PERIZIA COMMISSIONATA DI UN QUADRO DI COROT
La signora proprietaria mi ha affidato il dipinto per studiarlo ed esaminarlo: olio su tela, 55×46: è stato acquistato anni addietro alla casa d’aste Drouot di Parigi. Il catalogo di vendita non contiene elementi distintivi.
Il primo impatto davanti al dipinto è stato, per me, quello di una forte emozione sia di fronte alla qualità e perciò della conseguente consapevolezza della responsabilità del mio impegno: da qui anche l’imperativo guida da cui partire: per quale ragione siamo di fronte a un quadro autentico di Corot ? Perché non può essere un falso o altro?
Come risulta ai cultori della disciplina, il mio lavoro si svolge essenzialmente nell’ambito del costume ciociaro e dei modelli di artista, perciò a contatto permanente dell’arte europea del 1800 e in tale contesto impegno specifico è riversato verso alcuni degli artisti connessi con questi temi quali Rodin, Sargent, Whistler, Cézanne, Van Gogh e tra questi molta attenzione all’opera di Corot, artista delle donne, del costume ciociaro e cultore della terra ciociara, e dell’Italia, come pochi. Che cosa si intenda per ‘costume ciociaro’ occorre sostanzialmente ricercare nella rete oppure, più consigliabile, nel sito inciociaria.org.
Tutto è nuovo e originale in Corot ! Tra gli abiti femminili nessuno, quasi incredibile, è uguale all’altro, in particolare quelli ritenuti italiani che sono la gran parte: eccezione sono le poche unità in costume ciociaro originale, di cui dirò qui appresso. Non c’è pettinatura o espressione del viso uguale all’altra: se si escludono le opere che vogliono ricordare Emma o Agostina e qualche congiunto o amico/a, i volti tutti differenti. E quanto è da ribadire è che a parte lo stile e i soggetti, tutto il resto, stesura del pigmento, dettagli e particolari delle ambientazioni e dell’abbigliamento, espressioni dei volti, tutto è originale e libero da vincoli e da condizionamenti o imitazioni.
L’intiera composizione del quadro “La Ciociara col mandolino” di cui stiamo scrivendo conduce a passi da gigante verso un solo autore: Corot. Infatti le creazioni cosiddette femminili dell’artista nei loro vari elementi -uno strumento musicale, abito, fiocchi e nastri e merletti, tamburello, lettera, libro, fiori…- come pure nella loro varietà -donna con mandolino, abito tradizionale, davanti al cavalletto, nel paesaggio, alla fontana…- sono una invenzione di Corot, avvolta in atmosfera romantica e intima. Alcuni tratti distintivi dell’artista presenti di solito nei volti delle donne e cioè l’impasto superficiale e il cromatismo e patinatura sottostanti -dove più dove meno evidenziati- trovano il loro contrapposto in molte altre opere dove invece siffatto trattamento cromatico è ridotto all’essenziale, esente da sovradipinture, ecc.. Ritornando a “La Ciociara col mandolino” nessun dubbio sulla idea creatrice e sulla composizione, nessun dubbio sulla tecnica e sulla pennellata, nessun dubbio sulla rappresentazione medesima che si osserva uguale e simile -contesto, strutturazione, abiti, posizione- in più opere dell’artista. Va osservato che nel cromatismo dell’abito l’artista non viene meno alla sua natura poetica preferendo il colore secondario al primario, parimenti a quel giallo-ocra così ricorrente in tutte le sue donne e che pare prediligere. Tutto dunque ne “La Ciociara col mandolino” concorda e armonizza con l’opera generale del Maestro anche se alcuni dettagli quali le calzature, i coralli, il tamburello indurrebbero a vedervi un sovraccarico e ridondanza che però uno sguardo all’opera generale esclude: tutto è equilibrato, in una impostazione perfettamente classica e folkloricamente ineccepibile.
I grandi artisti sono tali perché nella loro opera tutto è possibile, come pure le espressioni e manifestazioni meno ricorrenti. Ignorare o non saper leggere tale aspetto, pervenendo perciò a conclusioni perfino traumatiche, è quanto di più lesivo si possa immaginare.
