CARMELA ’BERTAGNA’ ALIAS BEVILACQUA

Anche la cosiddetta ‘Carmela Bertagna’ del Museo d’Arte di Columbus, USA, di JOHN SINGER SARGENT (1856-1925) fa parte dei misteri che accompagnano sovente le figure delle modelle e dei modelli e prima ancora, in realtà, il significato e la storia di certe opere d’arte suscettibili di lasciare una impronta.
L’opera in oggetto come pure quelle che normalmente le si affiancano perché visioni e immagini di vita comune, risalenti all’incirca alla medesima epoca, 1878-1881/2, quali quelle sul soggiorno di Capri e sulla frequentazione di Rosina Ferrara e non poche di quelle di Venezia, ‘Carmela Bertagna’ non è stata dovutamente promossa e sottoposta all’attenzione del largo pubblico né tanto meno fatta argomento e tema di ricerca e studio specifici: in effetti di fronte all’enorme successo e gradimento dei suoi ritratti imponenti dell’alta nobiltà e finanza e politica, parigini e inglesi e americani, questi pochi quadri di soggetto di vita comune, al primo sguardo perfino: spuri, quasi stilisticamente apocrifi in comparazione con la sua veramente inarrivabile e inarrivata ritrattistica, fino ad oggi non hanno avuto la giusta considerazione o ancora meglio, non hanno trovato la adeguata collocazione. Di tali quadri della vita comune mi riferisco in particolare a due opere che evidenziano quasi i medesimi addentellati: ‘Carmela Bertagna’ già citata e ‘Volto di donna italiana’ o donna in costume ciociaro, 45,7×38,1 al Museo Arkell a Canajoharie, USA.
Pur se tra i capolavori autentici dell’artista, questa opera come pure quelle che normalmente le si affiancano risalenti all’incirca alla medesima epoca, ‘Carmela Bertagna’ come già espresso, è rimasta alquanto oscurata come pure la ‘Donna in costume ciociaro’. Concentrandoci immediatamente sul personaggio di ‘Carmela Bertagna’, la si definisce di norma spagnuola, verosimilmente a seguito del fonema -gn- del cognome, non evidenziandosi altre ragioni probanti, la si definisce anche francese per ovvie ragioni di localizzazione pur se la parola ‘Carmela’ lo escluderebbe essendo estranea alla onomastica gallica, qualche altro studioso la affianca a Rosina Ferrara, la ragazza famosa di Capri e altro ancora…Tutto ciò per quanto attiene la origine e provenienza della modella ma nessun motivo di dubbio sul luogo di esecuzione del dipinto e soprattutto sul luogo di appartenenza della effigiata in quanto sul quadro è indicato chiaramente il suo indirizzo: 16 Rue du Maine Parigi inciso sulla tela, perché questo è il suo effettivo indirizzo. Gli studi fino ad oggi sono stati lontani o non hanno tenuto in alcuna considerazione il suo recapito poiché si è stati altrettanto lontani dal supporre quale potesse essere il ceto sociale ed etnico di appartenenza della fanciulla ritratta: le varie ipotesi consolidate le abbiamo già citate e la più accreditata è quella di ’expatriate Spanish model’. Gli elementi che hanno indotto a tale ipotesi interpretativa totalmente errata mi sembra che debbano essere ricondotti:

    • al lungo soggiorno di Sargent in Spagna di circa tre mesi alla fine del 1879,
    • a quel nome di persona ‘Carmela’,
    • a quel fonema -gn- nel nome di famiglia,
    • addentellati fisici ostativi mancano in generale.

Per quanto attiene il segno -gn- in ‘Bertagna’, esso non corrisponde né equivale al digramma – gn – spagnolo che, invero, si pronuncia con suono totalmente differente: al contrario, il suono che corrisponde ed equivale è rappresentato dal fonema ñ cioè la enne con la tilde, tipica solo dello spagnolo. Quindi il nome di famiglia ‘Bertagna’ non può essere parola spagnola. In aggiunta è fatto acquisito che il nome ‘Carmela’ è di uso limitatissimo in territori di lingua spagnola sostituito invece dal diffusissimo ‘Carmen’ e derivati; ancora meno impiegato in francese e in inglese. Soffermandoci sul valore e sulla diffusione di ‘Carmela’ accoppiato al pur se strano cognome, si intuisce che la combinazione, di conseguenza, può essere solamente italiana.
