E’ proprio così: l’artista ciociaro Amleto Cataldi si può definire a buon titolo lo scultore di Roma per antonomasia poiché almeno quaranta sue opere sono presenti in città e parecchie in sedi prestigiose: in effetti nessun artista, pittore o scultore, evidenzia un compendio di eguale qualità e numero. E questo è il momento di occuparsi di Amleto Cataldi in quanto prossimamente è previsto lo svelamento della targa apposta nello spazio a lui dedicato dalla città di Roma nel luogo forse più suggestivo e spettacolare della Città Eterna e cioè a Villa Borghese ed esattamente sul Colle Pincio, davanti a quel gioiello neoclassico che è la Casina Valadier ed a venti metri dall’Accademia Medici, su quel balcone ineguagliabile da cui si gode la vista unica al mondo della Città Eterna autentica. Si direbbe quasi che Roma Capitale, con tale magnifica titolaziome, abbia inteso farsi perdonare un silenzio di oltre ottanta anni. E qui in questo largario intitolato ad Amleto Cataldi si leva anche una delle sue opere più significative, la ‘Fontana della Ciociara’ erroneamente a mio avviso individuata come ‘L’anfora’, una scultura in bronzo di ragazza piegata sulla conca ciociara da cui sgorga acqua, proprio in questi giorni sapientemente restaurata dalla Sovrintendenza Romana e tornata allo splendore originario, di quando, nel 1913, il beneamato sindaco di Roma Ernesto Nathan l’acquistò e fece collocare nel luogo prestigioso. E a tale inaugurazione, vista la rilevanza dell’artista e dei luoghi, certamente non mancherà la presenza delle massime autorità regionali e comunali. Si auspica perciò che i comuni della Ciociaria intiera colgano tale occasione sia per conoscere la esistenza dell’artista e sia per onorarlo.
Perché dunque ‘Lo scultore di Roma’?
A Palazzo Madama è presente un suo busto raffigurante lo statista Franc. Sav.Nitti, al Palazzo del Quirinale si trova un bronzo in grandezza naturale raffigurante un arciere, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna si ammira su un alto piedistallo nel caffè del Museo ‘La portatrice d’acqua’ e altre quattro opere non sono esposte: auguriamoci che lo siano in occasione della inaugurazione di cui sopra. Tre opere in bronzo di cui una ‘Galatea’ splendida sono presso la Galleria Comunale Romana. Un secondo arciere maestoso si trova presso la Banca d’Italia che in questo periodo è stato sottoposto a restauro e sarà collocato in luogo idoneo a Palazzo Koch. Presso la Protomoteca Capitolina si trova un busto di Carducci del 1909 semplicemente strepitoso. Davanti al Comando Generale della Guardia di Finanza a Largo XXI Aprile si leva il monumento colossale ai Finanzieri Caduti alto venti metri. Nel Villaggio Olimpico sparsi nello spazio si levano quattro gruppi giganteschi in bronzo (circa 3,30 di altezza su alti piedistalli), ognuno di due atleti, che illustrano i pugilatori, i giocatori di pallone, i lottatori e podisti: nel 1929, allorché furono inaugurati dal Duce in persona, svettavano solenni a quattordici metri di altezza sul frontone principale del vecchio stadio Flaminio: negli anni ‘60 detto stadio fu abbattuto e i quattro gruppi, in verità dopo varie peripezie, furono allocati nella attuale sede dove proprio l’anno scorso, grazie ad un intervento di mecenatismo da parte di una signora appassionata delle opere, sono stati restaurati e ripuliti. Sul ponte Vittorio Emanuele una delle quattro Vittorie in bronzo alte oltre 3 metri che si levano sui quattro stipiti è di Amleto Cataldi. Negli spazi della Università La Sapienza, a cinque metri dalla scalinata della facoltà di Giurisprudenza, si leva dal 1920 uno splendido monumento dedicato agli studenti caduti nella prima guerra mondiale: peccato che da allora non è stato fatto segno di alcuna cura per cui ora si presenta molto ossidato e le scritte originarie sul piedistallo sono divenute illeggibili: il tentativo di stimolare qualche potenziale mecenate a farsi carico della ripulitura del monumento, pochi soldi in verità, è naufragato. A Via dei Delfini nei pressi del Ghetto, sotto il balcone dove Giggi Zanazzo il celebre poeta e giullare di Roma di fine Ottocento soleva affacciarsi e, godendo della impareggiabile veduta, decantare e verseggiare, proprio al di sotto si trova un pannello commemorativo a lui dedicato. Un busto in gesso di grande qualità si amira nel lounge del Grand Hotel Excelsior di Roma. Una scultura in marmo raffigurante una donna che implora si leva in un giardino di Roma, una edicola ai Caduti in un portico dell’Istituto S.Maria a Viale Manzoni e edicola analoga nel Convitto Naz. di P.Monte Grappa, altra edicola a personaggio della Marina Militare in una villa dei Parioli, due gessi alti un metro circa raffiguranti prelati, nel commercio antiquario. Sul mercato antiquario romano ancora una magnifica venere accosciata in marmo e un vaso in bronzo liberty. Una seconda ‘Portatrice d’acqua’ si leva nel cortle di un palazzo di Via Ulpiano. Due busti in marmo di personaggi storici collocati sia alla Passeggiata di Villa Borghese e sia sul Gianicolo ai piedi del monumento ad Anita Garibaldi. Non si prendono in considerazione i certamente numerosi busti commissionati dagli esponenti del Regime Fascista e dagli innumerevoli privati committenti come pure delle opere che si trovano nei comuni vicini quali Capranica, Magliano Sabino, Bassano Romano. Come si vede dunque una presenza imponente e quasi sempre della massima qualità per cui l’appellativo ad Amleto Cataldi di ‘scultore di Roma’ è più che
meritato e giustificato, senza rammentare il particolare che dei suoi quarantotto anni di vita, eccetto pochi mesi subito dopo la nascita a Napoli e un paio d’anni quando bambino nel paese d’origine, Castrocielo, sono stati tutti vissuti e trascorsi nella Capitale, un ciociaro dunque delle centinaia di migliaia di ciociari romani.
Michele Santulli