Non ci si spaventi di certi termini: è un dovere chiamare le cose col nome vero.
Certo è che nei mesi passati abbiamo denunciato, sulla nostra pelle, lo stato deplorevole della cappella di Onorato Capo nel cimitero di Anagni, un autentico gioiello di architettura con affreschi di importante artista, in totale disfacimento e degrado interno e esterno chissà da quanti anni, una struttura architettonica e artistica di grande richiamo e attrazione, della quale, sembra incredibile, non è facile rinvenire un eguale nei cimiteri italiani. Sempre al cimitero di Anagni, chiedevamo, appellandoci anche al Comune di Morolo patria dell’artista, quale è lo stato della scultura anzi delle sculture di Ernesto Biondi presenti nella chiesa di San Lorenzo dove, a detta dei custodi, piove e il tetto è pericolante e la chiesa inagibile: almeno si togliessero le due opere d’arte ivi presenti se ancora intatte. Ma dopo anni e mesi tutto è immutato, quindi peggiorato, a dispetto delle ripetute pubbliche denunce. Perciò non si può non auspicare e esplicitamente chiedere che sia finalmente la Magistratura medesima a intervenire a tutela dell’opera e, allo stesso tempo, del patrimonio dei cittadini, messo in pericolo da tanta infingardaggine e lassismo. Di questo si tratta, visti tali risultati.
Lo stato imperdonabile e più che vergognoso in cui si trova ancora oggi il monumento ai Caduti di Umberto Mastroianni a Frosinone, letteralmente affossato in un luogo indegno e osceno e, in aggiunta, impacchettato da anni da pannelli di plastica sbrindellata e da impalcature pure esse in disfacimento e in degrado, un’opera d’arte del massimo significato, in un parcheggio d’auto: ma anche in questo caso le libere associazioni civiche della città non pare che si siano distinte per partecipazione, alla stregua delle autorità, responsabili e non. E la non reattività e assenza di partecipazione dei cittadini non ottengono altro che rendere ancora più perfetto l’alibi del disinteresse e della inerzia e di altro ancora in chi siffatta situazione non risolve. Infatti tutto è immutato, a ludibrio autentico della città, dei cittadini e dei forestieri. Se poi si pensa ai milioni che si spendono o si cerca di ottenere a favore di altre opere pubbliche certamente non del livello di quest’opera d’arte, allora è ben comprensibile il ruolo eterno di fanale di coda di Frosinone nella lista dei capoluoghi italiani.
Abbiamo ripetutamente richiamato alla memoria il sopruso gigantesco ai danni della comunità che si perpetua ad Isola del Liri da non so quanti anni con l’aver ammutolito la eccezionale cascata del Valcatoio o Cascata Obliqua o delle Cascatelle, ancora soprattutto oggi che non se ne ravvedono più né le ragioni né le motivazioni, se si esclude il vantaggio personale di qualcuno a spese di un bene pubblico, nella indifferenza e ignavia delle istituzioni. Anche in questo caso non possiamo che appellarci, e lo chiediamo esplicitamente anche in questo caso, alla Legge, ultimo baluardo, per vedere risolta questa situazione della cascata del Valcatoio, strappata alla natura e ai cittadini. A Isola del Liri abbiamo anche richiamato l’attenzione su quel patrimonio miracolosamente scampato all’eccidio e alla distruzione, rappresentato dai giganteschi platani, unici in Italia, si badi bene, per le proporzioni, che si levano maestosi nella ex cartiera Lefebure, raccomandandone la valorizzazione intelligente almeno a vantaggio della città e a informazione dei forestieri ma soprattutto degli scolari nonché la manutenzione sapiente e razionale (invece, ancora oggi, alcuni di questi esemplari sono ricoperti di edere parassite!). Nulla a tutt’oggi si è visto e sentito. Ma aumenta la cementificazione, quella sì. Eppure una società civile, di queste imponenti e gigantesche creature ne sa fare una risorsa, culturale e finanziaria.
Il tratto più lungo delle Mura Ciclopiche di Arpino quello che dalla contrada Arco porta a Civitavecchia, è diventato per la quasi totalità proprietà privata, se si deve tener conto delle recinzioni, salvo una striscia di sentiero di ottanta cm che vi conduce. Inoltre l’altezza delle medesime diventa sempre più bassa a seguito dei massi che cadono o vengono fatti cadere. Nulla è mutato. Non menzionando la vegetazione spontanea, addirittura le piante che crescono dentro le antiche Mura, nella generale indifferenza! Ogni anno che passa la situazione si aggrava. E il Comune ‘forte’ di Arpino?
Michele Santulli