Oggi si parla e si legge di top models, donne e uomini, nella moda, nella pubblicità e propaganda, nelle pubbliche relazioni ed eventi, una categoria di professionisti ricercati e di successo che trova la sua origine e storia agli inizi del 1800 a Roma: in effetti a quell’epoca la città iniziava a diventare la patria d’elezione di una umanità derelitta in fuga da località e frazioni sperdute di certi paesetti appollaiati sulle montagne ai piedi del Monte Meta, uno spicchio di terra tra Cassino e Sora in quella che all’epoca era Terra di Lavoro borbonica: in effetti pochi sanno che tale mestiere e tale professione, oggi così appetiti, sono invenzione vera e propria di questi uomini e donne, lavoratori della terra, gli ultimi della società, di queste creature coperte di stracci colorati, piedi scalzi o ricoperti da quei simulacri di calzature che sono stati da sempre contrassegni della miseria e cioè la pelle rinsecchita di qualche animale tagliata a pezzi e adagiata sotto la pianta del piede e tenuta ferma con qualche legaccio! E furono quegli stracci colorati e quelle calzature che immediatamente attrassero e colpirono i giovani artisti europei che da sempre affollavano Roma antica in ogni giorno dell’anno. I colori sgargianti e sfavillanti, quei rossi, quei marroni, quegli azzurri…che quasi schizzavano fuori in mezzo alla folla informe e opaca che affollava all’epoca le strade di Roma. E nacque l’amore: e nelle esposizioni artistiche di Parigi, Londra, Bruxelles, perfino di Mosca e dei paesi scandinavi cominciarono a circolare numerosi per la prima volta nella storia i dipinti con questi soggetti nei loro abiti variopinti. Gli stracci a poco a poco divennero…il costume ciociaro e quelle calzature informi…si trasformarono in cioce ‘classiche ed eleganti’. Ed il rapporto tra artisti stranieri e queste giovani creature venute dalla Valcomino gradualmente evolse divenendo una professione vera e propria: fu coniato perfino il termine ‘modella’ al femminile, solo nella lingua italiana. Per conoscerne di più consiglio “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA NEL 1800-1900”. E in questo mondo inimmaginabile vogliamo richiamare alla memoria la presenza a Parigi di, quasi incredibile, quattro sorelle modelle della Valcomino, le sorelle Apruzzese. La prima fu Maria Pasqua che fu modella dall’età di sei anni a dieci e oggi la ammiriamo nelle opere di Bonnat, di Jalabert, di Hébert, De Curzon, Henner e altri. Una nobildonna inglese si invaghì della bimbetta notata per le strade di Parigi, la comprò letteralmente dal padre a guisa di un pollo o di un capretto, e in cambio di due borse di monete d’oro, Domenico vendette Maria Pasqua: la nobildonna ne ebbe grande cura, la educò, la rese una aristocratica e poi a tempo opportuno la maritò a nobiluomo inglese col quale trascorse la sua esistenza tranquilla: mai, però dimentica della sua esperienza di modella a Parigi e mai dimentica del suo paesino -del quale non ricordava più il nome!- dal quale quasi a 360 gradi si ammirava tutta la vallata e le montagne innevate d’Abruzzo nelle giornate invernali e i due corsi d’acqua che scorrevano ai suoi piedi.
Qualche anno più tardi incontriamo la sorella Maria Antonia che a diciotto anni inizia a posare per Rodin: fu la modella della celeberrima ‘Eva incompiuta’, la modella dell’altrettanto famoso ’Torso’, la conturbante modella dal ‘corpo di pantera’ della ‘Donna accovacciata’, la donna che posò sicuramente per la prima edizione del ‘Bacio’: oggi è arduo non rinvenire Maria Antonia nei musei e gallerie ovunque nel mondo. Maria Antonia ebbe il destino di sposare un nobile scozzese e di acquisire il titolo di ‘ baronessa’. Pur vivendo entrambe nel Regno Unito -entrambe morirono a pochi anni di distanza negli anni ’30 del Novecento- le due sorelle in realtà non si conoscevano, ignoravano le rispettive esistenze: il padre non confessò mai di aver ‘venduto’ la sua primogenita. La terza sorella fu Adele, il cui corpo morbido e flessuoso quasi insegnò all’artista a disegnare dal vero, mentre si muoveva davanti a lui e si esibiva nelle posizioni e movenze più stravaganti: le sculture più conosciute per le quali diede il proprio corpo e la propria anima e alle quali deve la sua eternità artistica, furono ‘Iris, la messaggera degli dei’ e la ‘Cariatide caduta’. La quarta sorella fu Anna, la cui grazia e fascino furono parecchio decantate nella stampa. Fu la più vicina a Rodin, per molti anni: il suo corpo è scolpito nella ‘Toletta o nascita di Venere’, nelle due edizioni di ‘Cibele’ e in tanti disegni dell’artista. E si consenta, a questo punto, la nota solo apparentemente polemica: è grottesco e perfino ridicolo che il Museo Rodin di Parigi che profonde ricerche e investimenti in tutti gli ambiti e contesti che concernono il grande artista, ancora oggi ignora perfino il nome delle modelle e dei modelli, tutti ciociari!!, che hanno dato il loro corpo e la loro fisionomia ai capolavori assoluti dell’artista.
Michele Santulli