LA QUERCIA, L’ALBERO SACRO DELLA BIBBIA

Isola Liri ha già messo la mordacchia e continua a mantenerla, a una delle rarità europee e cioè alla Cascata del Valcatoio, cioè a una delle due cascate che facevano della città un unicum in tutta Europa, decantate da artisti stranieri e italiani lungo il 1700 e il 1800 e i cittadini di Isola del Liri ancora non si sollevano contro tale oggi ingiustificata spoliazione. Isola Liri ha anche raso al suolo nel corso del tempo platani enormi sui quali abbiamo riferito tempo addietro, i più maestosi d’Italia, se ne sono salvati una ventina nella ex cartiera Lefebure e sui quali attirammo l’attenzione delle autorità comunali per la loro cura e valorizzazione e ammaestramento, ne valutammo la assoluta eccezionalità della mole rispetto a tutta l’Italia e invece ancora non solo non vediamo nessun risultato ma assistiamo al fatto che su qualcuno di questi maestosi e rarissimi esemplari si arrampicano piante parassite senza che si intervenga. Abbiamo sentito dire che sempre ad Isola Liri, e sempre per la solita ragione e cioè l’allargamento della solita strada di campagna, di nuovo si vuole realizzare l’opera a scapito e sulla pelle della collettività in quanto in vista di tale allargamento, si vogliono abbattere delle querce splendide e centenarie che si levano nella frazione Fontana Capuoccio. Ci auguriamo che i cittadini non se ne stiano inerti.
Episodi ripetuti di abbattimenti -non senti mai parlare di piantificazione di alberi, di cura degli alberi, di impiantazione di tigli o di lecci o di faggi o di aceri o di castagni- li riscontriamo sulla strada che da Guarcino porta sugli altipiani e li abbiamo riscontrati tempo addietro sulla Casilina nei pressi di Ceprano dove si sono viste quelle querce stese a terra che parevano veramente tanti cristi messi in croce e anche sulla Casilina in Comune di Castrocielo o di Roccasecca.
Se poi ci si addentra nella città di Arpino la situazione è ancora meno gratificante. Tempo addietro una quantità di querce di almeno centocinquantanni di età che si levavano lungo la strada della località Scaffa-S.Sosio sono state abbattute perché c’erano i finanziamenti per allargare la strada! In una società diversa avrebbero allargato la strada senza sacrificare le querce secolari oppure avrebbero spostato la strada, ammessa la necessità dell’allargamento e non invece la necessità di far circolare soldi, costi quel che costi. Se percorri la strada che da Carnello porta alla città ogni tanto vedi nuovamente qualche ceppo di quercia gigantesca abbattuta. Ma se ti addentri nelle zone appartate per esempio verso la località San Pietro allora assisti alla devastazione completa e cioè qualche bosco non solo di querce giovani ma di esemplari di almeno un metro di circonferenza distrutto, oggi, ancora, normalmente. E le spoglie le vedi ammucchiate presso i rivenditori di legname. Io dico che quando le amministrazioni comunali direttamente preposte alla sorveglianza e al benessere dei cittadini, non vedono o non sentono, per incapacità o volontà, certamente non immuni da responsabilità diventano i cittadini stessi che non si rendono conto che si sta togliendo loro l’aria e la respirazione e la vita. E, in aggiunta, si dimentica sempre che il diritto di proprietà del singolo non può prevalere sul diritto generale. E dire che la quercia è sempre stato un albero sacro sin dalla Genesi: è l’albero di Abramo, è l’albero sotto la cui ombra venne sepolta Rebecca, è l’albero con le cui foglie gli antichi Romani intrecciavano le corone per i trionfatori e i poeti, è l’albero dei ‘boschi sacri’.

Michele Santulli

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