A ROMA AZZERATI, ALL’ESTERO IN TRIONFO

Abbiamo ripetutamente rammentato e descritto in quale modo le pubbliche istituzioni romane si occupano delle opere di alcuni artisti ciociari del passato che sono nelle loro collezioni. Naturalmente non possiamo parlare di opere d’arte presenti a Frosinone in quanto il capoluogo ciociaro ha ancora oggi il prestigio unico al mondo, dopo i paesi della Foresta Vergine, di essere oscenamente sprovvisto di una pinacoteca o di una galleria dove onorare il costume ciociaro o i grandi artisti ciociari del passato o quelli del presente. Gli altri grandi comuni frusinati non sono migliori. Parallelamente, concetti come mecenatismo, collezionismo, donazione, sono sconosciuti. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma non solo non conosce quante opere possiede di Amleto Cataldi, se cinque o quattro, quanto egli risulta perfino assente dall’elenco degli artisti nel loro sito web. Inoltre hanno in deposito, cioè non in esposizione, un autentico capolavoro, il nudo di donna intitolato ‘Il risveglio’, tale dichiarato da trenta esperti europei nel 1911 in una esposizione internazionale. Il medesimo destino di azzeramento e di abbandono e di occultamento all’ammirazione del visitatore, chiusa in un chiostro, avviluppata dalle foglie dei banani, negletta e abbandonata, subisce una seconda scultura della massima importanza, ‘I Saturnali’, che presentata anche essa ad una mostra internazionale, questa volta a Parigi nel 1900, non solo vi ebbe il primo premio ma l’artista Ernesto Biondi fu onorato della onorificenza della Legion d’Onore conferita direttamente dal presidente della Repubblica Francese. E qui ci arrestiamo, interrompendo quella che è una vera e propria sequenza di malefatte di cui, come regola, sono fatte segno le opere degli artisti ciociari nella nostra Capitale. Un tema in verità che non termina qui, ha un seguito, sempre a Roma.

E passiamo subito invece al trionfo e agli onori di cui questi medesimi artisti vengono fatti segno al di là delle Alpi e degli Oceani, qui da noi dunque trascurati e vilipesi.

Nella Valle della Loira, in Francia, famosa come si sa per i suoi Castelli e per la sua natura intatta, questo suggestivo fiume attraversando la città di Amboise forma una isoletta che i Francesi, sempre audaci e pertinenti nelle loro cose, chiamano l’Isola d’Oro, che si trova proprio di fronte al famoso castello che si erge sulla riva opposta dove Francesco I nel 1517 fece venire e ospitò, e dove vi morì ed è sepolto, il grandissimo autore della Gioconda. Oggi luogo di intenso richiamo turistico.

Ora sotto un albero, in quest’isola d’oro tutta verde, al limitare, quasi a contatto con l’acqua che scorre ai suoi piedi, rivolta verso il castello, è stata collocata già da una cinquantina d’anni una statua inaudita in bronzo in grandezza naturale raffigurante Leonardo da Vinci, disteso, con la maschera della gorgona sotto la mano, opera di Amleto Cataldi. E’ bello informare il lettore che fino ad oggi di questa opera importantissima in realtà qualche studioso ne parlava ma nessuno sapeva esattamente dove si trovasse. Dopo una certa indagine non molto semplice in verità, alla fine, scoraggiato, ho deciso di rivolgermi direttamente al Sindaco di Parigi: dopo tre giorni conosco vita e morte dell’opera d’arte! Dopo tre giorni, il Sindaco di Parigi!! Riferito ad una scultura di cui a Parigi ve ne sono a migliaia e del 1923.