Approfondendo si scopre che nell’Italia meridionale e soprattutto naturalmente a Napoli e regione, esso è di uso comune generalizzato col suo derivato da sempre ‘Carmelina’. Perciò la splendida modella in posa davanti all’artista per il dipinto cosiddetto ‘Carmela Bertagna’ è una italiana a Parigi. E prima di procedere con la nostra indagine, è di rigore una considerazione: i fatti che andremo in prosieguo ad individuare confermano la congettura e ricostruzione iniziali: siamo davanti ad una ragazza ‘napoletana’, epperò quel cognome ‘Bertagna’ affianco ad un nome così tipico e perfino paradigmatico quale ‘Carmela’, non può che suonare perfino bizzarro e indurre al convincimento che ci siamo imbattuti in palese anacronismo in analogia a Brambilla Carmela o a Esposito Heidi! Cioè nella anomalia e singolarità, se non assurdità vera e propria. Si dirà: tutto è possibile, è vero, ma non nella normalità. Dunque, come si spiega quel cognome impossibile affianco a ‘Carmela’? Una invenzione dell’artista? Una licenza poetica?
E poi, si legge veramente ‘Bertagna’? In verità e altrettanto correttamente si può leggere anche ‘Berstegna’ o ’Bestegna’ o ‘Berstagna’. E se si procede ad una breve verifica con quanto si riscontra nel registro dei battesimi dell’epoca, ci si imbatte nelle seguenti indicazioni:

…Ecco dunque dove si incontrano ‘Berstegna’ ‘Bertagna’, ecc.!! Nel registro dei battesimi! Ma i battesimi di quale località? E ora bisogna finalmente maturare la conoscenza prima e la convinzione dopo che il luogo di origine dei modelli di artista a Parigi, a Londra e prima ancora a Roma, una pagina eccezionale come si sa della Storia dell’Arte tutta da valorizzare, è quasi sempre il medesimo: la Valcomino! Nel nostro caso uno dei suoi paesini, il più benedetto dal destino: Gallinaro. A questo punto si comincia anche a intuire dove può risiedere l’errore di partenza: si rammenti che il 1878 fu l’anno della Esposizione Universale, la esposizione della rinascita della Francia dopo lo smacco di Sedan, perciò milioni di visitatori a Parigi e di conseguenza la ‘Gendarmeria’ parigina era particolarmente severa nei confronti della quantità di modelle e modelli, e degli altri nomadi, che affollavano certi luoghi della città e la esibizione dei documenti di identità era un obbligo imprescindibile per non correre il rischio del rimpatrio coatto immediato: infatti in questi anni, immediatamente prima e gli anni successivi al 1878, non pochi immigrati ciociari proprio perché senza documenti riconosciuti dovettero prendere altre destinazioni e non pochi verso Londra. E Sargent ha anche lui davanti a sé una ragazzina incontrata per strada o presentatasi al suo studio direttamente, come era costume per queste fanciulle affamate e determinate, e reputa opportuno o per il dipinto che ha in mente o per ragioni di prudenza o per altro, di chiederle le generalità e per tutta risposta la ragazza, immaginiamo, gli consegna il proprio documento di identità, un foglio di carta rilasciato probabilmente come soleva accadere per le categorie derelitte della società, dal parroco del suo paesino. Comunque è certo che il giovane artista sul documento esibitogli dalla ragazzina legge e può leggere solo quanto sopraindicato e documentato: Berstegna, Bertagna, ecc. Ma noi sappiamo che a Gallinaro quei cognomi non rientrano nella onomastica locale: e come dunque si spiega che essi sono comunque presenti nel registro dei battesimi come abbiamo documentato più sopra? Ed ecco la spiegazione: se nell’indice generale del registro si va alla pagina corrispondente alla quale si riferisce ‘Berstegna, Bertagna’, ecc. vi si troverà trascritto l’atto di battesimo per intiero, in bella grafia ufficiale e si scoprirà che il cognome autentico corrispondente a quel ‘Berstegna’ mal scritto e malamente ripetuto per mera impazienza, è ‘Bevilacqua’ tipico al contrario e comunissimo a Gallinaro e dintorni. Quindi Carmela Bevilacqua! Il puzzle è risolto.
