SAN BENEDETTO, L’EUROPA E LA CIOCIARIA

L’undici luglio ricorre a commemorazione di San Benedetto, morto il 21 marzo del 547, Patrono d’Europa. San Benedetto, con il suo insegnamento, con la sua ‘Regola’, con la diffusione del suo pensiero ed ammaestramento grazie alla diffusione incredibile dei monasteri benedettini in tutta Europa, tanto che nell’anno mille all’incirca se ne contavano, di soli maschili, oltre mille sparsi in ogni nazione, è stato una delle menti eccelse dell’Occidente, oggi ancora più viva e attuale. Grazie ai suoi monasteri e alla sua ‘Regola’ una nuova voce e un nuova ideologia presero gradualmente posto negli animi e nella cultura: nuovi concetti e sentimenti iniziarono a farsi spazio, alcuni mai sentiti o espressi prima di lui: il significato dello studio e della lettura, il ruolo del superiore eletto dalla maggioranza della comunità al quale si debbono obbedienza e deferenza assolute ma al medesimo tempo anche il ruolo del singolo a esporre i propri principi e idee: cioè si gettavano i primi semi della convivenza democratica. E poi l’amore per il prossimo, il significato della preghiera, l’assistenza ai derelitti e ai poveri, la lotta alla violenza e alla vendetta, il significato della pace e della concordia: prima di lui solo Gesù Cristo aveva espresso questi concetti. Ma la scoperta rivoluzionaria fu soprattutto la valutazione differente e perfino dirompente che veniva riconosciuta al lavoro: fino ad allora, e anche dopo purtroppo, e anche oggi in certi luoghi, si conosceva solo la schiavitù e il servaggio totale e lo sfruttamento spietato: ora invece, grazie a San Benedetto, si comincia a sentire per la prima volta che il lavoro non solo è necessario per procacciarsi il sostentamento, perciò obbligo e dovere individuali, ma altresì un contributo che si fornisce al benessere della società: in aggiunta è una riprova della benedizione di Dio perché Dio benedice chi lavora e chi allo stesso tempo prega e adora. E quindi il famoso precetto: ora, labora et lege. Dieci secoli più tardi il ruolo fondamentale del lavoro fu ripreso come si sa da Calvino e ancor più evidenziato nel suo rapporto e contiguità con la benedizione del Creatore e messo a fondamento della ricchezza e del benessere di una comunità.
Pio XII subito dopo la fine degli orrori del secondo conflitto mondiale, ritenne sua primaria responsabilità rammentare che San Benedetto era il ‘Padre dell’Europa’ con tutto quanto ciò comportava, malgrado la tragedia vissuta, conseguenza solamente della ferocia e perversione degli animi di certi personaggi; e poi qualche anno più tardi – le istituzioni europee erano state chiamate in vita da poco – Paolo VI Montini colse tale fondamentale occasione di collaborazione europea e di buona volontà per proclamare San Benedetto, Patrono d’Europa: era il 24 ottobre 1964 e con l’enciclica ‘Pacis Nuntius’ ‘Messaggero di pace’ Papa Montini metteva finalmente fine ad un ritardo secolare a proposito del riconoscimento universale degli insegnamenti dell’umile monaco di Montecassino. E Montecassino, porta del Sud della Ciociaria, ha rappresentato e ancora rappresenta per l’Europa, un luogo di ricovero e di rifugio e di fiducia nel futuro. E’ vero, si dirà, malgrado la presenza dei monasteri benedettini in tutta Europa, ai quali agli inizi del 1100 andranno ad aggiungersi quelli dei Cistercensi e dei Certosini e di altri ordini, tutti originari dai benedettini, le guerre e le carneficine continuarono ad imperversare dovunque, anche nei secoli successivi, è vero, perché il male purtroppo è quello che sempre prevale, ma si immagini che cosa sarebbe mai potuto avvenire senza la presenza di queste migliaia e migliaia di monaci e di monache che diffondevano i loro messaggi e le loro testimonianze! E anche oggi, pur se i nuovi chiamati sono paurosamente scemati, centinaia di monasteri benedettini ovunque nel continente continuano a diffondere e a far conoscere il messaggio di pace e di bontà e di concordia del Santo Fondatore.

Michele Santulli

 

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