Quel Grande che fu Gesù Cristo, del quale un insegnamento più che rivoluzionario fu : “Non opporre resistenza al malvagio e al delinquente:” anzi,” se ti colpisce su una guancia, offrigli anche l’altra!!” Incredibile allora, oggi ancora più incredibile! Quasi comico: proprio all’uomo, un ammonimento del genere! Per comprenderne, però, il significato dirompente, si rileggano quelle poche pagine di San Matteo, al capitolo cinque: la esistenza ideale! E sempre in questo capitolo, e qui vogliamo arrivare, quel Grande raccomanda ripetutamente di riappacificarsi con l’avversario, di non litigare, di fare la pace: perché, aggiunge, se andate davanti al giudice, qualcuno sarà sicuramente condannato, e allora saranno guai, ‘stridore di denti’! La giustizia, a quei tempi, e non solo a quei tempi, era quella dei farisei e degli scribi, cioè del potere, la giustizia di barabba.
E arriviamo al nostro tema. E oggi, da noi, è ancora peggio perché al CSM, organo supremo dei giudici, guasto e traviato, si scannano per il potere, quello personale, anziché adoperarsi e preoccuparsi di quanto loro compete e per cui vengono lautamente pagati: il funzionamento dignitoso della macchina della giustizia, a vantaggio dei cittadini e della Giustizia. Inoltre le cronache riferiscono che alle future giudicesse viene insegnato ad indossare minigonne, tacchi a spillo e mutande rosse! E’ vero, si dirà, queste sono deviazioni, causate da uomini del sistema indegni e spregevoli, ma intanto…
Nelle settimane scorse abbiamo iniziato col raccontare alcuni esempi di mala giustizia. Qui ora vogliamo continuare con altre vicende come raccontate e verificate. Lo scopo non è la critica banale e gratuita, del ruolo fondamentale e esistenziale del giudice in ogni società civile ma, in rispetto a tale ruolo fondamentale, come sia possibile che così tanti e numerosi personaggi diventino o esercitino tale fondamentale professione allorché per loro sarebbero opportuni ben altri mestieri: infatti un risultato è che più la qualità si abbassa, più si creano i presupposti per nuove cause e nuove procedure a seguito dei loro errori: cioè il sistema si autoalimenta ed elefantizza! a vantaggio solamente degli addetti ai lavori, i legali, e a danno enorme di chi ci capita e della Giustizia.
Ha suscitato non poca indignazione l’episodio raccontato settimane addietro del giudice che nella sentenza scrive che 2+2=3 e che poi è la vittima stessa che ha dovuto pagare un legale per far correggere tale errore! Nella indifferenza completa dei responsabili di tale giudice!
In un antico palazzo uno dei tre proprietari, senza permessi e autorizzazioni, lascia costruire sulle finestre del suo secondo piano una pensilina stile dolomitico e lascia intonacare di bianco squillante tutta la parete in pietra sottostante, dopo aver messo in opera davanzali in marmo e inferriate pure in stile elvetico: pertanto si tratta di un cortile cinquecentesco con vestigia ancora più antiche ben visibili! Si va davanti al tribunale: dopo sette anni sia il consulente d’ufficio sia il giudice sentenziano che l’obbrobrio architettonico va smantellato, e così avviene. L’abusivista, che conosce il sistema, ricorre in appello: dopo altri sette anni (totale quattordici anni!!!) un altro giudice sentenzia che quello non è un obbrobrio architettonico in quanto non si vede dalla strada e quindi tutto era giusto! Si è mai sentito dire che un giudice ordina di abbattere un palazzo o un grattacielo o una capanna e un altro ordina di ricostruirlo? E chi paga? Il giudice?
In questo antico palazzo si trova naturalmente anche una cisterna di raccolta delle acque, da sempre ovviamente di servizio sia alle tre famiglie proprietarie sia all’orto di casa. Naturalmente oggi le famiglie non si servono più della cisterna ma l’orto ne ha ancora più bisogno. Ora la giudicessa o sbaglia a leggere gli atti notarili o per altre ragioni, sentenzia che la cisterna non è più un bene comune del palazzo, diventa proprietà privata e l’orto può continuare a rimanere a secco!
Nell’antico palazzo si snoda uno scalone largo oltre due metri dove al secondo piano, prima di continuare al piano superiore, il pianerottolo si allarga fino a formare due terrazzini con affaccio sul cortile comune. Detto pianerottolo è separato dai terrazzini a mezzo di due ampie porte-finestre, come in tutti i pianerottoli e ballatoi di questo mondo. Detti pianerottoli-terrazzini da secoli sono stati considerati elementi dello scalone e quindi beni comuni del palazzo. Ora la giudicessa con sue motivazioni, privatizza anche i due terrazzini, non più beni comuni.
Questo è un giudice. Che può fare la vittima? Deve andare in Cassazione? E’ questo che le istituzioni responsabili vogliono, per alimentare il losco sistema, a spese dei poveri italiani e per affrancarsi delle loro responsabilità e anche quale alibi a tale qualità di giudici, da loro messi a disposizione e intoccabili. Un giudice che commette di tali infamie cioè errori materiali evidenti, non atti giudiziari, resta sempre sacro! Non si tocca: è un papa!! E’ infallibile. Se ci si vuole difendere, allora altri avvocati e altri giudici e altri soldi e altri anni che passano! La vittima si lamenta dei torti palesi ed evidenti presso le autorità responsabili, a partire dal Presidente della Repubblica, capo del CSM? Zero risposte. Si rivolge ai Carabinieri per protezione? Non intervengono avverso i colletti bianchi, parrebbe!
Michele Santulli