CIOCIARIA E NON CIOCIARIA

Ultimamente si è intervenuti sulla definizione geografica e storica della Valcomino di cui ancora, incredibilmente, si continua ad ignorare la consistenza territoriale: ognuno che se ne occupa la allunga o accorcia come se fosse manica di camicia. Anzi parrebbe che le caratteristiche geografiche vengano subordinate alle elucubrazioni dei soliti malpensanti furbacchioni che mirano, in realtà, esclusivamente al conseguimento di certe loro finalità quasi sempre personali, a danno dunque della comunità, stiracchiando o allungando e, quello che è veramente pregiudizievole, nella indifferenza generale, cosa che equivale all’approvazione manifesta delle più ridicole insensatezze. “Facciamoci entrare anche Terelle o Campoli Appennino o Belmonte così, ecc.”. A detrimento continuo di questo territorio così, invece, ben delimitato e circoscritto dalla natura e dalla storia e altresì a degrado delle informazioni elementari e al relativo smarrimento delle persone che sentendo tutte queste campane, nulla più capiscono e nemmeno più conoscono il proprio territorio, creando turbamenti e non di rado disaffezione. La Valcomino ha dodici paesi che la costituiscono, come la natura e la storia hanno voluto, nessuno in più o in meno, da sempre. Ci sono dei libri sull’argomento.
Lo stesso avviene per il significato di Ciociaria che, mancando la scuola e la volontà generale, anche essa è diventata come tiramolla e alla fine ridotta alla provincia di Frosinone. Oggi infatti Ciociaria è divenuto sinonimo di Frusinate! Tutto dunque si restringe e contrae, andando di nuovo contro la Storia e i fatti ma soprattutto, di nuovo, creando smarrimento e approssimazioni, sentimenti di cui non avremmo proprio bisogno. L’assenza di una scuola che incide e forma e, allo stesso tempo, l’indifferenza generale ne rappresentano purtroppo l’alibi e il cemento. In effetti Ciociaria non è solo provincia di Frosinone ma è anche e soprattutto il territorio al di là degli Aurunci, degli Ausoni e dei Lepini delimitato dal tracciato della antica Via Appia, dunque da Itri a Velletri con Fondi, Sonnino, Priverno, Cori, Sermoneta, Norma ecc. e poi tutto il resto del territorio al di qua di Palestrina e di Tivoli cioè Colleferro, Segni, Carpineto, Olevano, Subiaco, ecc,. fino ad abbracciare dunque tutte le località appollaiate sui Simbruini e Valle dell’Aniene: Anticoli C., Saracinesco, Cervara, Cineto, ecc. e da qui scendendo fino ad incontrare gli Ernici. Semplificando Ciociaria è la regione a Sud della linea Tevere-Aniene con esclusione dei Castelli Romani e dei corridoi da Roma fino a Palestrina, Tivoli e Ostia, racchiusa dunque tra gli Appennini e la Via Appia e a Sud delimitata dal fiume Garigliano e suo prolungamento ideale fino a Itri-Terracina. Per quattro-cinque secoli regione nota come Campagna di Roma (Stato della Chiesa) e Alta Terra di Lavoro (Regno di Napoli) col cui territorio coincide perfettamente eccezion fatta delle città marittime, successivamente come Marittima e Campagna, poi come Delegazione di Frosinone, poi altre denominazioni fino ad arrivare al Fascismo che mise ordine definitivo alla situazione istituendo la Provincia di Frosinone nel 1927 e quella di Littoria/Latina dieci anni più tardi ma, nei fatti, smembrando la Ciociaria folklorica fra tre province. Ciociaria, in effetti, è un concetto solo folklorico perché nei luoghi suindividuati si indossavano all’incirca i medesimi costumi, le medesime calzature ma soprattutto perché avevano avuto una comunanza secolare di governi e di esistenza, dunque le medesime radici. Quindi Ciociaria abbracciava sia la Campagna di Roma (Stato della Chiesa) e sia l’Alta Terra di Lavoro (il territorio compreso tra il fiume Liri e il fiume Garigliano, Regno di Napoli). Ne sono escluse, ma solo e sempre folkloricamente, le località di mare principalmente Formia, Gaeta, Terracina, Anzio, Nettuno perché il ciociaro, come scriveva Malaparte, è ‘terrigno e terroso’, non è per l’acqua, pur avendo avuti intensi e secolari rapporti con queste città: si pensi che Terelle nel corso del 1800 si svuotò letteralmente e si trasferì a Terracina dove ancora nel medesimo luogo vivono gli eredi, lo stesso i settefratesi, ma non solo essi, che amavano trasferirsi a Nettuno e Anzio. Una osmosi che superava i limiti nazionali dell’epoca.
Quindi quando si dice Ciociaria o Ciociaria Storica si intende e si può intendere solo la conformazione folklorica più sopra individuata, quindi il termine ciociaro abbraccia, oggi, sia la provincia di Frosinone, sia una parte della provincia di Latina e sia una parte della provincia di Roma: cercare oggi inconsapevolmente di ridurre tutta la Ciociaria alla provincia di Frosinone è grave errore e travisamento della realtà, come pure è grave distorsione voler riconoscere al termine ciociaro una valenza territoriale o amministrativa o politica o di altra natura che non sia quella folklorica. La provincia di Frosinone dunque non è la Ciociaria bensì: Ciociaria. Dire che il cabernet è ciociaro non significa vino della provincia di FR bensì vino della Ciociaria, che si può coltivare dunque sia a Cori e sia a Subiaco e sia ad Atina. Aldo Manuzio è ciociaro come il Cavalier d’Arpino è ciociaro. Le modelle della Valcomino sono ciociare come ciociare sono quelle di Anticoli e di Olevano, come ciociari erano i briganti di Sonnino e le modelle di Fondi, quindi il termine non può essere ridotto a frusinati o romane o latine, i briganti di Sonnino sono ciociari come lo erano quelli di Sora o degli Ernici. L’appartenenza amministrativa di oggi è un dettaglio che non può cancellare la realtà secolare sancita dalla storia e, non si dimentichi, documentata e continuamente ricordata da migliaia di opere d’arte pittoriche che confermano la omologazione di cui fin qui, senza menzionare Libero de Libero, Giuseppe De Santis, A. Moravia, Anton Giulio Bragaglia, ecc.. Ridurre consapevolmente o inconsapevolmente, per ripetermi, il costume ciociaro solo alla provincia di Frosinone è grave distorsione. Un conto è, dunque, il costume frusinate, un conto quello ciociaro. Un conto un prodotto tipico frusinate, un conto un prodotto tipico ciociaro: il primo è riduttivo pur se specialistico e caratterizzante, il secondo è generale e storico della Ciociaria. 
Biasimevole il fatto che nulla si intraprende specie da parte della Scuola e delle Istituzioni per rinsaldare o quanto meno tener vivi certi fondamenti comuni.

Michele Santulli

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