L‘opera è presente nel catalogo della casa d’aste come opera anonima. Divergendo dalla mia convinzione iniziale e pur non ricorrendo alla cifra morelliana famosa, ho proceduto ad una approfondita e dispendiosa disamina comparativa, al fine delle cosiddette verifiche ed analogie tra opera in oggetto e compendio generale. Non ho fatto invece ricorso alla moderna tecnologia in merito agli aspetti e sostanze esteriori, pigmento, tela, telaio, dell’opera in quanto non ritenuti significativi essendo l’opera chiaramente dell’epoca e nulla evidenziando che non sia del pennello e della creatività di Corot, stando ovviamente alla mia personale opinione! Per esempio:
-quel trattamento pittorico del naso che la luce in una certa posizione mette in evidenza, lo rinveniamo identico in altre opere tra cui ‘Bacchante by the Sea’ al MET, le ‘Repos’ alla NGA Washington; analogo anche alla ‘Donna alla fontana’ di Ginevra e alla ‘Ninfa’ nel medesimo museo;
-il medesimo naso -e perfino le medesime misure 55×46- lo rinveniamo nella ‘Poésie’ al Museo di Colonia: è oltremodo singolare che “La Ciociara col mandolino” e l’opera di Colonia abbiano, in aggiunta, la medesima dimensione e anche il medesimo anno di esecuzione, intorno al 1860: e trovare opere con la medesima dimensione è impresa ardua tra le opere di Corot;
-quelle calzature pittoresche di “La Ciociara col mandolino” note in folklore come ‘cioce’, singolare ‘ciocia’ (da pronunciare come inglese ‘church’) che così evidenti e realizzate si vedono solamente in due o tre opere di Corot sul costume ciociaro quali la ‘Donna italiana seduta’ di Zollikon coll.Nathan, la ‘Donna in costume’ del Museo di Phoenix, il ‘Pastorello’ di Reims e di NGA Washington; non si riscontrano invece nelle altre opere pure folkloricamente ciociare quali la ‘Italiana alla fontana’ di Basilea e la ‘Italiana ‘La Morieri’’ di NGA Washington e ‘Italienne assise, accoudée sur son genou’ al Louvre come pure nel ‘Ritratto di ciociarella’ allo Staedel. In realtà la calzatura è un elemento che come regola non rientra negli interessi dell’artista: in effetti non si vedono calzature di nessun genere nelle sue opere, salvo qualche raro caso. Solamente Corot in “La Ciociara col mandolino” poteva tener conto di tale dettaglio, reso tra l’altro perfettamente dal punto di vista della verità storica: se avesse rinunciato a dipingere le cioce, il dipinto ne sarebbe risultato chiaramente monco e lacunoso, laddove nelle altre opere dove le calzature sono assenti perché coperte dagli abiti, tale impressione non si evince! E trattandosi in sostanza del costume ciociaro canonico, non poteva non privarlo di quell’accessorio determinante quale le ‘cioce’ trovandosi l’immagine ritratta di fronte all’osservatore, in primo piano.
-Con riferimento al mandolino che l’artista impiega in tante posizioni e in tante opere, italiane e non, va ricordato che folkloricamente non è attinente al costume ciociaro bensì alla città di Napoli e, inoltre, qui esso tradizionalmente viene suonato da uomini: al contrario lo strumento musicale folkloricamente originario delle donne ciociare è il tamburello. Di conseguenza Corot che sovente illustra perfino in primo piano il mandolino, in tali casi non fa che concedersi delle licenze poetiche. Quanto a mio avviso risulta palesemente eccezionale è il fatto che “La Ciociara col mandolino” è il solo dipinto dove i due strumenti sono illustrati assieme, abbinati! Nessun altro artista che non sia Corot poteva avere la sensibilità e la conoscenza per pervenire a tale esito. E infatti il tamburello giace, discretamente, per terra, come contrassegno e simbolo di una verità storica all’artista ben nota e convissuta, che qui definiamo la ciociarità del contesto.