Sargent sul dipinto incide anche un indirizzo:16 Rue du Maine. Tale pratica dell’indirizzo sui ritratti è ricorrente nell’opera dell’artista. Detta via, all’epoca degradata e maleodorante, è una delle tante vie e viuzze nei pressi del cimitero di Montparnasse come Rue Vandamme, Rue Jolivet, Rue Huyghens, Rue Fermat, Rue Delambre e altre, tutte all’epoca, 1865-1915 all’incirca, abitate quasi esclusivamente da una umanità proveniente indistintamente dai medesimi luoghi! Ed esattamente dalla Valcomino, un territorio quasi conficcato in un fianco dell’Abruzzo-Molise, tutto circondato e delimitato da montagne ai piedi degli Appennini, sconosciuto ai più, individuato quasi scoperto geograficamente solo agli inizi del 1900: all’epoca di Carmela, amministrativamente parte di Terra di Lavoro, una delle province del Regno di Napoli. E se andiamo al numero 16 di Rue du Maine, vi troviamo una vecchia casa assiepata documentariamente dalle famiglie dei Bevilacqua, degli Arpino, dei Pignatelli e non so più da chi altro: tutti originari del medesimo paesino che si leva a 500 m/sm nel centro della Valcomino, Gallinaro! Un nome che non si può dimenticare in quanto patria di modelli di artista che hanno fatto la storia, anche loro: S.Giovanni Battista, Ugolino, il Bacio, La donna accovacciata, Eva, Lorette, Balzac, La Joie de vivre, Carmelina, Il servo, la Semeuse e, lasciati Rodin e Matisse e Roty, poi Corot, Henner, Whistler, Falguière, Sargent…Invero Gallinaro è l’olimpo dei modelli, la Giverny delle modelle della Storia dell’arte! E se vai negli altri paesini annidati sulle vette delle montagne a Picinisco, a Cardito di Vallerotonda, a San Biagio Saracinisco, a Vallegrande di Villalatina, a Cerasuolo di Filignano, Atina, Casalattico… si incrocia Il ragazzo dal panciotto rosso, l’Eros che svetta in cima alla fontana di Piccadilly, il cavaliere di Physical Energy in Hyde Park, incontri di nuovo Sargent, poi Leighton, l’Académie Colarossi, Carmela Caira, la Rosalia di Modigliani e di Utrillo, l’Académie Vitti e l’Académie Carmen, poi E.Burne-Jones, E.J.Poynter, G.F.Watts, A.Gilbert, Tamara de Lempicka e se allarghi ancora lo sguardo oltre i confini della Valcomino restando sempre in Ciociaria ci si imbatte in Manet, Van Gogh, Picasso, Corot, Renoir, Degas, Frémiet e cento e cento altri e si comprende dunque perché sono queste creature che hanno inventato letteralmente anche il mestiere e la professione della modella e del modello di artista, già a Roma agli inizi del 1800 e scoperto anche la parola ‘modella’, al femminile, solo nella lingua italiana. Altre informazioni per il curioso, sono reperibili nel libro: “MODELLE E MODELLI CIOCIARI a Roma, Parigi e Londra nel 1800 e 1900” che caldamente si raccomanda.
A questo punto, prima di tornare alla nostra Carmela Bevilacqua, è doveroso fornire al lettore un ulteriore punto di chiarificazione e quindi di riferimento. Il territorio menzionato di Terra di Lavoro provincia del Regno di Napoli di cui al nostro racconto è compreso e racchiuso all’incirca tra i fiumi Liri e Garigliano, e di solito si definisce Alta Terra di Lavoro: tale territorio assieme all’ampia regione distesa ai piedi Roma (a quest’epoca Stato della Chiesa) è noto col nome di Ciociaria, originato dal singolare umile tipo di calzatura indossato. Per tutti i riferimenti in merito a tale concetto ’Ciociaria’ chi vuole può consultare il mio libro ‘CIOCIARIA SCONOSCIUTA’. Perciò stiamo parlando dei ‘ciociari’ parola difficile a pronunciare e ancora più difficile a scrivere dagli stranieri e perciò pochissimo impiegata, di regola sostituita con napoletano, italiano, romano, calabrese, spesso abruzzese, e con altre definizioni: basco, zingaro, savoiardo, ecc. e subito ci viene in mente il costume ciociaro dipinto da gran parte degli artisti europei, presente in tanti musei del pianeta e altresì il pifferaro e, in aggiunta, la figura del brigante scovato a Sonnino, assurta ad archetipo della figura del brigante in generale grazie principalmente a qualche intrepido artista agli inizi dell’Ottocento.
