Come ormai ben noto ai milioni di cultori che ogni giorno entrano nei musei in tutto il pianeta,
l’uomo o la donna o altro soggetto in costume ciociaro rappresentano una immagine classica e
consolidata nel panorama dell’arte occidentale del 1800. Una nota negativa, allo stesso tempo non
onorevole sotto certi aspetti afferenti ovviamente non i visitatori, è il fatto che tali soggetti pur
dunque universalmente ammirati e celebrati, siano senza nome, anonimi! E le connotazioni le più
varie quali italiano, regionale, tradizionale, napoletano, abruzzese, romano, zingaro, savoiardo,
basco, ecc. vengono impiegate per connotarli: non esiste un soggetto tanto conosciuto e allo stesso
tempo così ignorato. E la cosa è particolarmente imbarazzante, alla costatazione che detti soggetti
non solamente sono stati dipinti o scolpiti dalla gran parte degli artisti europei dell’epoca come per
nessun altro soggetto specifico, fatto di per sé straordinario ed unico, quanto sono stati letteralmente
immortalati anche dai titani dell’arte di quel secolo, tanto per citarne qualcuno: Degas, Corot,
Manet, Cézanne, Van Gogh, Picasso, Severini, Leighton, Sargent, Whistler, Briullov…. Non esiste
un altro soggetto nemmeno lontanamente che abbia attratto questi giganti dell’arte! E avviene che la
lista dei grandi artisti cultori del personaggio ciociaro, pur se raramente, tende ad ingrossarsi con
nuove scoperte: si ricorderà che qualche tempo addietro abbiamo fatto la conoscenza di un’opera
ciociara dipinta da uno di questi grandi maestri della pittura e del disegno del milleottocento, di
Honoré Daumier, incontestabilmente il maggiore illustratore e vignettista e anche notevole
scultore e pittore dell’epoca. E alla metà del secolo, rigurgitante per la prima volta di moti e
sommosse indipendentisti in tutta Europa, anche Daumier, sensibile e attento quale era, non potette
ignorare tale realtà e volle pensare all’Italia: avendo in mente la famosa immagine di Gulliver, il
gigante tenuto legato e assaltato da tanti ometti, immaginò anche l’Italia nelle vesti di questo
gigante che si svegliava -Le Réveil d’Italie- circondato da tanti soldatini che combattono tutto
intorno contro il nemico: e questo gigante, personificazione dell’Italia che si svegliava alla lotta,
non era come, si potrebbe pensare, Cavour o Mazzini o Garibaldi; era un ciociaro! Cioè l’artista
ritenne che il risveglio dell’Italia alla lotta per la sua indipendenza fosse più lucidamente e
congruamente illustrato da un italiano tipico e veramente conosciuto, e non solo in Francia, da un
ciociaro dunque, piuttosto che da qualche paludato uomo politico. Si ricordi che in effetti questa
umanità, per necessità nomade e girovaga, di artisti ambulanti quali il pifferaro, lo zampognaro, la
ballerina col tamburello, erano uno spettacolo consueto per le vie dell’Europa.
Un secondo significativo artista a occuparsi di queste creature della Ciociaria presenti per le vie del
mondo fu uno scultore americano del 1800 tra i più conosciuti, vissuto lungamente a Firenze,
Larkin G. Mead (1835-1910). E tra le sue opere, in gran parte pubblici monumenti in America, è
stato individuato a parer mio un vero raro suo capolavoro e cioè una ciociara in grandezza naturale
in terracotta, in costume, splendida a guardarsi, proprietà, purtroppo, di un privato collezionista:
dico purtroppo non per sminuire la bontà e la passione del collezionista ma per il dispiacere che
un’opera del genere non possa essere fatta oggetto di gratificazione e di acculturazione pubbliche da
parte della gente comune! E qui tocchiano un tema così delicato e grave che è opportuno non
affrontare e che viene rimesso ai lettori di valutare. Non si conoscono le motivazioni e le eventuali
occasioni alla base dell’interesse di Larkin G. Mead per questa ciociarella, pur ricordando che non
pochi artisti fiorentini si erano occupati intensamente di tali soggetti ciociari quali Luigi Bechi, Vito
d’Ancona, Telemaco Signorini stesso che se ne fece particolare promotore e anche Giovanni Fattori
con ritratti di ciociare e numerose immagini all’acquaforte realizzate in occasione di un suo viaggio
a Bauco oggi Boville Ernica: può darsi un sopraggiunto interesse alla vista di questa splendida
ciociara oppure una commissione da parte di qualche cultore o collezionista, chissà. Certamente, è
anche vero, che a Firenze non mancavano le evenienze per imbattersi, come ricordato più sopra, in
questa umanità girovaga: pifferari, zampognari, ragazze col tamburello… numerose le occasioni a
base dei loro spostamenti in tutto il Paese.
Michele Santulli