-Altra prova del rispetto dell’artista per la verità storica è il copricapo della ciociara. E’ un elemento tipico di quel costume che Corot presenta in varie fogge nelle cinque-sei opere tipiche ciociare. In qualcuno, come questo e come quello de ‘La Morieri’ alla NGA Washington, l’artista procede poeticamente secondo il suo solito perché si tratta di modelli di copricapi inusitati nella tradizione. Nel copricapo de ‘La Morieri’ egli va ancora oltre, dotandolo di un colore, il giallo, assolutamente estraneo a una ‘tovaglia’ ciociara. Da rilevare che in tutte le altre opere femminili Corot ignora tale elemento e dà libero sfogo alla sua inventiva con fiori, fiocchi, nastri, fettucce, decorazioni ecc.
-A eccezione di quelli geograficamente connotati, gli altri costumi sono in maggioranza identificati ‘italiani’ in realtà ‘ciociari’, e nella totalità poeticamente assemblati dall’artista, dunque impuri folkloricamente. L’artista non pare conoscesse il termine ‘ciociaro’. Esempi invece folkloricamente inappuntabili di costumi ciociari nel canone dell’artista sono: la ‘Italienne à la Fontaine’ di Basilea, ‘La donna Italiana seduta’ di Zollikon, ‘Italienne’‘La Morieri’ di NGA Washington, ‘La Femme italienne assise accoudée sur son genou’ del Louvre, i due ‘Pastorelli’ di Reims e di NGA Washington, il ‘Ritratto di ciociarella’ allo Staedel, la ‘Donna’ ciociara in perfetto costume di Phoenix, il pastorello in collez. priv. e sicuramente qualche altra opera. La “Ciociara col mandolino” sarà salutata dunque come l’ultima arrivata nel contesto!
-La dottrina del folklore statuisce, come regola, la collana di coralli al collo della donna ciociara. Anche rispetto a tale accessorio Corot è indipendente e libero e quando, non spesso, adorna le sue donne con collane, fa sfoggio di inventiva, ricorrendo a vari accoppiamenti e tipi di collane, rimanendo nella inventiva perfino nei casi di autentico costume ciociaro come in ‘La Morieri’ di NGA Washington e le ciociare di Zollikon e di Basilea e quella del Louvre, che indossano diversi modelli di collane. Fedele invece alla tradizione ciociara del corallo al collo delle donne è nella ‘Agostina’ della NGA Washington, nella ‘Italienne mélancholique’ della Barnes Found., nella ‘Italienne assise, accoudée sur son genou’ del Louvre, ne “La Ciociara col mandolino” , nella ‘Femme d’Albano’ a Langmatt e sicuramente in qualche altra opera, pur se non tutte ciociare.
-Come già osservato la gran parte delle opere femminili come regola si presentano contestualizzate nel paesaggio o nello studio del pittore o in altre ambientazioni: alla fontana, con la lettera o con il libro in mano o sulle ginocchia, con la ghirlanda, con un mobile, col mandolino, varie volte col tamburello in mano … ma altrettante vengono offerte all’ammirazione con la sola immagine su fondo normalmente neutro, come “Ciociara col mandolino” o come anche in: ‘Sybille’ del MET, ‘Femme à la perle’ al Louvre, ‘Ritratto di ciociarella’ allo Staedel, ‘Gypsy with a mandolin’ a St.Paulo, ‘Gypsy Girl’ a Stoccolma, ‘Mlle Foudras’ a Kelvingrove UK, ‘Marie Legois’ a Vienna, ‘Marie de Sorre’ al Mus.Naz.Picasso e ancora altri esempi.
