature ciociare, a  causa della  malaria, della cui terribile esistenza quasi secolare nessuno si era mai dato premura. Negli anni successivi tale attenzione della Chiesa  nei confronti della umanità ciociara doveva venir confermata e ribadita grazie alla realizzazione nei Musei Vaticani, ad opera di Francesco Podesti affermato artista dell’epoca, della Stanza della Immacolata Concezione subito dopo quelle di Raffaello, dove venne illustrato ai posteri lo straordinario evento e dove anche ora il popolo è rappresentato dalla bella ciociarella nel suo magnifico costume che addita al pargolo la figura officiante del Papa. Ed è di questi giorni la notizia gioiosa e perfino esultante da parte degli specialisti vaticani della scoperta nei loro depositi e della presentazione ed esposizione nei Musei Vaticani, del quadro suggestivo di una seconda ciociara! Il titolo dell’opera, significativa anche per le dimensioni, 140×222 cm, è Malaria, e  illustra una ciociara che assiste un adolescente sofferente steso  su un giaciglio:  la drssa Micol Forti, incaricata del Vaticano per l’arte dell’Ottocento e Novecento, ha trovato le parole idonee per evidenziarne la grande qualità e impegno artistico nonché significato; l’autore è una donna, Maria Martinetti (1864-1937), romana, educata alla pittura da uno dei due o tre grandi maestri della Roma fine1800-inizi 1900 e cioè Gustavo Simoni; e Malaria è la consacrazione stupefacente quasi incredibile  della simbiosi maestro-allieva!

E per tornare al terribile morbo fu solo tra fine 1800 e inizi 1900 che un manipolo di benpensanti iniziò ad intervenire  specie sui  bambini delle micidiali Paludi Pontine, dapprima  vicino a Roma e poi piano piano anche più a Sud: è stata una pagina che rende indimenticabili i protagonisti e che andrebbe eternata a caratteri d’oro nella storia del Paese e in special modo nelle Cronache della Ciociaria, un momento miracoloso e magico che ispirò Giovanni Cena noto scrittore e giornalista e la sua compagna Sibilla Aleramo, famosa scrittrice, Angelo Celli, virologo e scienziato e uomo politico  con la compagna Anna Fraentzel, tedesca instancabile e sensibile nella sua opera a favore dei poveri bimbi; determinante contributo didattico nonché amministrativo e organizzativo nella promozione  e creazione di scuole e strutture venne da Alessandro Marcucci, maestro e pedagogo e da altri benemeriti tra cui il pittore Duilio Cambellotti che con la sua arte documentò e illustrò la esistenza nelle paludi: in merito è bello rammentare al lettore che nella originaria Littoria, oggi Latina, sorta sulla bonifica delle Paludi Pontine, alcuni benpensanti e le istituzioni sensibili, negli anni passati hanno istituito un Museo a Duilio Cambellotti con numerose opere e documenti sulle Paludi. Va ricordato, a completamento storico e scientifico, che a tale manipolo si aggiunse lo scienziato Ettore Marchiafava, originario di Patrica, medico personale del re e del papa. Insieme ad Angelo Celli, egli individuò i germi patogeni della malaria, contribuendo finalmente a combatterla efficacemente. Angelo Celli, che era anche membro del Parlamento, riuscì a ottenere che il chinino, considerato un farmaco miracoloso, venisse distribuito gratuitamente ai ciociari delle Paludi.

                                                                                                Michele Santulli

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