A Parigi, invece, nello studio della direttrice degli affari generali del Municipio VIII si trova esposta una sculturina in bronzo di una sessantina di centimetri, pure di Amleto Cataldi, che raffigura un arciere. A Parigi ancora, al Beaubourg, vale a dire nel Museo d’Arte Moderna più visitato al mondo, è presente un altro piccolo capolavoro di Amleto Cataldi, ‘La Spiga’ o ‘Ragazza che si pettina”: in un museo di Roma è presente un secondo esemplare di questa opera ma ben chiusa, non so da quanti anni, in una cassa! E sempre a Parigi, in uno dei suoi grandi Musei, al Petit Palais, se si va nelle gallerie del piano seminterrato dove è esposta la donazione di opere d’arte accumulata nel 1800 e donata al Comune dai fratelli Dutuit dagli inizi del 1900, su una consoletta appoggiata ad una parete che separa i due ingressi che immettono in questo scrigno inaudito, è adagiata la testa in bronzo di grande fattura che raffigura uno dei due fratelli mecenati e l’autore ne è Pasquale Fosca. E per continuare con Pasquale Fosca, illustre figlio di Sora, facciamo un balzo prima in Danimarca dove nel Museo di Skagens è esposto il busto del pittore Krøyer da lui fatto a Napoli: da qui una trasvolata al là dell’oceano, a San Paolo del Brasile, dove nella cattedrale della Sé, ai piedi di un finestrone dipinto, è collocata una sua scultura di due metri di eccezionale qualità che raffigura la Madre del Redentore pure in bronzo. Se si va più a Sud, a Santiago del Cile, nella piazza principale, si leva un monumento che a mio avviso è il secondo capolavoro di Ernesto Biondi, il monumento a Montt e Varas -due uomini politici- sulla sommità e ai piedi una serie di personaggi pure in bronzo in grandezza naturale di inimmaginabile qualità. Ancora un po’ più a Sud, questa volta nel cimitero monumentale di Montevideo, si leva, ancora bianca e splendida, la statua in marmo di Flora in grandezza naturale, la dea che ad ogni primavera ci gratifica con il risveglio della natura, di Amleto Cataldi, che un imprenditore genovese acquistò per la tomba di famiglia. Ancora più a sud, a Buenos Aires, in un angolo di quell’oasi di verde che è il Giardino Botanico, adagiata sulla nuda terra, come lui aveva richiesto, si trova la eccezionale scultura in bronzo ‘I Saturnali’ di Ernesto Biondi: dello stato deprecabile in cui si trova la sua scultura gemella a Roma abbiamo già detto all’inizio. Facendo un altro volo a ritroso, questa volta a Los Angeles, in un prato verde immenso sterminato che funge da cimitero, si leva una scultura in marmo bianco anche di Amleto Cataldi che raffigura una coppia con dei bambini, di qualità inimmaginabile: pare che sia l’ultima opera alla quale lavorò l’artista prima della prematura morte nell’agosto 1930. Se poi ci trasferiamo in Virginia, sempre negli Stati Uniti, e andiamo a Norfolk, qui in uno dei numerosi parchi cittadini, quello che chiamano il ‘Parco della purezza’, immersa in una massa di camelie di dietro e davanti di fiori e di verde, si leva una statua pure in marmo di Amleto Cataldi che raffigura una maternità: una ambientazione inimmaginabile. Se si fa un altro volo e questa volta nello Stato dell’Indiana, qui all’ingresso della università di Notre Dame si leva il monumento al reverendo Edward Sorin che fondò questo ateneo e altre istituzioni analoghe negli USA, opera di Ernesto Biondi del 1906: di questa opera non mi sembra aver trovato traccia negli scrittori che si sono occupati dell’artista. E sempre negli Usa, questa volta nello Stato del Minnesota, nella città di St.Cloud, si leva il monumento a un altro prete benefattore, Father Xavier Pierz e quest’opera in bronzo è di un quarto grande scultore ciociaro, Domenico Mastroianni di Arpino, altro prodigioso artista, insuperabile maestro della creta soprattutto.

Ma la realtà è ancora più ricca.

Michele Santulli

 

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