CASSINO LA PORTA DEL SUD DELLA CIOCIARIA

Facendo riferimento a quanto già illustrato su queste colonne e sempre al fine di maggiore chiarificazione e consapevolezza, non è inutile rammentare che la Ciociaria, questo termine irrazionalmente inviso a non pochi ‘napoletani’ di quella che fu Terra di Lavoro, nei fatti è nata proprio nell’Alta Terra di Lavoro ed essenzialmente nel Cassinate e principalmente nella Valle di Comino: una vera nemesi dunque, per i ‘napoletani’ senza macchia.

In altri termini: la matrice unica e autentica della Ciociaria è da collocare nell’Alta Terra di Lavoro! Più esattamente nella regione compresa grosso modo tra il Liri e il Garigliano, non dimenticando che alcune località dei Monti Aurunci e dei Monti Ausoni versante Via Appia Antica, hanno dato un loro fondamentale contributo al consolidamento del concetto di Ciociaria.

Se si vuole semplificare ancora di più, possiamo aggiungere che il connotato etnico che marca e contrassegna maggiormente la Ciociaria è quello   borbonico o, se si preferisce, napoletano. Ma siffatta connotazione etnica, come tale indiscutibile e incontestabile, non impedisce né vieta che la Ciociaria sia anche, allo stesso tempo, papalina o romana: è il patrimonio genetico che costituisce la Ciociaria che lo vuole. In questo momento è coerente ipotizzare che può essere non solo borbonica e papalina ma anche turca o cinese o siciliana, ecc. perché, come abbiamo osservato nel precedente intervento, è l’abito che fa il ciociaro e non il luogo dove vive e abita o la lingua che parla, ecc.!. Questo perché la Ciociaria -ecco il punto fondamentale- è solo un concetto folklorico e non amministrativo o politico o geografico o altro: esso circoscrive il territorio dove si indossava il medesimo vestimento e si portavano i medesimi calzari e cappelli e busto. E se si prende atto che tale realtà si riscontrava documentalmente sia nella cosiddetta Campagna di Roma (successivamente Provincia di Campagna e Provincia di Marittima) appartenente allo Stato della Chiesa e sia nell’Alta Terra di Lavoro appartenente al Regno di Napoli con esclusione delle località marittime, allora si comprenderà meglio che il concetto di Ciociaria prescinde sia dallo Stato della Chiesa e sia dal Regno di Napoli in quanto li supera entrambi ma allo stesso tempo li abbraccia entrambi.

Qualcuno osserverà: dove trovo scritto tutto questo? La risposta è: bisogna ringraziare l’Inchiesta che ha favorito e reso accessibili a tutti tali determinanti deduzioni maturate e consolidate nel corso, è il caso di dirlo, di una esistenza. Ma se si desidera approfondire si può consultare un libretto dal titolo: Il COSTUME CIOCIARO NELL’ARTE EUROPEA DEL 1800 nelle librerie.

Quindi limitare e ridurre il concetto Ciociaria alla sola provincia di Frosinone come in realtà pigramente avviene, è una ulteriore distorsione e falsificazione. Anzi, stando ai fatti culturali e istituzionali al riguardo, Frosinone non ha alcun merito e requisito per rappresentare nemmeno la Ciociaria frusinate!

La Ciociaria è una realtà storica documentata sia da una produzione pittorica semplicemente immensa a testimonianza della uniformità -nonché unicità e tipicità- dei vestimenti e sia da migliaia di libri di viaggio e comprende tutto il territorio a Sud di Roma e dei Monti Albani con gli Appennini quale confine orientale, con l’antica Via Appia quale confine occidentale e con la linea ideale delle Mainarde e del fiume Garigliano fino a Itri, che ne rappresenta un baluardo miliare, quale confine meridionale. Quindi la Ciociaria abbraccia territori che in epoca storica si caratterizzavano per i medesimi abiti e calzature e che si trovavano in due Stati indipendenti e cioè, per ripeterci, Stato della Chiesa e Regno di Napoli: oggi invece smembrati tra l’attuale provincia di Roma, l’attuale provincia di Latina e l’attuale provincia di Frosinone. Quindi voler identificare la Ciociaria con Frosinone è ripeto grave errore. A differenza, al contrario, di Cassino, la cui eredità e il cui ruolo addirittura di matrice autentica nonché la sua fisionomia ciociara semplicemente immensa -senza tener conto di altri fatti storici- ne sottolineano la primogenitura assoluta e storicizzata.