I genitori di Sargent, capitalisti americani, secondo le informazioni correnti, nel 1878 e 1879 e 1880/82 soggiornano stabilmente a Aix-les-Bains, città termale conosciuta della Savoia, con intermezzi nella vicina Nizza e documentate sono le lunghe visite che Sargent fa loro. Nel 1879-82 sono oltre quindici anni che vivono in Francia, i primi cinque a Firenze dove Sargent è nato: vivono in Europa da almeno 23 anni e salvo un viaggio negli Stati Uniti nel 1881, è in Europa che conducono la loro esistenza fino alla fine e precisamente a Bournemouth in Inghilterra. Tale digressione allo scopo di provare a motivare un aspetto piuttosto imbarazzante a proposito del dipinto ’Carmela Bevilacqua’: infatti il medesimo indirizzo 16 Rue du Maine di Carmela, come ben si sa, si incontra scritto anche lungo il lato sinistro del ritratto (25,4×30,5 Sargent House, Gloucester, Massachusetts) che l’artista fa del padre, certamente alla medesima epoca di quello di Carmela! Se si prende come punto di riferimento quale anno di creazione di ‘Carmela Bevilacqua’, il periodo della presenza dell’artista a Parigi gennaio-agosto 1879 o marzo-luglio 1880, i genitori come ricordato più sopra si trovano a Aix-les-Bains. E tutto porta a dedurre che tale ritratto del padre è nella cittadina termale che lo abbia dipinto o, che è lo stesso, nella vicina Nizza: dubitiamo che si sia servito di una foto. Ma perché quella scritta 16 Rue du Maine? Che relazione col padre o quanto meno col dipinto? Non mi pare che ci si sia occupati dovutamente dell’argomento, anche perché non si è mai affrontato il domicilio di Carmela. E’ perfino lapalissiano che i genitori dell’artista mai alcuna relazione potevano avere con la stamberga dei modelli ciociari. Quindi deve essersi trattato di un errore o di dimenticanza dell’artista che ha scritto quell’indirizzo erroneamente sulla tela del padre, magari credendo che fosse quella di Carmela poi non più corretta e rimasta nello studio. Ma le ragioni possono certamente essere anche altre: comunque a mio avviso un errore o svista e come tale da considerare.
Ma una questione invece, a mia opinione, è veramente delicata e di un certo rilievo: l’anno di creazione del dipinto ‘Carmela Bevilacqua’. La ragazza è nata a Gallinaro il 16 luglio 1867, è questa la prima volta che tale elemento biografico viene fornito agli studi. E’ vero che la data di creazione normalmente introdotta dagli studiosi 1879 o 1880 -Carmela avrebbe 12/13 anni- si fonda sostanzialmente, mi pare, su considerazioni stilistiche e su certe congetture che si deducono dalla scritta dedicatoria a ‘Mr (pare) Poirson’ in alto a sinistra o su altre ancora, ma rispetto a realtà più tangibili e palpabili quale la età della modella, la cronologia dell’opera diventa necessariamente un’altra e differente, più verosimile e affidabile che non quella fino ad oggi indicata, dato che se ne ignorava la data di nascita: dobbiamo sincronizzarci su un diverso parametro temporale che a mio avviso può essere benissimo l’anno 1882 allorquando Carmela ha quindici anni, l’età plausibile sia con la realtà stilistica del dipinto e sia con la immagine rappresentata dall’artista: è la contingenza ben nota che ci si presenta in certi casi: una ragazza-donna o una donna-ragazza, come si legge in qualche recensione di mostra? E la modella che abbiamo di fronte nel miracoloso dipinto di Sargent non può, a mio avviso, avere meno di 15 anni (1882), a rigore anche 14 (1881): ricordiamo l’episodio che WHISTLER narra alla moglie allorché le scrive (gennaio 1892) di aver ricevuto la visita nello studio di una ragazza italiana, ‘tale’ Carmela Caira, anche lei di Gallinaro, per fare la modella: la descrive già perfettamente formata e anche troppo nelle sue forme giunoniche e nel seno prorompente: e ha tredici anni!