-Nella mia ricerca mi sono imbattuto in un particolare dell’abbigliamento femminile che l’artista letteralmente inventa e nobilita cioè quella lunga manica mobile, a mezzo braccio o a tutto braccio, di cui ama spesso dotare le sue donne, per esempio la ‘Italienne’ della NG Londra, ‘La donna che legge’ al MET, ‘La donna allo studio, col cane’ alla NGA Washington, ‘La femme à la perle’ e ‘L’Italienne assise accoudée sur son genou’ del Louvre e numerosi altri esempi. Tale elemento tipico documentato solo ciociaro nella dottrina del folklore, diventa per l’artista una componente gradita dell’abbigliamento da lui combinato che gli consente sia l’originalità e sia una ulteriore occasione di cromatismo. Assieme alla manica si registrano anche i manicotti da polso che servivano, all’origine, a seconda del tipo di lavoro, a bloccare in un certo punto del braccio, la manica mobile delle donne ciociare, che pure vediamo in alcune sue opere e anche ne “La Ciociara col mandolino” . Si rammenta che la manica originaria aveva ben altra funzione e certamente non decorativa quale in Corot: erano maniche mobili applicate alle camicette femminili, non svincolate da queste: allorché nei pesanti lavori dei campi sotto il sole o in altre circostanze, queste maniche venivano completamente sfilate, per normali motivi igienici e anche per salvaguardare le camicette medesime. Solo nella ‘Donna alla fontana’ di Basilea l’artista mostra un indumento rosso sulla parte posteriore della donna, tipico in effetti del costume ciociaro e sempre di questo colore: fungeva da contenitore personale della donna dove riponevano quanto loro necessario, tra cui le maniche quando sfilate. Non poche opere degli artisti europei specie delle prime decadi del 1800, nei loro dipinti mostrano anche la evidente attaccatura delle maniche alle camicette che avveniva nei modi più ingegnosi, a seconda degli ambienti e delle epoche. Quegli svolazzi e fiocchi e nastri che così spesso si vedono sulle spalle delle donne, come anche nella”Ciociara col mandolino” in realtà all’origine erano le decorazioni che fungevano da attacco tra camicetta e maniche. E anche in Corot qualche rara opera illustra tale dettaglio, per esempio in ‘La cicala. The Grasshopper’ del Norton Museum di Pasadena, dove si vedono anche i manicotti finali. Tali manicotti sul polso, ricorrenti e frequenti nelle opere dei pittori europei sul costume ciociaro, si notano anche nell’’Agostina’ al NGA Washington, nella ‘Femme d’Albano’ a Langmatt, nelle due ciociare di Zollikon e di Basilea e più o meno evidenti e più o meno dettagliate in molte altre opere.
-Va evidenziato che “La Ciociara col mandolino” è una delle poche opere in cui l’artista dipinge una camicetta ben evidente e completa nelle sue parti. L’altra opera in cui vediamo l’eguale perfetto, coincidenza anche ora stimolante, è ne ‘La Morieri’a NGA Washington. Analogia palese, in particolare nella stesura del colore, si riscontra nella ‘Donna con la rosa’ di Amburgo e anche nella ‘Zingara’ dell’asta Christie New York 28.X.2019 lotto n.211. Nella maggioranza delle opere dell’artista non si vedono intere e complete come in tali esempi citati.
-La modella del dipinto in questione è, a mio avviso, Agostina Segatori, nata nel 1841, originaria di Subiaco nei pressi di Roma. E’ la stessa modella che nell’arco degli anni, da circa il 1858 fino al 1873 ebbe ripetuti rapporti di lavoro con l’artista e, sempre a mio avviso, sono almeno venti le opere nelle quali è possibile riconoscere il suo corpo e il suo viso. Tuttavia, si badi bene, che l’Agostina che ha posato per “La Ciociara col mandolino” e gli altri dipinti di cui qui appresso, non è la donna dallo stesso nome del dipinto famoso alla NGA Washington! Nel corso degli anni ho fatto delle ricerche su Agostina rinvenibili nel mio libro MODELLE E MODELLI…. e in qualche mio saggio tra i quali quello nel sito web più sopra citato inciociaria.org alla voce: monografie.
