Jakob Philipp Hackert (1737-1807) non ha bisogno di presentazioni nel contesto dei massimi artisti pittori europei del 1700. A noi della zona piace sapere che nel 1793 intraprese un lungo viaggio nell’Abruzzo dell’epoca, provincia del Regno di Napoli, e più esattamente nel cosiddetto Abruzzo Ulteriore II tra cui Avezzano e Valle di Roveto spingendosi fino ad Isola del Liri, anche Regno di Napoli ma Terra di Lavoro.
Nel corso del soggiorno nella zona, lungo il corso del Liri, realizzò opere a Capistrello, a Balsorano e sicuramente in altre località. La città dove soggiornò più a lungo fu Isola di Sora oggi Isola del Liri dove in più riprese dipinse opere notevoli sulla Cascata Grande o Verticale e su quella Obliqua o del Valcatoio: lo spettacolo dell’acqua esercitava molto fascino sull’artista, anche dopo le esperienze straordinarie al Palazzo Reale di Caserta. Il dipinto in particolare del Valcatoio ci fa toccare con mano quasi la imponenza e la ricchezza dello spettacolo naturale offerto alla visione dello spettatore: il Castello Boncompagni oggi Viscogliosi era una
immagine unica in tutta Europa con affianco quelle due visioni impagabili delle cascate. Oggi quella del Valcatoio, da almeno cinquantanni, è stata ammutolita, grazie, a mio avviso, alla ignavia e indifferenza delle locali istituzioni, prima di tutte quella comunale, e poi quelle provinciali, regionali, le soprintendenze… in quasi cinquantanni nulla è stato colpevolmente mai intrapreso per restituire alla città quel bene a essa spettante e quello spettacolo a essa tolto: i cosiddetti cittadini? Insensibili e indifferenti. A quell’epoca le due cascate erano note ai pittori, prima di tutto quelli stranieri residenti a Roma che si sobborcavano al lungo viaggio per andare a ritrarle e successivamente anche agli artisti della scuola napoletana tra cui i Carelli e i Fergola. Hackert, che come si sa era il pittore onorario del Re di Napoli, in occasione di un’altra dislocazione in questa regione anni prima, aveva lasciato numerose tracce artistiche tra le quali un disegno splendido di Itri e un altro dell’antica Priverno. Ma il viaggio del 1793 merita particolare attenzione: ci siamo imbattuti in una sua lettera scritta ad un suo amico in cui parla e descrive le sue esperienze e quando parla di Isola del Liri ne è così attratto da definirla ‘un’altra Tivoli’: un bel titolo molto significativo della città sul Liri: infatti la cittadina sull’Aniene era una delle tappe obbligate degli artisti stranieri sia per le celebri ville antiche ivi conservate e sia proprio a seguito delle sue cascate e giochi di acqua. E mentre percorre la strada lungo il Liri che lo riporterà a Napoli, ad un certo punto “a quattro miglia da Isola” si imbatte in uno spettacolo naturale che ancora di più lo colpisce e cioè le cascate e cateratte del Liri in località ‘Anatrelle’ in verità: Anitrella. E nella lettera di cui sopra dà sfogo alla sua impressione immediata: una “delle più belle cascate da me viste, che ho ritratto più volte” aggiungendo qualche particolare oltremodo istruttivo: “queste cascate di Anatrelle sono completamente sconosciute agli altri pittori, io sono stato il primo a scoprirle e a ritrarle”. Proponiamo al lettore la immagine di quella che a mio avviso è la più eloquente e pregnante e al medesimo tempo la più preziosa in quanto facente parte della Collezione Reale della Regina d’Inghilterra.
Michele Santulli