A significare che le difficoltà e le privazioni acceleravano, e accelerano, anche il corso della natura nello sviluppo fisico di queste creature. Perciò l’epoca del quadro è tra il 1881 e 82. Sulla scorta delle diretta esperienza di Whistler di cui più sopra, non è completamente scartabile neppure la data del 1880, dal momento che l’età reale della modella nulla e niente cambia al significato dell’opera. Si rammenti che questo periodo all’incirca dal 1879 fino al 1882 è un momento incredibilmente creativo e produttivo di Sargent, all’insegna tra l’altro, come si racconta, della massima laboriosità e impegno nonché successi e riconoscimenti: dal suo studio escono opere inaudite per numero e incredibili per qualità, soprattutto alla luce della giovane età dell’artista di circa 25 anni, tanto per citarne qualcuna: i vari quadri della famiglia Pailleron, il ritratto della signora Ramòn Subercaseaux, l’incredibile dr Pozzi in vestaglia rosso fiammante, la Signora con la Rosa, le figlie di Edward D.Boit, l’eccezionale El Jaleo e decine di altri dipinti tutti in grandezza naturale e più. Ed è in questo periodo di laboriosità e di impegno non comuni che, magari tra una seduta di commissione e un’altra, realizza le opere di vita comune che abbiamo ricordato. Per quanto attiene ‘Carmela Bevilacqua’ l’artista in questi anni è sempre sollecito degli insegnamenti del caro maestro CAROLUS DURAN e si è molto compiaciuto in queste opere e soprattutto in ‘Carmela Bertagna’ a creare quegli scherzi materici che richiamano alle scintille d’oro e d’argento di qualche opera di Rembrandt e a mettere su tela quegli sprazzi di luce e di riverberi che si sprigionano dal curioso paludamento di Carmela: è sicuro che l’allievo, già in questo dipinto particolare, pur al cospetto di qualche défaillance cromatica e di anatomia, risulta in possesso perfetto degli insegnamenti e strumenti assimilati. Carmela ha indosso, è ben verosimile, una pelle di pecora che all’epoca rientrava abitualmente nel vestimento dei ciociari nella stagione fredda ma è anche possibile che si tratti di un indumento che il giovane artista iniziava a raccogliere nel suo studio e fa indossare alla modella: erano le tonalità che specie nei primi anni l’artista prediligeva e che saranno sempre presenti nella sua opera quando può permettersi di esprimersi lontano dagli obblighi dei lavori su commissione, con speciale riferimento alla quantità di impareggiabili acquarelli.

SARGENT, J.S.S. Carmela ‘Bertagna’, 60×50, M.of A.Columbus, Ohio.

 

Della medesima epoca 1881/82 Sargent ci lascia un’altra opera di ragazza, questa volta più nettamente individuata nella sua etnicità cioè il ritratto di fanciulla in costume ciociaro più sopra ricordato. Non abbiamo ragguagli sulla modella ma non è improbabile che possa essere stata presentata all’artista da Carmela: hanno la medesima età e sono entrambe ciociare. Se si osserva attentamente, le due fanciulle connotano i medesimi orecchini, il medesimo cromatismo della camicetta, il medesimo rosso nei capelli anche se il trattamento della luce sull’abito farebbe dedurre che questo dipinto possa essere stato realizzato prima di Carmela, sempre sotto il determinante influsso del maestro CAROLUS DURAN e magari al ritorno dalla esperienza impressionante di Velasquez e di Frans Hals, nel 1880 come comunemente datato. Ma tra le due ipotesi la maggiormente attendibile a mio avviso è che le due modelle si conoscevano e le opere perciò uscite dal pennello alla medesima epoca. Tenendo a mente che in questi anni a Parigi e nelle zone classiche, Quartiere Latino, Montmartre, Montparnasse, di modelli d’artista ve ne era in giro una quantità, di cui la maggior parte, se ne sono calcolate parecchie centinaia di numero, erano italiani/ciociari, quasi tutti nel loro abbigliamento tradizionale caro e noto da almeno cento anni agli artisti e ai cultori d’arte, è ben probabile che Sargent, che amava dedicarsi anche al personaggio in abito regionale o locale, abbia sentito anche lui il piacere professionale di occuparsi del vero e proprio fenomeno rappresentato dal costume ciociaro e assoldato la modella che ha incontrato in giro o alla fontana di Pigalle o al mercato dei modelli a Vavin.
