Forse si ignora che Auguste Rodin (1840-1917) è stato un autentico industriale della scultura a seguito della quantità enorme di soggetti in bronzo: migliaia di opere immesse sul mercato presenti in quasi tutti i musei e collezioni. Inutile richiamare alla memoria le opere che lo rendono immortale quali il Pensatore, il Bacio, la Donna accovacciata, Eva, il San Giovanni Battista, Iris… pertanto a nessuno di questi capolavori dedicò il tempo e l’attenzione e l’impegno di cui invece ritenne degno e meritevole il suo monumento allo scrittore Balzac. In effetti la commissione affidatagli per la realizzazione di un monumento in onore del grande scrittore non ebbe successo; accurate e numerose furono le ricerche e investigazioni per pervenire alla individuazione dei maggiori elementi possibili sulla vita e personalità del romanziere: malgrado tale impegno i bozzetti non furono accettati e Rodin restituì l’anticipo versatogli a suo tempo. Personaggio troppo prestigioso, Balzac, per poter essere messo da parte così facilmente, per cui Rodin, accantonata la delusione cocente per l’insuccesso, continuò con la lavorazione e non poche furono le opere realizzate e acquistate da vari cultori: curioso costatare che gran parte erano soprattutto busti e ritratti che rispecchiavano il vero volto di Balzac. Tali gratificazioni e tali conseguimenti non furono di sollievo e di accettazione da parte dell’artista: sentiva che qualcosa mancava al suo Balzac! E alla fine concluse che tale insoddisfazione risiedeva nel volto! E così ancora per altri anni continuò in silenzio ad occuparsi del Balzac e di un volto a suo parere idoneo e degno: tenuta in disparte e ignorata, in realtà è stata l’opera che maggiormente ha avvinto e perfino affascinato la sua personalità di artista, tanto che il suo biografo ha raccolto queste parole in merito: “La résultante de toute ma vie, le pivot mème de mon aesthétique” “la risultante di tutta la mia vita, il fulcro stesso della mia estetica”. Invero il monumento a Balzac è stato il solo impegno artistico veramente sofferto e vissuto nella sua immensa produzione, che però il successo strepitoso di altre sue realizzazioni ha fatto passare sotto silenzio e perfino oscurato. Va rammentato che il Balzac lo ha impegnato negli ultimi anni della sua vita e la fusione in bronzo è stata eseguita oltre venti anni dopo la morte.
Rodin aveva frequenti rapporti con i modelli e le sue agende, blocchi per note e appunti contenevano lunghe liste di nominativi della più grande originalità e anche provenienza, numerose anche di Roma; quasi sempre affianco ai nomi, gli indirizzi, qualche descrizione fisica particolare, l’età, le sue impressioni e talvolta raramente anche il nome dell’opera relativa. Tra i nominativi, numerosi quegli italiani, sovente in una grafia strana e approssimata: tra questi un nome, secondo l’elenco della Signora Pinet, appare almeno due volte con cognome Prechi o Pechi o Peschi: Celestin o Celestino e affianco, le due volte, Balzac! Qui ci arrestiamo.
Così nel 1939, l’artista era morto nel 1917, il gesso originario lasciato nello studio fu fuso in bronzo e la scultura alta 2,75 m su un piedistallo in marmo alto circa 1,2 m, fu collocata all’intersezione stradale più gigantesca di Parigi, tra il Boulevard Raspail e il Boulevard du Montparnasse, dove si leva maestosa quasi di fronte all’antico famoso caffè La Rotonde e al più moderno Charivari. Ma chi è il Celestino di Rodin? Chi ne ha mai parlato e individuato?
E in questo momento si innesta la figura di un personaggio, che può darci la risposta, una donna, analfabeta, una domestica, piccolina alta 1,55 circa, alla quale il destino ha riservato un ruolo tale che oggi ancora per la comunità di lingua francese del pianeta, rappresenta quello che è la Marsigliese o la Rivoluzione o Napoleone o Coluche cioè un monumento vivente! Stiamo parlando della Semeuse, la Seminatrice, cioè la figura di donna che con gli abiti svolazzanti e un copricapo in testa, spande la sua semenza in giro nei campi: è stata presente per parecchi anni sulla monetazione d’argento fine ‘800-inizi ‘900, poi per molti anni sui francobolli, poi negli anni ’60 su una moneta d’argento e oggi sugli Euro. La domanda: quale la relazione con Celestino-Balzac? Negli anni passati lo scrivente ha non poco indagato e ricercato per venire a capo di certe situazioni della Storia riferite a certe sue componenti poco o per niente conosciute e chi è curioso può consultare in particolare MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, A PARIGI , A LONDRA NEL 1800-1900 e nel corso di tali indagini in Valcomino si è imbattuto, tra l’altro, nel Sig. Mario Franciosa residente a Clamart, un sobborgo di Parigi, che negli anni cinquanta aveva frequentato la Seminatrice ormai avanzata negli anni. E il Sig. Franciosa è stato depositario, unico, delle confidenze e racconti, anche intimi e personali, di Rosalina Pesce, il nome dunque della Seminatrice, nata nel 1886 in un paesino della Valcomino e poco dopo emigrata a Parigi! E uno dei ricordi era il seguente: Rosalina che per molti anni aveva abitato con la madre nel cortile di un palazzo alla Avenue du Maine 51 con davanti l’Hotel de Paris, oggi ancora sui luoghi dove ha occupato tutto il piano terra, ogni volta che per il suo lavoro di domestica -aveva rinunciato al ruolo iniziale di modella perché non amava denudarsi- passava davanti al monumento a Balzac, il suo cuore, racconta il.Sig.Franciosa, sobbalzava e lei si inteneriva! Il volto di Balzac, scavato dalla fatica, le occhiaie profonde rivolte lontano, i capelli al vento, era il volto del padre: Celestino di Rodin, il Balzac di Rodin, in realtà era effettivamente Celestino Pesce, il padre della Seminatrice, patrimonio della Francia!
© Michele Santulli