Sarebbe -questa è una proposta- una iniziativa ricchissima di meriti, se un imprenditore o una qualche associazione -vista l’assenza completa e pervicace, l’inerzia e insensibilità totali, su questi temi, da parte delle istituzioni pubbliche- si facessero promotrici di una mostra di opere d’arte e di altri documenti -e ve ne sono in quantità- presenti in certi Musei e pubbliche istituzioni che perfino nel titolo molte di loro contengono la parola Cassino o San Germano: il risultato sarebbe che finalmente si farebbe chiarezza su questa contingenza storica con la conseguenza di mettere definitivamente da parte polveroni e apriorismi che suscitano solamente risa.   Se poi si richiama alla memoria che questi territori e cioè il Cassinate soprattutto, il Fondano e, più di tutti, i paesetti della Valcomino, sono quelli che hanno iniziato e consolidato un fatto sociale e umano della più grande rilevanza e cioè quello rappresentato dalla emigrazione di massa sia locale e sia internazionale già a partire dalla fine del 1700, che altresì sono stati quelli da cui sono uscite anche, a Roma prima e poi per le vie del mondo, le creature che grazie all’abito anzi agli stracci indossati fragorosi e sfolgoranti di colori, hanno ammaliato per oltre centocinquantanni letteralmente gli artisti europei sia a Roma e poi anche a Parigi e a Londra, col risultato di una produzione pittorica presente in tutti i musei del mondo e nel privato collezionismo che per quantità viene dopo solo a quella, sconfinata, di Venezia e di Napoli ma per importanza degli artisti ed originalità, è la prima dell’arte europea occidentale, allora ci si rende conto appieno sia della importanza enorme della posizione di Cassino rispetto a queste realtà della Storia e sia allo stesso tempo dell’enorme ritardo accumulato al fine della relativa presa di coscienza e di consapevolezza! La disgrazia è una sola, sempre la medesima: questi fatti non si conoscono e quindi ci si ritiene in diritto di fare i saccenti e alzare nuvole di fumo. Non parliamo di un terzo aspetto di questo movimento di popolazione nato nell’Alta Terra di Lavoro e cioè che i modelli di artista e cioè quelle creature che hanno saputo ispirare ad artisti come Manet, Corot, Degas, Matisse, Picasso, Van Gogh, a Rodin, a Cézanne e a mille altri pittori e scultori capolavori incredibili presenti nei musei di tutta la Terra, erano nella stragrande maggioranza del Cassinate e maggiormente della Valcomino. Cioè i fatti tramandatici e documentati dalla Storia sono due, dai quali non si fugge: la origine della Ciociaria come realtà folklorica e sociale della più grande rilevanza è l’Alta Terra di Lavoro. Altro fatto storico dal quale nemmeno si fugge è che Cassino ne è la Porta del Sud cioè ne è la porta principale, l’ingresso maestro.

Quindi, come già detto in altra occasione, affianco a due ruoli assegnatigli dalla Storia e cioè quello di ospitare Montecassino e quello di essere stato un fronte di guerra decisivo del secondo conflitto mondiale, la città di Cassino ne ha un terzo aggiuntivo, del quale anche sta facendo un non-uso consolidato e pervicace, come per gli altri due. Ma fortunatamente si vedono e sentono in giro spiragli e sprazzi che fanno prevedere una presa di coscienza, prima o dopo.

Michele Santulli

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