A personaggi del genere e della grandezza di Libero de Libero nelle società civili avrebbero utilizzato ogni occasione per ricordarne e illustrarne gli immensi meriti e qualità, a gratificazione, godimento e ammaestramento della comunità. Veramente pernicioso e difficilmente rimediabile la realtà che la scuola e le associazioni di ogni tipo sono morte a siffatti accadimenti e a siffatti personaggi. Questa una delle vere tragedie della nostra provincia, così grave per cui la indignazione è poca cosa. Non parliamo di Patrica che lo ebbe suo cittadino per molti anni e ne conserva perfino le spoglie mortali, che invece si preoccupa -effettivamente un merito mondiale- delle strisce rosa per far parcheggiare le vetture delle donne gravide nonché della organizzazione trepidante del concerto di nota cantatrice e che però si ricorda, con starnazzamenti fragorosi, di Libero de Libero solo e quando ne vogliono traslare la salma a Fondi -e si farebbe benissimo, data siffatta, a dir molto poco, indifferenza nei confronti del grande letterato-. Si preferisce attrarre e far venire a Patrica le donne incinte o col bambinello di un anno! Eppure ci fu un sindaco sensibile e attento che già dopo il primo anniversario dalla morte di Libero de Libero, il 3 luglio 1982, fece apporre una lapide a Casa Stella, a commemorazione, ancora lì presente.
Libero de Libero è già dalla età di tre anni che abitò a Patrica, essendovi il padre, segretario comunale, trasferito da Fondi. Successivamente negli anni, vi andava ogni estate dal primo giugno fino a settembre, quasi sempre col fratello Giuseppe, ospite come detto della famiglia Stella, al nr. 9 di Corso Repubblica. Furono questi luoghi -a dispetto di una speculazione edilizia a dir poco selvaggia che si osserva in giro e soprattutto sottostante- ancora oggi veramente splendidi e suggestivi, un autentico potenziale giacimento aurifero in mani idonee, che gli ispirarono i magnifici versi di ‘Ascolta la Ciociaria’. E cosa era Patrica per lui? Il luogo ove voleva giacere per sempre e dove aveva acquistato i loculi, per lui, la sorella Elda e, probabilmente, per il fratello Giuseppe. “La collina amata….Tornavo al paese della collina…”, si legge nei suoi diari.
Qualche settimana addietro sono trascorsi trenta anni dalla sua morte: né a Patrica nè nella provincia di Frosinone nessuno e niente se ne è ricordato, per commemorarlo e ringraziarlo del piacere e del godimento che danno le sue parole e i suoi versi e i suoi insegnamenti. Dei meriti di Patrica su questa evenienza si è detto. Sulla sua pietra tombale, affianco alla sorella Elda morta a 23 anni molto prima di lui, si legge un epitaffio di cinque versi che termina così: “Questo deserto senza scalo.” Proprio così. Patrica e la nostra provincia: un deserto, per Libero de Libero. ma non per i provoletti e la musichetta e del genere.
Era meglio per te, caro Libero, di fare come fanno i cani e i gatti quando si avvedono del momento fatale che sta per sopravvenire: andare a nascondersi in luoghi appartati, distanti, per stare veramente da soli, per sempre, lontani e inaccessibili, da certi bipedi.
Michele Santulli