MODIGLIANI E IL CIOCIARELLO DI CEZANNE

Cézanne, come si sa, è stato il gigante dell’arte che assieme a Van Gogh ha aperto e indicato nuovi percorsi e strade, nuovi linguaggi e espressività nella storia della pittura occidentale: senza di loro non ci sarebbe potuto essere il postimpressionismo, il fauvismo, l’espressionismo e tutto quanto è venuto dopo fino ad oggi, in un concatenamento infinito di movimenti e di correnti della pittura e dell’arte in genere. La sintesi e il compendio l’ha espressa, non ricordo chi, se Picasso o Matisse,  agli inizi del secolo:  “Cézanne! Cézanne è stato il padre di noi tutti!”

Cèzanne come si sa era uomo schivo e modesto, l’unica gratificazione era la pittura, l’unico piacere la ricerca e lo studio delle opere d’arte nei musei. Viveva nella città di nascita,  Aix in Provenza. Andava anche a Parigi ma per brevi soggiorni. La sua opera, per la gran parte dei collezionisti e cultori, era  oggetto di ‘riso e di trastullo’: per sua fortuna vi era l’assegno paterno che arrivava mesilmente. Qualche riconoscimento e apprezzamento cominciano a vedersi  solo due o tre anni prima della morte. Gli amici ed estimatori qualificati di Parigi erano Degas Monet e Pissarro  e il famoso venditore di colori e materiali per belle arti noto come Père Tanguy. Si può ben immaginare la scena dei quattro amici pittori a Montmartre, una bella mattina del 1888 seduti al caffé de la Nouvelle Athènes a Pigalle e parlare di arte, di mostre, di giornali, allorché passa davanti a loro, andatura calma e languida, un adolscente  col suo bel cappello a punta, le cioce ai piedi e lo sgargiante costume ciociaro addosso. Cézanne appena lo vede ha un soprassalto, si alza,  chiama  il ragazzo, ne contratta una posa e gli dà l’indirizzo del suo studio all’isola di  Saint Louis, lì vicino, sulla Senna.

Si tenga a mente che l’artista non aveva fino allora mai avuto rapporti con modelli a pagamento in quanto si serviva quasi esclusivamente  della moglie, del figlio Paul e di qualche amico. Altresì che in quegli anni, ultime decadi del 1800 e inizi secolo nuovo, Montmartre e successivamente Montparnasse, rigurgitavano letteralmente di modelle e di modelli di artista, in gran parte italiani, in verità tutti ciociari. E anche il modello di Cézanne era un ciociaro ed esattamente di Atina in Valcomino. E così iniziano le sedute nello studio dell’artista, sedute estremamente faticose per il ragazzo poiché Cézanne era particolarmente severo e rigoroso nel suo lavoro e pretendeva, per esempio, che i  modelli, ora il ciociarello, si mantenessero perfettamente immobili e fermi mentre posavano. Le lunghe e estenuanti sedute che si svolsero durante un periodo di circa due anni comportarono che alla fine l’artista realizzò quattro oli e due acquarelli con l’immagine di Michele de Rosa, questo è il nome del ciociarello:  il destino vuole che le opere si trovino presso le quattro collezioni e musei d’arte più celebri del mondo. I tre critici più autorevoli e influenti che si sono occupati di Cézanne si soffermano diffusamente sulle sottili e approfondite ricerche cromatiche che tennero severamente occupato l’artista nella esecuzione di queste opere, in particolare la resa di quel rosso del panciotto che effettivamente in tutte e quattro le opere è sempre differente: invero i rossi industriali in commercio mal rendevano  il rosso del panciotto ottenuto, al contrario, da tinture vegetali fatte  in casa. Da qui anche le difficoltà dell’artista. Va precisato e rammentato che ‘Le garçon au gilet rouge’ ‘Il ragazzo dal panciotto rosso’ è considerato il capolavoro indiscusso di Cézanne: la gradevolezza del soggetto nonché le meticolose ricerche ed effetti cromatici nonché iconografici che lo caratterizzano non sono che una conferma.

E quale è dunque il rapporto tra Cézanne e Amedeo Modigliani e il ciociarello si dirà? Modigliani arrivò a Parigi dall’Italia nel 1906, che fu anche l’anno della morte di Cézanne. L’anno successivo ebbero luogo  due mostre personali che ne illustrarono  la qualità e il messaggio rivoluzionari: anche Modigliani le visitò e ne rimase sbalordito, tanta e tale era la modernità e la  familiarità di quella pittura.  E l’opera che più lo impressionò fu proprio ‘Il ragazzo dal panciotto rosso’. Peccato grande che non abbiamo nessuna parola di Modigliani stesso su questo quadro.

Modigliani ebbe la mala sorte di una vita infelice proprio perchè le sue creazioni eccezionali e fuori dagli schemi, salvo qualche raro appassionato, non trovarono apprezzamenti e comprensione durante la sua breve esistenza anzi erano oggetto di riso e di ilarità, come per Cézanne e per non pochi altri artisti: ancora nel 1922 in occasione della biennale di Venezia dove furono esposte  dodici sue opere, la critica e il pubblico ne fecero dileggio e sberleffo! E dire che oggi, quale nemesi, le sue opere costano  decine e decine di milioni di Euro. Quindi non trovando compratori per le sue opere, la realtà economica in cui conduceva  la propria esistenza era del massimo degrado e precarietà: il massimo del rilassamento e della indigenza. Un filo sottile unisce la sua esistenza a quella altrettanto mortificante e miserabile e sfortunata di Van Gogh di pochi anni prima. Ma questa è storia conosciuta. Sconosciuto invece è il fatto che per anni, in qualche strada di Monparnasse, in preda ai fumi dell’alcol o a quelli della disperazione, tirava fuori dal portafogli o da qualche tasca un pezzo di carta sgualcito con l’immagine di un quadro  e con grande passione e intensità ne iniziava a declamare e a decantare le qualtà e la bellezza, non di rado recitando qualche poema in italiano o cantando qualche melodia: era il ciociarello di Cézanne, divenuto la sola sua fonte di sollievo e di consolazione nei troppi momenti bui.

E ammettiamolo pure:  è anche questo un motivo di gloria da ascrivere alla terra di Ciociaria. E Atina, se finalmente si togliessero gli occhi dal cemento armato e dall’asfalto, potrebbe forse trovare nel suo ciociarello dal panciotto rosso di Cézanne e di Modigliani un rarissimo e splendido  e unico motivo di richiamo e anche di attrazione.

Michele Santulli

 

 

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