LA BORSA DI PARIGI E I CIOCIARI

Portiamo alla conoscenza del lettore un altro significativo documento del ruolo prestigioso giuocato nel corso del 1800 dal personaggio in costume ciociaro nella società francese.
Parigi in particolare, ma tutto questo grande Paese, si sa, amano conferire il massimo risalto e il massimo valore e visibilità a ogni pubblica iniziativa che intendono realizzare, sistematicamente, come principio e conformazione mentale. Andare a Parigi e guardarsi attorno significa tra l’altro toccare quasi con mano che cosa è la grandeur che si menziona quando si parla della Francia e allo stesso tempo il buon gusto e il rispetto di certi parametri classici. Uno di questi esempi veramente incredibile è la Borsa di Commercio di Parigi, da non confondere con la Borsa finanziaria vera e propria: in realtà la Borsa di Commercio agli inizi e per secoli è stato il luogo dell’acquisto e vendita delle granaglie, successivamente, dagli inizi del 1800, trasformata nella attuale configurazione e con le medesime finalità: si trova nel cuore della Parigi antica, nel Municipio 1: è un edificio impressionante per la sua mole e per la ricchezza dei movimenti e degli elementi architettonici: entrare si resta frastornati per la grandiosità e per le superfici smisurate e soprattutto ci si sente sperduti al cospetto di una enorme cupola di vetro e ferro che sovrasta e incombe: basti pensare che il suo diametro è di 39 m. e quello di San Pietro a Roma, di 42! Quindi spazi giganteschi e tanto ancora più sbalorditivo è che sotto l’anello della medesima corre una decorazione pittorica di oltre cento metri di lunghezza, ad affresco, che illustra la pratica del commercio e degli scambi nei cinque continenti alla fine del 1800: America, la Russia e il Nord, l’Asia, l’Africa, l’Europa. Si tratta di una descrizione dettagliata delle pratiche commerciali e dei differenti prodotti e mercanzie nelle parti del mondo e tiene conto anche delle ultime scoperte: il telegrafo, il treno, l’elettricità, la navigazione e il loro significato. Vi lavorarono un gruppo di cinque artisti pittori specializzati in tal genere di opera. Si evidenzia chiaramente che gli artisti data la grande quantità di personaggi ritratti, e anche scolpiti, e le molteplici ambientazioni, dovettero fare largo ricorso all’impiego di modelle e di modelli e le fisionomie degli effigiati lasciano facilmente dedurre che si tratta in gran parte di modelle e modelli dalla fisionomia mediterranea. Ma quanto è motivo di riflessione è il fatto che con riferimento all’Europa, l’artista ha voluto mettere in evidenza, quali più idonei rappresentanti del continente, una coppia di giovani entrambi in perfetti e inappuntabili vestimenti ciociari: è certamente motivo di approvazione e di accoglimento per alcuni, di attenzione e riflessione per altri, rilevare in quella immensa superficie brulicante di uomini e di donne di tutto il pianeta dalle acconciature e vestiture più disparate che quella coppia in costume ciociaro che l’artista ha reso nel modo più elegante e attraente soprattutto distintivo, è simbolo dell’Europa.
Allora viene spontanea la domanda: ma come mai in Francia queste creature assurgono addirittura a simbolo e ad allegoria di un mondo, laddove nel paese di origine -nazionale e regionale e provinciale- sono completamente sconosciute e/o ignorate? La prova più recente dell’alta considerazione e rispetto nutriti dalla Francia ancora oggi verso questi suoi figli acquisiti venuti dalla Ciociaria è il Comune di Parigi che ha apposto solennemente a Montmartre nel giugno scorso una targa in onore di una modella ciociara.
Il personaggio in costume ciociaro è una realtà storica vecchia ormai di qualche secolo che sin dalle ultime decadi del 1700 troviamo a Roma a contatto con gli artisti europei ivi stabiliti, dove diventa uno dei loro soggetti più amati. Poi diventano e inventano il mestiere e la professione di modella e di modello. A Parigi anche sono uno spettacolo noto e conosciuto già dalla fine del 1700: i ciociari vi si vedono in giro nei loro stracci e vi esercitano i mestieri più strani: zampognari, pifferari, organettari, addomesticatori di cani, con una scimmietta, col pappagallo nella gabbia… Poi dalla metà del secolo se ne aggiungono altri, anche le donne, che in prevalenza si vedono ballare per le strade al suono del piffero e del tamburello e dell’organetto. Quindi due ondate di ciociari, tutti dai medesimi luoghi. E alla metà del secolo non erano cinquanta o venti o cento ma migliaia e migliaia, in continuo incremento. Quindi uno spettacolo umano parte integrante della vita comune, con risvolti positivi e negativi: a Montmartre, a Montparnasse, al Marais, al Quartiere Latino…. E alla fine del secondo Impero, dopo il 1870, pur se socialmente negletti e ignorati, a livello artistico e letterario diventano delle celebrità, soprattutto negli anni futuri. Alla Bourse de Commerce dunque, il personaggio in costume ciociaro quale emblema dell’Europa: e qui volevo pervenire a migliore comprensione: il costume ciociaro era ormai un ingrediente normale della esistenza in Europa, era diventato effettivamente una specie di lingua franca, era conosciuto non solo nelle città principali della Francia specie a Parigi ma anche a Londra, a Edinburgo, a Glasgow, a Duesseldorf…Tutti conoscevano ed erano abituati alla vista di questa umanità! In giro, per le strade del mondo, nei musei, nelle esposizioni, nei giornali…Allorché in Piazza di Spagna a Roma verso il 1840 davanti a quel vero e proprio caleidoscopio di umanità rappresentato dai ciociari in quegli sgargianti abiti e quelle calzature così originali, Charles Dickens fu preso da emozione e da ricordi perché “aveva già visto anni prima quelle donne e quegli uomini in quegli abiti in qualche parte, e tante volte, e che conosceva dunque così bene”.
Michele Santulli

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