Il modello di artista ancora oggi dagli studiosi e ricercatori è considerato come la tela o il tubetto dei colori cioè un dettaglio di poco significato ignorando o negligendo essere invece il modello non di rado ingrediente determinante, sovente la fonte ispiratrice medesima dell’artista, ancora più spesso l’opera stessa che in effetti il pittore o lo scultore realizzano. Ben diceva qualche grande artista: “la pittura è il modello”! Matisse, Rodin, Manet, Degas, lo stesso Picasso, lo stesso Modigliani, non potevano rinunciare al modello davanti a loro in posa: era non di rado la molla, l’ispirazione. Si prendano per esempio il ‘San Giovanni Battista’ di Rodin o la ‘Carmelina’ di Matisse o ‘La lettura interrotta’ o ‘La ciociara col mandolino e il tamburello’ di Corot o ‘Il ragazzo col panciotto rosso’ di Cézanne o qualche nudo sfavillante di Modigliani: si tratta di capolavori e glorie dell’arte occidentale: eppure essi non sono altro che la immagine e il corpo e il sembiante del modello: incorporano la ispirazione dell’artista che con il modello sulla pedana davanti a lui non ha potuto fare altro che, affascinato, ritrarlo e raffigurarlo! Qualche voce a interpretazione di tale silenzio della critica non esclude la scelta voluta di tenere distante il modello onde evitare contaminazioni e perfino prevaricazioni, con l’opera medesima.
Eppure i primi e più eloquenti a essere disattenti o ignari del ruolo dei modelli sono i musei che ne detengono le opere: il Museo Rodin è uno dei casi più eclatanti, ancora oggi se si va nel suo sito web, ignorano perfino come si chiama Pignatelli, che è stato il suo modello più significativo e allo stesso tempo forse il più conosciuto nella storia dell’arte; ancora informa pubblicamente che la modella di Eva è Adele che all’epoca aveva sei anni! ancora ignora Celestino, ancora non conosce Maria Antonia…. qui ci arrestiamo, troppo gravi le omissioni o dimenticanze. Analogamente gli altri musei e non pochi studiosi: il Museo Van Gogh di Amsterdam, grazie alla passione che l’artista suscita nei due milioni annui di visitatori paganti e che investe cifre considerevoli per esempio per produrre profumi dai girasoli o per realizzare copie meccaniche delle opere del Museo indistinguibili, a loro dire, dagli originali e messe in vendita, si dice, a 25.000 Euro ciascuna, ancora non ha raccolto un solo dettaglio biografico sulla modella più significativa nella vita dell’artista e del quale il museo possiede due incredibili capolavori, anzi addirittura fino a poco tempo fa, lei romana e ciociara, la dichiaravano nel loro sito nata a Napoli! Sto parlando di Agostina. Passando ai Musei e all’archivio Matisse, non conoscono e comunque la quasi ignorano perfino nella elencazione delle opere dell’artista, chi sia la modella, la enigmatica ‘Lorette’ o ‘Laurette’ per l’artista, che per parecchi mesi, dall’autunno 1916 al maggio-giugno 1917 quasi in clausura, al quarto piano di Quai St.Michel n.19, grazie parecchio alla sua intelligenza e sensibilità, di molto contribuì a favorire l’apertura e il dischiudersi nell’artista di sentieri e orizzonti dell’arte prima inesplorati e che fu eternata in almeno cinquanta dipinti, la sola modella degna di tanta attenzione da parte dell’artista. Si tratta dunque di realtà e contingenze della storia dell’arte di enorme significato epperò affrontate, a dir poco, con negligenza e disinteresse quando non affrontate affatto. Di Lorette ne dobbiamo il ricordo attento e partecipato e la testimonianza, grazie a due profondi studiosi dell’artista, Hilary Spurling e Jack Flam.
Lorette, ancora oggi gli eredi dell’artista la connotano, storcendo il naso, come ‘la femme italienne’ e in realtà è con queste parole, la donna italiana, che Madame Amélie, la signora Matisse, parlava di Lorette: aveva notato che non era più ‘une jeune fille’ ‘una ragazza’ e aveva intuito che qualcosa di serio, in quel quarto piano lungo la Senna, si era consolidato tra il marito e la povera modella ciociara e gli sviluppi successivi nel loro matrimonio confermano i suoi sospetti. E’ da siffatta realtà che scaturisce, a mio avviso, che Lorette nelle biografie ufficiali dell’artista e della sua opera sia quasi sempre dimenticata, omessa, cancellata! Pertanto la modella veramente più significativa e determinante nell’artista. In effetti i sospetti della Signora Amélie, come si documenta nel libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA, NEL 1800-1900” non erano infondati in quanto nel gennaio 1918 qualcosa accadde.
Stiamo presentando Loreta Arpino, originaria di un paesino della Valcomino in Ciociaria. Matisse nei primi quindici anni della sua attività fino al 1917, ancora periodo di formazione e ricerca, si servì solamente di modelli ciociari, grazie ai quali ha realizzato opere di primaria importanza. Con Carmela Caira, la futura venere di Montparnasse, modella anche di Whistler, di Pascin, di E.Bernard, ha realizzato tra il 1903 e il 1904 un capolavoro sbalorditivo in stile fauve intitolato, dall’artista stesso ‘Carmelina’ oggi al Museo di Boston; con Cesidio Pignatelli collaborò per qualche anno e tra le varie opere il capolavoro è una scultura rimasta ai posteri e cioè ‘Le Serf’, a New York e a Chicago; mentre con Rosa, seducente sorella di Lorette, tra le varie opere realizzò un altro capolavoro, la ‘Gioia di Vivere’ a Philadelphia.
Il rapporto di Lorette con l’artista iniziò verso ottobre 1916, la guerra infuriava e, di riflesso, il carbone per la stufa non era agevole trovarlo a causa delle restrizioni e nemmeno facili furono i primi contatti: le esperienze e competenze dell’artista non rispondevano più alle sue aspettative e l’esigenza di nuove soluzioni e vie era urgente: verso ottobre del 1916 il primo quadro che realizzò con Lorette, una camicetta leggera addosso, è sintomatico di questo stato di imbarazzo: il dipinto connota le incertezze del maestro e l’opera, intitolata dall’artista stesso L’Italienne, illustra una Lorette modestamente abbigliata, con quattro mani! L’opera è visibile presso il Museo Guggenheim di New York.
Allorché, dopo la morte del Maestro nel 1954, gli eredi alla presenza del notaio e dell’esperto Jack Flam procedettero all’inventario delle opere, furono sorpresi dalla presenza di due opere risalenti a quaranta anni prima: uno è oggi al Museo Metropolitan di New York, ‘Lorette con accappatoio verde su una poltrona’, che l’artista aveva esposto solo in un paio di esposizioni e un altro, ‘Lorette à la tasse de café’, oggi al Museo Pompidou di Parigi, opera eccelsa nella qualità e nel cromatismo, che l’artista non aveva mai esposto e mai pubblicato, rimasto con lui e per lui per quaranta anni, a ricordo!
Morirono a un mese di distanza l’uno dall’altro, l’uno ricco e famoso, l’altra povera e dimenticata. Nell’archivio Matisse non una parola o un cenno su Lorette e la sua fondamentale esperienza con l’artista.
Michele Santulli