Rosalia fa parte anche lei di quel mondo sfavillante che è il mondo delle modelle e dei modelli di artista a Parigi, a cavallo tra 1800 e 1900. Si chiamava Rosalia Tobia e già il cognome ricorda i suoi addentellati anagrafici con Picinisco, un paesino dell’ antica Alta Terra di Lavoro. La incontriamo nella Parigi scintillante e cosmopolita agli inizi della Terza Repubblica cioè verso il 1875-80, al servizio di una nobildonna romana. Successivamente viene notata e diventa modella di diversi pittori, principalmente di Bouguereau per molti anni, uno degli artisti più ammirati dell’epoca e noto principalmente per le sue composizioni di nudi. Il corpo seducente e flessuoso di Rosalie è presente in numerosi capolavori di Bouguereau quali ‘Jeunesse’, ‘Les deux baigneuses’, ‘Les agneaux’. Fu modella anche di altri pittori quali Carolus-Duran e Cabanel e Whistler dal quale, si dice, ebbe il figlio. Anche lei realmente passata alla eternità, come i privilegiati e i fortunati, grazie ai dipinti di Bouguereau ma soprattutto e fondamentalmente grazie a quell’infelice grandissimo Modigliani: infatti quando si parla della esistenza di Amedeo Modigliani ed esattamente dell’epoca della sua vita a Montparnasse dal 1909 fino alla tragica fine nel gennaio 1920, quasi undici anni orrendi, la sua vita è in non poca parte associata e collegata con il personaggio di Rosalie: in effetti tutta la letteratura su Modigliani non prescinde dalla presenza di Rosalie. Perché dunque?
Allorché giunta ad una certa età -quarantasei anni circa, un anno dopo la morte di Bouguereau, suo protettore principale- Rosalia decide di aprire un locale di ristorazione e così verso il 1906 a Rue Campagne Première n.3 a Montparnasse che, si ricordi, è uno dei venti quartieri-città che costituiscono l’agglomerato di Parigi, il quartiere degli artisti per antonomasia con Montmartre, aprì una ‘crèmerie’, un piccolo ristorante, la cui insegna era: ‘Chez Rosalie’, con quattro tavoli rettangolari dal piano in marmo, un paio con i piedi di ghisa lavorata, un altro paio in legno e con sgabelli per sedersi e qualche sedia, certamente non un locale di richiamo. Cucina in gran parte italiana. Era dunque lo stesso anno dell’arrivo dell’artista da Livorno a Montmartre, per tre anni.
Modigliani vi si sfamava quasi regolarmente, da Rosalie era certo di trovare un piatto di spaghetti o di fettuccine o di lasagne e un bicchiere di vino. Rosalie aveva una particolare attenzione per i giovani artisti squattrinati, e ne erano tanti a quell’epoca, ma per Amedeo o Modì aveva una attenzione differente, non solo perché era un compatriota ma per i suoi modi, per il suo fascino, per il suo portamento. E quando non aveva soldi, il che succedeva purtroppo quasi di regola, allora ripagava Rosalie con uno o due disegni. E questo durò per anni. Sovente l’artista vi andava con la sua amante del momento. Tutte si innamoravano di Modigliani e Rosalie era incantata dalla sua bellezza e dal suo discorrere. “Aveva la testa di Antinoo e occhi dalle scintille d’oro. Non assomigliava assolutamente a nessuno al mondo…” così scriverà di lui una di queste donne, una poetessa russa, come leggiamo nella biografia redatta da Augias. E Rosalie era abituata a tutte le numerose donne che lo accompagnavano tra le quali le più assidue Beatrice, Lunia e infine, per gli ultimi tre anni scarsi della sua vita, principalmente Jeanne. E fu proprio a seguito di questo rapporto diverso che l’artista mise casa con Jeanne a due passi da Chez Rosalie, la quale nelle sue varie interviste ai giornali, ebbe sempre parole di affetto e di commozione per questa giovane donna finita anche lei così miseramente come il molto amato. E lei stessa, Rosalie, racconta che Jeanne quando andava con Amedeo da lei, raccomandava di mettere molto aglio nelle sue pietanze allo scopo di tenere lontane le rivali …
Il locale di Rosalia era divenuto uno dei luoghi di richiamo degli artisti di Montparnasse, un punto di riferimento, come la Clôserie des Lilas, la Rotonde, la Coupole. Utrillo vi andava quasi quotidianamente ad inebriarsi del succo di Bacco italico. La splendida spumeggiante Kiki de Montparnasse, l’astro dell’epoca, modella di tutti i più grandi artisti: Modigliani stesso, Soutine, Kisling, Foujita, Man Ray, cantante, ballerina, imprenditrice, donna libera, pittrice, incantatrice, il simbolo di Parigi, immortalata da Hemingway in un libro a lei dedicato, da Man Ray in un quadro celeberrimo, era ospite assidua di ‘Chez Rosalie’. Anche Giuseppe Ungaretti in una nota racconta del suo viaggio di nozze a Parigi e dei pasti consumati ‘chez Rosalie’.
