ARTISTI DEL 1800 A ISOLA DI SORA E IN VALLEROVETO

Una delle pagine incredibili della Ciociaria Storica è quella della presenza nutrita di grandi artisti pittori -e non solo pittori- sia in Isola e Sora e sia in Valle Roveto. In molti Musei del mondo sono appese queste opere celebrative della Ciociaria e va detto che ogni tanto sul mercato antiquario ne appaiono, di rarissime, che illustrano qualcuna delle località in questione: mai ho sentito dire che uno dei comuni interessati abbia acquisito al patrimonio pubblico una di queste preziosissime opere.

Le prime presenze le registriamo già alla fine del 1700 e cioè quella di Abraham-Louis-Rodolphe Ducros (1748-1810) che nel 1793 si allontana da Roma e prende rifugio prima a Isola/Sora e poi nella Valle Roveto e da lì a Napoli: gli si attribuisce almeno una veduta delle cascate di Isola e poi un olio, presso il Museo di Losanna, intitolato “Il Liri nei pressi di Capistrello” di grande suggestione. Nello stesso anno si trova in questi medesimi luoghi un gigante della pittura e cioè Jakob Philipp Hackert (1737-1807) il pittore di corte di Ferdinando IV, del quale incontriamo le tracce a Isola con un’opera raffigurante la cascata, ad Anitrella con un’opera illustrante la cascata sul Liri, quindi nella Valle di Roveto con opere su Balsorano e, apparso recentemente sul mercato antiquario, un grande disegno raffigurante il Liri con, di nuovo, la veduta di Capistrello. Ma un paio di anni prima visitò il territorio forse uno dei più innamorati delle cascate di Isola e cioè Jean-Joseph-Xavier Bidauld (1758-1846) che nel 1799 realizzò un quadro del Castello e della cascata verticale visto ad una certa distanza, apparso ultimamente sul mercato antiquario e poi sempre in quel fatidico 1793 una seconda veduta delle cascate, celebre in tutto il mondo in quanto appesa sulle pareti del Louvre. Negli anni successivi ritornò frequentemente su questi temi abbozzati durante la sua permanenza a Roma tra il 1785 e 1790, tra cui una veduta di Avezzano e una ulteriore veduta della cascata oggi al Museo di Fontainebleau. Altro documento pittorico notevole è dovuto a Edwartd Swinburne (1765-1847) artista inglese.

Con gli inizi dell’ottocento le visite sui luoghi diventano sempre più frequenti: limitandoci solamente ai grandi maestri abbiamo le seguenti presenze, le prime che ci vengono in mente: Alex.Hyacinthe Dunouy (1757-1841) del quale abbiamo rintracciato una cascata del Valcatoio a Isola e poi un’opera che illustra il complesso della cascata verticale e il Castello visti ad una certa distanza, di grande bellezza, realizzata da Ernest Fries (1801-1833) tedesco che oggi brilla sulla parete della Neue Pinakothek di Monaco grazie a quel grande mecenate e innamorato della Ciociaria e delle modelle che fu re Ludovico I di Baviera. Sempre dunque nelle prime decadi del 1800 troviamo in questi luoghi Antonio Senape (1788-1850), disegnatore vedutista finissimo, al quale dobbiamo diverse vedute delle due cascate, di Carnello, e di gran parte dei paesi della Valle di Roveto. E alla stessa epoca gli artisti della scuola di Posillipo sempre in giro alla ricerca di nuovi soggetti per la loro clientela internazionale, s‘imbatterono in Isola e qui trovarono un soggetto gradevole e accetto alla clientela per cui notevoli e numerose sono le vedute delle due cascate da parte principalmente di Raffaele Carelli (1795-1864) e anche di Gabriele Smargiassi (1798-1882). E alla stessa epoca visita i luoghi un altro massimo artista, vedutista prolifico e scrittore e cioè Edward Lear (1812-1888) inglese il quale anche nel territorio da noi indagato ha lasciato numerose e pregevoli testimonianze non solo di Isola ma moltissimo sulle località della Valle di Roveto fino ad Avezzano e cittadine della Conca del Fucino. La sua curiosità e attenzione ai particolari era tale che difficilmente rinunciava a visitare certi paesetti e località che ispiravano la sua fantasia e sensibilità per cui si arrampicò fino a mille metri per scoprire e conoscere Civita d’Antino di cui, come pure di altre cittadine, ha lasciato splendide litografie in seppia o acquerelli. Il messaggio di questo artista è particolarmente fedele ed affidabile quindi anche le informazioni e dettagli che trasmette e illustra sono della massima considerazione. Un altro grande artista, pure napoletano, ha molto amato queste zone e molto documentato: stiamo parlando di Consalvo Carelli (1818-1900) al quale dobbiamo una ricca produzione di raffinati e dettagliati disegni a carboncino e all’acquerello di vedute e anche di personaggi. Una nutrita rappresentanza di tali disegni sono presenti nella pinacoteca civica ‘Biondi’ di Giulianova (TE).

Ma sarà a partire dal 1880 circa il periodo veramente di gloria e di massima celebrità di Isola e Sora e della Valleroveto e, ancora di più, di Civita d’Antino, questo paesino di alta suggestione annidato a mille metri di altezza   con ai suoi piedi il Liri che all’epoca scorreva e si snodava spumeggiante e fragoroso.

Una contingenza della Storia volle che in questo territorio bagnato dal Liri e dal Fibreno si insediasse una densa colonia di artisti scandinavi, maggiormente danesi, alla guisa di Olevano luogo di nostalgia soprattutto degli artisti di lingua tedesca e di Anticoli Corrado luogo del sogno, fino a pochi anni fa, della ricca presenza di artisti italiani e stranieri.

Ma Civita d’Antino ha qualcosa in più delle località di sogno e di nostalgia che richiamano gli artisti poiché in questo ‘paradiso’, come ebbe ad esprimersi uno di loro, eccezionale e fuori del comune fu il rapporto, oggi diremmo la sinergia umana, che si instaurò tra gli abitanti e la colonia degli artisti danesi in un arco di tempo di circa trentanni, violentemente interrotto dal terremoto del 1915. In un prossimo intervento torneremo specificatamente su Civita d’Antino non solo come luogo di nostalgia degli artisti danesi ma anche come estremo lembo della Ciociaria Storica.

Michele Santulli

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