Sembra inaudito ma è così: la terra antica distesa da sempre ai piedi di Roma, nata e consolidatasi prima di Roma, fucina reale di civiltà, di cultura e di storia, patria di personaggi che letteralmente hanno fatto la storia d’Italia e dell’Occidente, ebbene questa ‘nobile terra di Ciociaria’ tale chiamata e riconosciuta anche dai primi parlamentari dell’Unità Nazionale, oggi non ha un nome, non si sa come si chiama! E si direbbe che ci sia un cattivo genio a far di tutto per renderla sempre più equivoca e più chimerica.
Tutto inizia traumaticamente già con la ristrutturazione amministrativa mussoliniana che, pur se avveduta e pragmatica nell’annettere il territorio tra il Liri e il Garigliano fino al Tirreno – già Alta Terra di Lavoro, Regno di Napoli – alle neo costituite province di Frosinone e di Latina, detta ristrutturazione fu sostanzialmente fatale e distruttiva in quanto un territorio unito da sempre, da almeno venticinque secoli, venne smembrato in tre unità amministrative: provincia di FR, provincia di LT e parte meridionale della provincia di Roma, col risultato pernicioso e nefasto che gradualmente si sono perse e quasi annullate la comune identità e radici: legami atavici e ancestrali sono stati recisi, col risultato dei più palesi e insensati campanilismi, in settanta anni si sono dimenticati e emarginati venticinque secoli di comunanza e di vicende! Superfluo rendersi conto che la colpa e il disdoro ricadono come sempre sulle pubbliche istituzioni e sui cosiddetti uomini politici, il cui solo unico e vero impegno, anzi: passatempo, sono stati la cementificazione forsennata e selvaggia, l’asfaltamento e la distruzione dell’ambiente e del paesaggio oltre che la cura dei propri interessi.
Tutte le regioni storiche italiane hanno un nome, da sempre: Salento, le Langhe, la Lunigiana, la Capitanata, il Cilento….Quella che fu la Campania Regio Prima, poi Lazio Aggetto o Nuovo, poi Campagna di Roma, poi Marittima e Campagna, poi altro ancora, oggi come si identifica? Il solo termine corretto dal 1700 è Ciociaria, scaturito e motivato a seguito della comunanza folklorica e affinità delle vestiture più o meno generali del territorio, termine dunque sentimentale, ‘spirituale’ non amministrativo o politico. Oggi avviene invece che per ‘Ciociaria’ venga inteso il territorio della Provincia di FR e ciociari quindi sono divenuti solo i frusinati e siccome la provincia di FR da sempre è agli ultimi posti nelle graduatorie nazionali del bel vivere e del buon vivere e siccome il termine ‘ciociaro’ è comunemente inteso come rozzo, cafone, analfabeta, ecc. allora si ha buon gioco a lasciare la situazione come essa viene descritta e voluta da tutti! E tutti si divertono: da anni una trasmissione televisiva gode, magari con la presenza di qualche bella e prosperosa ciociara autentica, chissà perché a evidenziare e pubblicizzare unicamente certi aspetti che, pur di carattere notoriamente generale e perfino universale, bontà loro vengono attribuiti e addossati solo ai ciociari, frusinati o non, nel generale sollazzo.
Quando più sopra si diceva di un genio cattivo o burlone che si diverte a rendere la situazione sempre più ardua a capire e a discernere da parte di un potenziale visitatore, si era nel vero: oltre a quanto sopra, è noto che a Sora, a Cassino, ad Arpino e in altre località, ancora ci si gingilla con Terra di Lavoro come antitetica a Ciociaria; le istituzioni frusinati a tutti i livelli trovano normale identificare la provincia di FR con la Ciociaria; il sito ufficiale dell’assessorato al turismo della Regione Lazio, affianco ad una enormità di strafalcioni e di banalità che si ha vergogna perfino ad elencare, riconosce ed identifica la Ciociaria solo con la provincia di FR e la sua icona di richiamo più qualificante ne è… il ‘pecorino di Picinisco’! Si aggiunga che alcuni enti periferici della Unione Europea, stando ai fatti non sapendo come far circolare i soldi europei nelle loro casse, addirittura, col godimento di architetti, di geometri, di progettisti ecc. si inventano nuovi territori e nuove regioni! Infatti sono un paio di anni almeno che le strade della zona sono infarcite di tabelloni stradali della più grande qualità cromatica e ricchezza di contenuto che alludono trionfalisticamente a nuove regioni dal nome ‘TERRE DI COMINO’: che, stando alle tabelle segnaletiche che pur sono di corredo a quelle stradali, si identificano con la “Via di San Benedetto”, “la strada dell’olio”, “la via del vino” ed analoghi che ovviamente solo gli autori di tali burlonerie o, come disse qualcuno intelligente, burlesque, conoscono e sanno dove si trovano: l’aspetto difficile a definire è che nessuna delle autorità preposte alla vigilanza e alla cura del territorio interviene per far smantellare tali abbiezioni non solo geografiche e a far pagare i danni. Un’altra istituzione gemella è andata oltre nella competenza ed è stata ancora più realistica con delle pubblicità veramente raffinate: TERRE PONTINE E CIOCIARE: a che cosa vogliano alludere, quali siano queste terre lo risolverà Livingstone, il grande esploratore! Ma, sia detto, la forza vera di questi scopritori di nuove terre e dei loro analoghi istituzionali e politici è la totale generalizzata indifferenza da parte dei cittadini!
Mettiamoci nei panni di un visitatore che vorrebbe conoscere il territorio magari dopo essersi preparato sull’argomento: alla fine dirà: ma come si chiama dunque questo antico territorio a Sud di Roma, una volta patria dei Sanniti, dei Volsci, dei Latini, degli Equi, degli Ernici? Poi chiamato Lazio, poi Campagna di Roma? Oggi smembrato in tre province? Come lo chiamano gli alunni e studenti di Priverno e di Fondi e di Sezze e di Terracina? E come quelli di Cassino e di Alatri e di Ceprano quando viene chiesto? Noi sulla scorta del costume ciociaro e quindi del folklore che come si sa ha valenza riconosciuta nella connotazione di un territorio, sulla scorta altresì delle ricerche approfondite di Gregorovius, sulle critiche velenose di Giuseppe Tomassetti, sulle ricerche e studi delle Commissioni Parlamentari dopo la costituzione del Regno d’Italia, su quanto dedusse l’insigne geografo Roberto Almagià, su quanto hanno scritto tanti studiosi quali G.Marchetti Longhi, G.Devoto, L.Alonzi, P.Sommella, F.Caraffa…su quanto hanno scritto e illustrato e mettendo dei punti fermi, personaggi di massimo rilievo quali Alberto Moravia, Curzio Malaparte, Libero de Libero, Giuseppe De Santis (quello per intenderci di ‘Riso Amaro, ‘Non c’è pace tra gli ulivi’, ecc.), Domenico Purificato, A.G.Bragaglia, rifacendoci infine ad una consolidata e vecchia tradizione artistica e letteraria le cui tracce iniziano ad intravedersi già alla metà del 1700, non si può non conservare il solo termine veramente unificante e corretto di Ciociaria.
Michele Santulli