Quando le cose si presentano in un certo modo o allorché qualcuno riceve un torto o un sopruso in qualche vicenda giudiziaria, allorché si leggono nella stampa o altrove certi episodi di mala giustizia o tale ritenuta, generalmente auspichiamo e ripetiamo: per fortuna a Berlino ci sono giudici! A significare che ci sono anche magistrati, la maggioranza, all’altezza del loro compito e rispettosi della giustizia e della legalità, in grado dunque di rimediare agli errori degli altri e a ristabilire la equità. Certo è che se ricordiamo certi giudici che la società italiana ha nutrito e mantenuto satrapescamente quali Squillante, Carnevale, Spagnuolo, Palamara e parecchi altri come le cronache abbondantemente hanno raccontato e illustrato e che invece di venir allontanati dai ranghi seduta stante con rinuncia a privilegi e a liquidazioni principesche e alla restituzione del maltolto diretto e indiretto, il sistema ha continuato a mantenere in servizio, per poi far trascorrere anni e anni prima di arrivare a delle soluzioni e, di regola, quali soluzioni: ponti d’oro, a spese degli Italiani! L’avvilimento, e la paura, sono grandi. Senza menzionare l’altra pagina grottesca offerta ai cittadini: impegnati a gestire loro stessi, il loro carrierismo e i loro interessi di corrente -sempre salvo eccezioni- nel disinteresse totale, e quasi complice, del Parlamento, le alte sfere giudiziarie non si sono occupate come da loro obbligo, della gestione funzionale dell’apparato e quindi dotare le strutture dei giudici e funzionari necessari, hanno invece proclamato giudici: gli avvocati!! Hanno inventato la categoria dei got, i giudici onorari! Tutto in famiglia dunque! Cioè il cameriere che diviene cuoco o l’infermiere medico, ed avviene che tali nuovi giudici, in massima parte impreparati a tale funzione fondamentale, si sono rivelati , nella pratica, un’autoalimentazione del losco sistema e un prezioso giacimento per gli avvocati: salvo sempre le solite beneauguranti eccezioni, tali got commettono infatti, errori e grossolanità tali da far sorgere la necessità da parte degli avvocati, per rimediarvi, di nuove procedure e di nuovi procedimenti, ovviamente a danno delle vittime che devono pagare ancora di più. E la disgrazia è che non ci si può difendere diversamente dalle grossolanità e disfunzioni commesse né ci sono i loro superiori che controllano e che quindi intervengono a tempo debito: cioè sono dei papi, sono infallibili anche quando scrivono che 2+3=4! Per difendersi -ecco l’alibi indegno e prevaricatore che il sistema si è dato ad autotutela- bisogna iniziare nuove procedure, cioè passare al grado superiore cioè altri soldi, avvocati, altri anni che passano: infatti i got e i giudici non sbagliano e nessuno interviene a correggere gli strafalcioni anche più solenni: occorre un altro giudice!
E torniamo ai nostri giudici di Berlino, che sono un altro mondo.
Tutti conoscono la storiella. Federico II il Grande, re di Prussia -siamo dopo il 1740- aveva costruito il proprio palazzo reale a Berlino/Potsdam: nelle vicinanze, sul fiume, operava da sempre un mulino che quando in funzione giustamente le pale facevano rumore e cigolii. Il re si lamentò del rumore fastidioso e i dipendenti andarono più volte dal mugnaio a chiedere di rimediare al disturbo o di trasferirsi altrove, ma senza esito: “io faccio il mio lavoro da generazioni, voi invece siete arrivati adesso”. Alla fine fu il re stesso che andò da lui e lo pregò di andarsene altrimenti lo avrebbe obbligato. Il mugnaio rispose: “Maestà, io non mi muovo da qui. E a Berlino ci sono giudici.” Da notare che all’epoca, già dunque nel 1700, l’organizzazione giudiziaria in Prussia era tale che ogni processo civile, anche nel caso di appelli, non poteva durare più di un anno!!! Il re fu ammirato della fiducia riposta nei suoi giudici di Berlino e lasciò in pace il mugnaio. Trascorse del tempo e ad un certo punto il re si avvide che il rumore fastidioso era scomparso. Indagò e gli fu riferito che un giudice aveva condannato il mugnaio. Il re si rese conto che per favorirlo il giudice aveva commesso un torto a danno del mugnaio e della Giustizia, il quale era nella piena ragione e diritto. Andato a Berlino, Federico II seduta stante licenziò il giudice, per indegnità e offesa alla Giustizia.
Quindi tale giudice non era proprio di quelli di Berlino! Da tanti fatti di cronaca e dalla realtà apprendiamo che purtroppo noi non siamo lontani da quel particolare giudice di Berlino
che non applica la legge ma la interpreta, a seconda… ma non disponiamo di un Federico II.
Michele Santulli