Una determinazione delle Nazioni Unite dichiara il 2011 l’anno delle foreste e degli alberi, ad ammonimento della umanità che continua invece ad assistere passivamente e indifferentemente alla sistematica distruzione del suo patrimonio arboreo. La situazione nella nostra provincia è quella che scaturisce dalle rilevazioni statistiche nazionali e che ci collocano sistematicamente agli ultimi posti e cioè il nostro comportamento nei confronti degli alberi e della natura è quello della misconoscenza del loro ruolo essenziale anzi esistenziale che rivestono per la umanità stessa: gli alberi, invece, servono per il camino.
Quindi appare doppiamente esecrabile e condannabile quando si assiste al taglio di una quercia o di un platano secolari: nessuna ragione può giustificarne l’abbattimento: come scrisse un poeta ciociaro romano un secolo fa, Augusto Sindici, gli alberi emanano “singhiozzi e pianti” sotto “l’accetta der devastatore”. Mentre, al contrario, “i tronchi cantano” quando si levano rigogliosi al cielo, come dipinse Giacomo Balla in una serie di pastelli. Sono anni che si levano voci di forte contestazione e ribellione contro questa pratica incivile e suicida ma è poca cosa rispetto alla indifferenza generale che si mostra verso questi episodi: la carenza della scuola in questa direzione è particolarmente sentita. Qualche anno addietro una forte ribellione si scatenò da parte degli abitanti del quartiere Cese Corridore di Frosinone a causa della solita strada che il Comune voleva allargare avendo a disposizione stanziamenti da far circolare. E le povere querce secolari furono abbattute, senza pietà alcuna. Io mi chiedo: come è possibile che si acquistino normalmente antichi olivi e altre piante a caro prezzo che vengono, poi, piantate in parchi e giardini e invece le maestose querce e i platani secolari vengano semplicemente abbattuti senza pietà? Ci sono mezzi meccanici oggi che in mezza giornata spianano una collina: perché dunque non scavare le piante e trapiantarle altrove come si fa normalmente e su larga scala con gli ulivi e altre piante decorative?
Ad Atina località Ponte Melfa due file di maestosi platani si levavano su entrambi i lati del lungo viale che conduceva alla ex-Cartiera Visocchi: poco a poco, è rimasta una sola fila perché l’altra è stata interamente rasa al suolo per far spazio al cemento armato. E il Comune? E l’ufficio tecnico di fronte a siffatto scempio ambientale e appezzentimento del pubblico patrimonio? Abbiamo già parlato qualche settimana fa dei platani superstiti di un altro splendido viale lungo chilometri che univa Ponte Melfa a Casalvieri costeggiato essenzialmente da antichi maestosi platani di cui ne restano qualche decina e dei quali la mano spietata di qualcuno ne ha abbattuti quattro ultimamente, fermati all’ultimo momento prima dell’abbattimento di altri grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri che hanno riscontrato irregolarità e hanno bloccato la devastazione.
Sempre ad Atina sulla vecchia strada Sferracavalli che porta a Sora ogni tanto vedi ceppi enormi di querce abbattute, querce che sono state in piedi in quel posto per oltre un secolo e improvvisamente qualcuno, magari seduto comodamente dietro una scrivania, tutto afflato lirico e amore per il prossimo secondo lui, decide arbitrariamente che questo albero maestoso è di impedimento a qualcosa o a qualcuno e quindi abbatterlo. Senza che il padrone di casa e cioè il Sindaco, si senta in dovere, anche per rispetto dei propri cittadini e dell’ambiente, di intervenire e di impedire siffatta devastazione.
Torneremo prossimamente su questo argomento.
Michele Santulli