Di Rosalia e del suo piccolo ristorante nel cuore di Montparnasse parla tutta la letteratura su quest’epoca irripetibile di Parigi tra le due guerre: era divenuta una istituzione. A parte le frequentazioni di tutti i grandi artisti: Picasso, Matisse, Kiki, Severini e gli scrittori Aragon, Max Jacob, Apollinaire, si raccontano in particolare con gradimento le lunghe discussioni non di rado violente pari a baruffe vere e proprie, tra Modigliani e Utrillo più noto come ‘Litrio’ a simbolo inequivocabile della sua sempre attiva propensione verso Bacco! E doveva essere veramente sensazionale lo spettacolo di questi due giganti dell’arte europea del Novecento seduti al tavolo di ‘Chez Rosalie’ e discutere di arte e di vita e allo stesso tempo mandar giù bottiglie dopo bottiglie di vino mentre la povera Rosalie più essi bevevano più si arrovellava e preoccupava per il futuro pagamento delle libagioni oppure vedere Suzanne Valadon, la madre di Utrillo, anche lei donna bellissima già modella di Renoir, di Degas, di Toulouse-Lautrec, libera e imprenditrice di sé stessa, ora divenuta eccellente pittrice, che andava da Rosalie per accudire ansiosa al proprio figlio, rimasto in fondo sempre infantile oppure vedere i due artisti teneramente abbracciati e completamente ebbri dormire nello studio di uno dei due. Un altro sconvolgente aspetto della esistenza di Modigliani era il suo stato di ebbrezza ormai permanente: era divenuto ricorrente rinvenirlo completamente ubriaco in un fosso o sotto una panchina, sotto la pioggia o al freddo, e poi da qualche amico trasportato da Rosalie che, ormai abituata, lo faceva giacere su un sacco nel retro bottega fino al risveglio.
E che ne è stato delle sicuramente centinaia e centinaia di disegni di Modigliani passati nelle mani di Rosalia? Un valore, rapportato ad oggi, di milioni di Euro? Rosalia, abituata alle opere del Bouguereau e di Carolus-Duran e di Whistler e di Cabanel, dove la cura dei particolari naturali era massima, non capiva, perciò non apprezzava, i disegni del povero Modiglini (‘scarabocchi’ li chiamava!) e quindi o ci accendeva le fornacelle o li riponeva in qualche scatola nella cantina preda dei topi o come carta igienica nella toilette! In effetti con suo rammarico, dai disegni non ricavò un soldo! Ricavò invece un bel gruzzolo da un paesaggio che Utrillo aveva dipinto su una parete del locale e che poi dei compratori americani provvidero a staccare e a portar via.
Nel 1929-1930 Rosalia chiude la sua ‘crèmerie’ e si trasferisce nel Sud della Francia, vicino a Cannes perché quei luoghi le ricordavano, come raccontò in una cronaca giornalistica, la amata Roma e la sua campagna. E qui morì due anni dopo. Era nata nel 1860.
Tra le decine di ritratti di Modigliani ve ne è uno particolare, in collezione privata parigina, intitolato da lui stesso ‘Rosalia’. La nostra Rosalia?
Altre notizie su Rosalia nel libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI NELL’ARTE EUROPEA A ROMA, PARIGI, LONDRA NEL 1800-1900”
Michele Santulli