IVAN MOROZOV UN GRANDE COLLEZIONISTA

Nel verde del  Bois de Boulogne di Parigi, in una struttura museale all’avanguardia progettata   dall’Arch.Frank O. Gehry, lo stesso del museo eccezionale Guggenheim di Bilbao in Spagna, sta avendo luogo la esposizione delle opere raccolte dal  collezionista russo Ivan Morozov (1871-1921): apparteneva a potente e facoltosa famiglia di imprenditori tessili di Mosca e lo distingueva una accentuata predilezione per la pittura. Iniziò a raccogliere i dipinti dei contemporanei russi già affermati quali Chagall, Malevitch, Larionov, Lebedev… per poi  in occasione di un viaggio a Parigi, innamorarsi letteralmente dei pittori impressionisti e postimpressionisti: nell’arco di dieci anni fino al 1914 raccolse  circa 250 opere tra le quali  17 Cézanne inauditi, 11 inimmaginabili Matisse, 6 Monet, 6 Renoir con un ritratto di donna tra i più significativi di questo massimo  artista e poi  tele degli altri impressionisti  Sisley, Pissarro, Signac… un insieme di circa 700 opere tra impressionisti e russi. Naturalmente all’avvento di Lenin e del fatale Ottobre 1918 tutto fu confiscato dal nuovo Stato che si stava costituendo: le opere d’arte successivamente ripartite tra i tre musei principali  e cioè la Galleria Tretyakov e il Museo Pushkin di Mosca e il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo. E’ la prima volta che una selezione di duecento tra tele e sculture viene  esposta in Europa: la Fondazione Louis Vuitton, promotrice,  fa capo a uno degli uomini più facoltosi della Francia, Bernard Arnault; questa medesima istituzione anni fa ospitò, anche per la prima volta, la altrettanto celebrata collezione  di un  contemporaneo di Morozov, Sergei Schukin (1854-1936), anche allora il successo fu clamoroso, si contarono 1,2 milioni di visitatori paganti, in circa cinque mesi da ottobre 2016 al marzo 2017.

Quell’epoca si distinse anche per la presenza di grandi collezionisti, un pò dovunque in verità, furono però quegli americani a rappresentare  una pagina a sé stante della civiltà occidentali: è al loro interesse, non solo per i soldi, ma anche per la cultura e l’arte, che si deve la nascita dei più grandi e famosi musei e pinacoteche americani: dei nomi sono ormai  destinati alla memoria imperitura come le loro opere d’arte: Mellon, Frick, Morgan, Rockfeller, Whithney, Getty, Guggenheim… e donne inaudite come Isabella Stewart Gardner, Louisine Havemeyer,  Gertrude e Sarah Stein, le sorelle Etta e Claribel Cone che misero assieme circa, si dice, cinquecento opere tra tele e disegni e incisioni di Matisse, oggi gloria del Museo d’Arte di Baltimora e, vicino a noi, due donne anche  impareggiabili, per libertà di pensiero e intuito artistico: Ileana Sonnabend e Peggy Guggenheim.

Ma tornando alla collezione Morozov, credo di poter sostenere che i due menzionati cultori russi assieme all’americano dr Albert Barnes (1872-1951) rappresentano nella Storia dell’arte sicuramente quelli più bramosi e quasi assetati, basti richiamare alla memoria che il dr Barnes, il maggiore, mise assieme  quantità incredibili quali basti pensare a 181 tele di Renoir suo artista  preferito, 70 tele di Cézanne e 25 di Matisse, senza citare  i 150 di Soutine…. Auguro di poter offrire alla conoscenza dei lettori una breve silloge di questi benefattori artistici della umanità.

E tra le opere esposte a Parigi di Ivan Morozov ci soffermiamo in special modo su alcune di esse in quanto collegate alle modelle e modelli ciociari. Si ammira di Matisse la superba immagine di Rosa Arpino, dal corpo seducente e rigoglioso che l’artista  intorno al 1905/6  ritrasse in più disegni e tele, tra cui quel capolavoro ‘La joie de vivre’  elemento  orgoglioso della collezione del citato dr Barnes. In esposizione due sculture celeberrime di Rodin note in tutto il mondo: l’Eva e il Bacio. Per l’Eva, in grandezza naturale, nel 1884 e non prima, posò sulla pedana Maria Antonia Bruzzese in realtà Apruzzese, che offrì all’artista e agli allievi in studio la immagine del suo corpo in fiore, reso letteralmente immortale dall’estro e dalla passione dell’artista. Un baronetto scozzese allievo scultore, impalmò Maria Antonia  e involò in una immensa casa di campagna nel verde della Contea di Perth, oggi ancora sul posto. L’altra opera, in bronzo, è il ‘Bacio’ per il quale modelli furono Maria Antonia e il compaesano Cesidio Pignatelli, il cui corpo apollineo Rodin  immortalò in un’altra scultura anche essa appannaggio della umanità e cioè il San Giovanni Battista. Altra opera inimmaginabile e inaudita non presente in questa mostra e esposta in quella a lui dedicata  più sopra ricordata, è un’opera di Cézanne acquistata da Sergei Schukin: ‘Mardi Gras’ (‘Martedì Grasso’) nel Museo Pushkin di Mosca che illustra due adolescenti: un  Arlecchino e  un Pierrot. Illustrando i modelli e le modelle ciociari della collezione Morozov, mi è sembrato illogico non illustrare questo dipinto inaudito, ambito da entrambi i collezionisti:  secondo le ricerche del più accreditato studioso di Cézanne, il Pierrot può essere Michelangelo de Rosa mentre l’Arlecchino è il figlio Paul dell’artista: conosciamo Michelangelo, anche lui originario della Valcomino, questa   benedetta scheggia di terra infissa quale costola nell’attuale Molise, perché posò, ma in costume ciociaro, per quattro oli e due acquerelli anche di Cézanne : “Il ragazzo dal panciotto rosso”. A chi vuol saperne di più: “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA PARIGI E LONDRA NEL 1800-1900”.

Naturalmente nel catalogo della mostra parigina si trova di tutto fuorché i nomi di quelli che hanno dato corpo e anima alle opere citate, i modelli e le modelle: è una delle maledizioni che perseguitano la Ciociaria e anche la Storia dell’Arte, la insensibilità e la scarsa ricerca degli studiosi in gioco, su tale pagina gloriosa e imprescindibile dell’arte, anche negli errori grossolani riscontrabili in questa esposizione: uno in particolare il nome ‘Jeanne’ per Rosa Arpino e  l’Eva di Rodin ancora fissata al 1881, senza menzionare l’oscuramento di Maria Antonia e di Cesidio Pignatelli!

Naturalmente è superfluo non consigliare caldamente la visita di tale esposizione unica.

Alla Fondazione Vuitton, Bois de Boulogne, Parigi, fino al 22 febbraio, biglietto 17,20 €.

                                                                                              Michele Santulli

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