COROT E MATISSE CANTORI DELLE MODELLE

Le modelle di artista che dagli inizi del 1800 a Roma e successivamente con   successo internazionale, a Parigi e poi a Londra, sono una pagina affascinante della Storia dell’Arte, di cui si scoprono continuamente aspetti e personaggi. Grazie a loro nacque nei primi anni del 1800 sia la parola ‘modella’ femminile, solo in Italiano, e sia il mestiere, la professione vera e propria, quella che poi un secolo più tardi diverrà la top model. E, quale cronaca, una di tali moderne top models, tra le più celebrate assieme a Naomi Campbell, è   Linda Evangelista,  oriunda ciociara canadese, da Pignataro Interamna. Le  modelle e i modelli provenivano tutti indistintamente dai paesini e frazioni sulle montagne intorno  alla Valcomino, un lembo magico di territorio conficcato, quasi  una costola, negli Abruzzi dell’epoca. Siamo  in Ciociaria. Nel libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI a Roma, Parigi e Londra nel 1800-1900”  si troveranno le vicende storiche.

E andando subito a Parigi che a partire da circa il 1860 evolverà a centro cosmopolita unico e irripetibile dell’arte in generale, della diplomazia, del capitale e finanza, della aristocrazia e nobiltà e regalità mondiali fino alla seconda guerra mondiale, ci imbatteremo in due artisti che speciale predilezione nutrirono per le modelle ciociare.

J.B.Camille  Corot (†1875) ben conosceva Roma e i suoi dintorni e il costume ciociaro indossato dalla gente che incontrava in giro e nei paeselli sui Simbruini o sugli Ernici era per lui motivo di ammirazione continua:  parecchie decine sono i disegni, gli schizzi e le opere qui realizzati nei suoi  tre anni di permanenza a Roma dal 1825. Ritornato a Parigi, portò con sé qualcuna di queste vestiture e altre si fece portare negli anni  successivi da amici pittori. Fu negli ultimi anni della sua attività che iniziò ad occuparsi della figura umana, quasi esclusivamente  donne, dopo essere diventato famoso per i suoi paesaggi. E così ad un certo momento lo troviamo al vicino  ‘mercato dei modelli’  dove individuò una ciociarella nel suo costume e la ingaggiò: era da poco arrivata da Roma,  aveva diciotto-venti anni, si chiamava Agostina. Siamo nel 1858-60. L’artista dipinse circa trecento opere con donne che indossano in generale abiti mezzo ciociari e mezzo inventati,  misti con altri elementi, vestiture poetiche dunque. Le opere invece folkloricamente inappuntabili ciociare sono circa undici sparse in vari musei. Agostina fu la sua modella prediletta: è lei che vediamo eternata nelle opere forse più celebrate dell’artista e cioè la ‘Signora in blu’ al Louvre, ‘La lettura interrotta’ a Chicago, ‘La ragazza in rosa’ al Museo d’Orsay, il nudo ‘Il riposo’ a Washington, il nudo ‘la Baccante al mare’ a New York, il nudo ‘La Nymphe couchée’ a Ginevra, la ‘Cicala, Grasshopper’ di Pasadena, ’La Morieri’ di Washington e in altre: quella che riteniamo la prima opera con Agostina, da annoverare tra i quattro-cinque suoi capolavori femminili, è la ‘Ciociara col mandolino e il tamburello’. Tra le sue opere ammucchiate nello studio quando rese l’anima a Dio se ne trovò una, intitolata da lui stesso: Marietta, che illustra una ragazza nuda distesa, sicuramente, così mi piace immaginare, una modella ciociara: in effetti durante il soggiorno romano del 1825-28 il giovane artista ebbe felici opportunità di godere delle compagnie femminili e nelle lettere  all’amico parigino non mancò di scendere in qualche piccante particolare. 

Henri Matisse (†1954), come illustrato nel libro citato, ebbe fondamentali relazioni con i modelli e modelle ciociari: qui vogliamo soffermarci sul rapporto con Loreta, originaria della Valcomino. Loreta fu presentata all’artista dalla sorella Rosa che aveva già posato per lui qualche anno prima. Era l’autunno 1916, lo studio era al quarto piano di un palazzo lungo la Senna, di fronte alle due isole famose. L’artista era nella piena maturità, aveva superato l’impressionismo, l’espressionismo di Van Gogh, il periodo fauve, il cubismo e sentiva che la sua via era un ‘altra, da scoprire. Con Loreta, che lui chiamava Lorette, iniziò un periodo  che a poco a poco, dopo vari tentativi ed esperienze, aprì nuovi sentieri artistici e prospettive. Per l’artista fu l’inizio di un nuovo mondo che durerà per altri quarantanni e per Loreta la soluzione dei suoi problemi contingenti.  Loreta lasciò verso maggio-giugno 1917 per tornare al suo paesello. L’artista la ritrasse in almeno cinquanta opere, non disegni! Nessuna modella gli fu così vicina e, di più, musa ispiratrice! Poi si trasferì a Nizza, dove si realizzò in quelle forme pittoriche che lo hanno reso immortale. Quando morì, i suoi eredi nel fare l’inventario,  rinvennero due quadri che l’artista non aveva mai venduto, uno, ‘In poltrona’, oggi a New York,  era stato esposto in qualche mostra,  un altro era completamente sconosciuto,  noto solo a lui: ‘Lorette à la tasse de café’ oggi al Museo Nazionale Pompidou di Parigi. Nessun documento tra le carte di Matisse sulla  ‘Femme Italienne’  (così la chiamavano la moglie e i parenti, ancora oggi) e parimenti nessuna traccia nel lascito di Loreta: parrebbe che se ne sia voluto cancellare la memoria, artatamente. E’ certo però  che a gennaio 1918 Loreta mise al mondo Cesidio e che modella ed artista morirono entrambi nel 1954, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra.

                                                                                              Michele Santulli

 

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