BICENTENARIO DEL LICEO TULLIANO DI ARPINO

Grande e vecchia istituzione il ‘Convitto Nazionale Tulliano’ di Arpino che commemora in questi giorni i duecento anni dalla sua costituzione ufficiale risalente al 2 giugno 1814 come ‘Collegio con convitto’ a opera del re di Napoli Gioacchino Murat (1767-1815). Momento memorabile pur se la istituzione in queste ultime due-tre decadi sta vivendo un momento di notevole flessione e involuzione sia come convitto sia come scuola: in verità non si sono viste iniziative idonee ad invertire tale lento declino, sia da parte delle autorità scolastiche sia da quelle comunali: si direbbe, anzi, che in questi ultimi venti-trentanni gli interessi più sentiti, almeno dagli amministratori comunali, siano stati ben altri come si deduce guardandosi attorno per la città e per le colline. Per tornare al Tulliano glorioso pare che si abbia motivo di ritenere che possano essere gli scolari cinesi i protagonisti di una inversione di rotta, secondo quanto dichiarato dalle fonti pertinenti. Il Tulliano assieme al Convitto di Montecassino, chiuso improvvisamente alcuni anni addietro, hanno rappresentato da sempre per innumerevoli famiglie dell’Italia intiera, i luoghi idonei e affidabili per la educazione dei propri figli. E la chiusura di uno e l’involuzione dell’altro rappresentano una perdita dunque che trascende notevolmente i confini locali.

L’iniziativa di Murat di voler istituire un ‘collegio con convitto’ col nome di Tulliano fu motivata dall’altissima considerazione che il Re, uomo-soldato ma anche uomo di cultura, nutriva nei confronti di Marco Tullio Cicerone, figlio di questa fortunata città cioè ‘la memoria del più grande oratore latino’: le materie di insegnamento dovevano essere: le lettere e le scienze poiché ‘le manifatture di Arpino meritano di essere migliorate sotto l’influenza delle scienze’. Non si trattò da parte di Re Murat di un atto una tantum bensì della realizzazione e promozione, assieme a tanto altro nel Regno di Napoli, di istituzioni ed organismi rientranti in un programma e soprattutto in una mentalità e cultura, i cui obbiettivi ultimi erano il benessere del popolo all’insegna della sana amministrazione, della scolarizzazione, della efficiente amministrazione della Giustizia, del godimento e gratificazione delle arti ma anche e non di meno, della promozione intelligente e fattiva delle attività economiche e produttive. In questo contesto commemorativo mi sembra doveroso richiamare alla memoria alcune realizzazioni e fatti che non mi pare si siano in qualche modo evidenziati. E’ infatti alla presenza dei Napoleonidi e non solo nel Regno di Napoli, che si deve la nascita di certe istituzioni scolastiche che rappresentano ancora oggi delle eccellenze consolidate, quale per esempio la Scuola Normale di Pisa e alcuni politecnici nonché l’Accademia di Francia a Roma nella attuale sede dove sul portale di ingresso ancora si legge: ‘le arti riconoscenti a Napoleone I’. Fu una impronta di altissimo livello quella data dai Napoleonidi sia alla Francia e sia all’Italia, una rivoluzione sociale e politica e economica e amministrativa i cui effetti e conseguenze benefiche in molta parte sono ancora attuali. Per tornare alla nostra zona la presenza di Murat ha comportato l’impulso determinante alla eccezionale industrializzazione di Isola, di Carnello, di Castelliri lungo i due mai abbastanza rispettati e curati fiumi Liri e Fibreno; è a lui che è essenzialmente dovuta la venuta di banchieri e di industriali francesi che misero in atto, alla sua epoca e dopo di lui, iniziative imprenditoriali che, assieme a quelle locali, hanno dato un apporto fondamentale al benessere della zona: i Lefebure, i Béranger, i Boimond, i Courrier, i Roessinger, Emery, Coste, Montgolfier, ecc. tanto che già verso il 1855 un attento studioso chiamò questa zona un ‘Eldorado’. E la città di Arpino stessa conserva memorie di Re Murat in città delle quali ho contezza sicura e cioè quella di più di un suo soggiorno presso la antica famiglia Antenangeli che fino ad alcuni anni fa conservava gelosamente due candelabri/girandoles in cristallo muniti del marchio del giglio di Francia da lui donati e altresì, come alcune carte di famiglia tramandano e come qualche vecchio dei paraggi ancora ripete per sentito dire, che in questi soggiorni amava rifugiarsi e studiare le carte d’ufficio nella cosiddetta ‘torretta’ ancora oggi come allora ben visibile in Arpino che la famiglia Antenangeli possedeva alle pendici di Monte san Girolamo e che si chiama ancora ‘Torretta di Murat’.

Arduo dare una spiegazione attendibile al fatto che la città di Arpino non abbia intestato una via o una piazza o una scuola o altro a Gioacchino Murat al quale si deve tale prestigiosa istituzione: vogliamo esser certi che l’Associazione degli ex alunni del Tulliano che ha voluto e saputo onorare così degnamente tale ricorrenza del bicentenario del loro Tulliano, vorrà adoperarsi a favore della eliminazione di tale ingiustificata e ingiustificabile omissione di fronte alla Grande Storia: Piazza Municipio è luogo degno da intestargli.

Per ultimo, ma non ultimo, sia sottolineato il dono che la Signora Profssa Rosella Palombi Sabatini, artista scultrice appassionata, ha voluto generosamente tributare al Tulliano: un busto in terracotta, regale nelle proporzioni, che raffigura, e ricorderà ai posteri, Gioacchino Murat, al quale la scultrice ha saputo conferire, nella nobiltà dei tratti, una fisionomia di saggezza e di serenità e di tranquillità che fanno quasi dimenticare l’indole, al contrario, esuberante e focosa e veemente del monarca che le vicende tramandano.

Michele Santulli

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