Agostina in “La Ciociara col mandolino” è la medesima modella riconoscibile, tra le altre opere, nella ‘Lettura interrotta’ di Chicago, nella ‘Baccante vicino al mare’ del MET, nel nudo ‘Il riposo o ninfa’ di Ginevra, nella ‘Donna in blu’ del Louvre e nella ‘Donna in rosa’ d’Orsay, in ‘Algérienne drapée de blanc’ di Remagen. I 18-20 anni di età di Agostina in “La Ciociara col mandolino” si leggono evidenti anche nel nudo Corcoran alla NGA Washington che ritengo la prima opera per la quale abbia posato: qui, ancora una felice coincidenza, è illustrato, pure se anche ora discretamente, un tamburello, quasi a voler sottolineare o ricordare, anche in questo quadro, la ciociarità della modella, cioè la sua origine! E se si esaminano le opere per le quali ha posato nel corso del suo rapporto di lavoro con l’artista, ne possiamo seguire anche la evoluzione fisica della fisionomia. E se si esamina il dipinto ‘La Morieri’ dato al 1872 circa, tra le molte e quasi incredibili deduzioni che ne possiamo trarre abbiamo la conferma quasi scientifica che questo è anche l’ultimo quadro al quale Agostina è stata modella: infatti l’anno successivo, 1873, a giugno, metterà al mondo il figlio Jean Pierre quindi in questo quadro Corot, in qualche mese del 1873 più che nel 1872, ha davanti a lui la sua modella incinta e le mette al dito anche un anello, raro accessorio nella donna ciociara. E quel grembiule variopinto e sgargiante di colori, conformazione tipica del costume ciociaro, quasi in esposizione in primo piano, senza giustificazione plausibile, non fa che dimostrare lo stato in cui si trova Agostina in quel momento come pure, a mio avviso, documentano e provano gli occhi. Con un pò di fantasia si potrebbero rinvenire varie annotazioni e commenti che hanno indotto l’artista a dipingere questo quadro.
Il particolare del tamburello così chiaramente collocato con molta discrezione nei due quadri succitati, “La Ciociara col mandolino” e il nudo Corcoran NGAWashington, quale, a mio avviso, contrassegno e simbolo personale ma anche di un fatto storico e di una realtà della tradizione, illustra sia la volontà e la conoscenza del Maestro e sia ancora di più l’interesse personale quasi esistenziale di Agostina stessa verso lo strumento che l’artista a modo suo riconosce e fa valere: infatti dopo qualche anno aprirà un ristorante a 62 Bd.de Clichy chiamato Le Tambourin, dove i tavoli e le suppellettili erano a forma di tamburelli, dove sia lei che le cameriere servivano nel costume ciociaro e dove le pareti erano adorne di tamburelli decorati donati da decine di pittori. Come si vede tutto si armonizza e concorda.
La Mairie di Montmartre il 4 giugno 2015, dietro iniziativa di chi scrive, ha apposto con pubblica cerimonia una targa al numero civico 62 in memoria. Fu modella anche di due opere importanti di Van Gogh.
Tanto sensibile e partecipe è stata l’attenzione di Corot verso Agostina, quanto al contrario la superficialità anche di grandi musei nei suoi confronti che, per esempio, la fanno nascere a Napoli o che chiamano la ‘Agostina di Monparnasse’ quando lei invece non si è mai spostata da Montmartre.
Il quadro “La Ciociara col mandolino” si differenzia da tutte le opere dell’artista in quanto non è solo un inno all’amata terra ciociara ma un inno all’amato costume ciociaro, un inno alla bellezza di quelle che lui chiamava ‘donne romane’ e che in qualche lettera a un amico ha poeticamente descritto, non omettendo di evidenziare qualche piccante particolare anatomico. Il quadro ‘Marietta’ che lo ha accompagnato per tutta la vita e mostrato solo agli intimi ed amici, è la riprova artistica delle sue esperienze romane e anche della sua nostalgia per quel tempo…e quelle anatomie. Il quadro in esame è anche il più esaustivamente finito, dal punto di vista folklorico, come nessuno degli altri sei quadri ciociari. Abbiamo già detto dell’abbinamento mandolino-tamburello. “La Ciociara col mandolino” è un unicum, a mio avviso nel contesto delle opere dell’artista.
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