Mancando elementi connotativi precisi, le due ipotesi sono entrambe affidabili pur se la prima cioè che una delle due abbia presentato l’altra all’artista, mi pare la più perseguibile. In merito a quest’opera in costume ciociaro, unica nel canone delle sue opere, non va omesso di rammentare che Sargent aveva frequentato e preso lezioni anche da LÉON BONNAT e nulla impedisce di ritenere che non avesse voluto anche a lui offrire un gesto di omaggio dipingendo la ragazza ciociara, dato che Bonnat era particolarmente innamorato di questi soggetti dei quali ne realizzò molte decine.
Un altro elemento divenuto quasi ingrediente consolidato del contesto mi pare utile brevemente rivedere.
Sulla destinazione dell’opera si è anche detto e più volte ripetuto, tra le varie congetture, che la madre e la figlia dovevano sopperire alle esigenze del loro sostentamento, che il quadro fu donato dall’artista alla madre di Carmela e da questa trasmesso ad un figlio ‘allevatore di alligatori’ e perfino che la modella non avesse un padre: anche senza ricorrere ad una sua testimonianza prestata in occasione di un matrimonio nel 1878 in cui dichiara di abitare a 16 Rue du Maine, sappiamo che Luigi Bevilacqua, padre di Carmela, risultava domiciliato regolarmente presso la famiglia; ma a parte le presunte condizioni familiari, va anche osservato che è altamente inverosimile e fuori di qualsiasi logica nel contesto specifico, che l’artista abbia potuto regalare il dipinto addirittura alla madre della modella o alla modella stessa: questa umanità in quel particolare frangente della loro esistenza erano ben altre le necessità e gli obbiettivi obbligati anzi necessitati a perseguire che non quello di tenere appeso in casa un quadro, ferme altre considerazioni! Inoltre se l’artista vi aveva annotato l’indirizzo è perché non escludeva la possibilità di ulteriori rapporti di lavoro. E anche tale considerazione non lascia adito a altre possibilità, come regola.
Che Carmela abbia posato anche per la ’Parisian Beggar Girl’ ‘la ragazza mendicante’ come non pochi studiosi osservano può essere ben possibile anche se un pur se superficiale esame delle fisionomie e uno sguardo alla generale conformazione della modella farebbero sorgere qualche dubbio.
A guisa di conclusione ci limitiamo a confermare quali sono stati gli altri rapporti intrattenuti dall’artista con modelli ciociari, a Londra, approfittando di tale occasione per fornire elementi anagrafici o biografici fino ad oggi sconosciuti o quantomeno non riportati. Si sa che John Singer Sargent intrattenne una relazione di lavoro per oltre venticinque anni con Nicola d’Inverno che oltre che da modello, funse da segretario e da maggiordomo e, diremmo oggi, da badante: la sua immagine fa parte ormai del patrimonio consolidato della umanità in quanto il suo corpo e la sua fisionomia sono stati eternati in parecchie opere dell’artista. Nicola d’Inverno, di cui si sono perse le tracce dopo aver lasciato Sargent nel 1919 per qualche imprecisato motivo personale, era nato ad Atina in Valcomino l’11 gennaio 1873.
Numerosi disegni dell’artista ci affidano le immagini di non pochi suoi modelli ciociari di Londra dei quali trasmette come sua prassi, anche i recapiti: quelli residenti ad Hammersmith in prevalenza originari di Picinisco e di Villalatina, e a Clerkenwell i ciociari delle altre provenienze dalla Valcomino: ricordiamo Olimpio Fusco da Villalatina, Crescenzo Fusciardi da Casalattico, Mario Mancini da Picinisco, Antonio Coia sicuramente da Cerasuolo frazione di Filignano (Hammersmith) del quale traccia solo una gamba e un piede. Abbiamo anche un disegno di ‘Enrico Valrossa’ che in verità, a mio avviso, va letto ‘Valvona’ nato a Villalatina nel 1885. Interessante anche il rapporto di Sargent con Angelo Colarossi senior, a Hammersmith, la cui fisionomia riprese per alcuni personaggi dei suoi affreschi alla Biblioteca di Boston, tra i quali Mosè.

© Michele Santulli

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