Il Costume Ciociaro

IL COSTUME CIOCIARO

Finalità è di mostrare alla luce di opere pittoriche di artisti europei dell’Ottocento le peculiarità e le caratteristiche del costume ciociaro allo scopo di evidenziarne la assoluta e univoca tipicità. Che per oltre centocinquant’anni lo si sia definito romano o napoletano o laziale o calabrese o campagnolo e nella maggior parte dei casi abruzzese, per tralasciare il titolo di tirolese, basco perfino savoiardo, tale assurdità e tale superficialità sono state lacuna grave degli studiosi, dei mercanti, non di rado di qualche pittore stesso ma soprattutto delle istituzioni pubbliche, ciociare e non, che sole hanno i mezzi idonei per valorizzare e far conoscere il comune patrimonio di arte e cultura. Altra finalità è stata quella di rammentare quale scrigno inaudito di ricchezze storiche e culturali è stata la Valle di Comino. In questa sede, per la prima volta, viene affermato e documentato il suo diritto alla primogenitura nazionale della migrazione all’estero da parte dei pifferari, degli zampognari, per miseria e fame, già seconda metà del 1700, vale a dire i pionieri e gli avamposti intrepidi e affamati della emigrazione italiana. Qui, per la prima volta, viene affermato che il modello di artista è anche esso, in massima parte, invenzione del ciociaro e della ciociara della Valle di Comino, come pure viene affermato che l’enorme e persistente flusso immigratorio che caratterizzò tra fine 1700 e inizi 1800 lo Stato della Chiesa, prese in somma parte il suo abbrivio da Terra di Lavoro settentrionale e, qui, dalla Valle di Comino essenzialmente. Cioè quelle che un po’ crudemente vengono definite in sociologia ’fabbriche di uomini’ a seguito della esuberanza demografica che le contraddistinguevano allocate in villaggi sperduti sulle Mainarde o nella Valcomino, principalmente sono quelle che ininterrottamente hanno alimentato questo flusso umano disperato in massima parte nello Stato Pontificio e poi per le vie del mondo. Ancora non si è provveduto alla erezione di un monumento immenso, nella piana di Atina, allo zampognaro e al pifferaro che rammenti, ricordi e sottolinei questa apoteosi del coraggio e della disperazione.

Dati tecnici:
Pag.220
60 tv.col.
10 fig.b/n
formato 24×17
anno: 2009

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