CEZANNE E LA SUA ‘ITALIANITE’… CIOCIARA

Sta avendo luogo nel Museo Marmottan di Parigi, di cui abbiamo scritto (2019), una rassegna  dei maestri italiani, antichi e moderni, ispiratori di Cézanne:  quando a Parigi, ripetute e sistematiche le sue visite ai musei cittadini per ammirare e  studiare le opere di Tiziano, di Giorgione, di Raffaello…La  Mostra è intitolata: “Cézanne e i maestri  italiani. Il sogno d’Italia”:  una esposizione di rara  opportunità.  Paul Cézanne (1839-1906), informa il suo studioso più accreditato, non solo è stato il padre della pittura moderna e di certi suoi spettacolari fenomeni quali il Cubismo, quanto è stato lui stesso allievo dei maestri italiani: quando si intratteneva coi colleghi pittori,  sottolineava ed era orgoglioso della sua ‘Italianité’! Venendo subito al tema, egli è stato sicuramente tra gli artisti che più di tutti hanno esercitato fascino e  attrattiva:  scostante, scorbutico, pessimo venditore di sé stesso, con pochissimi amici e sostenitori, quindi esistenza difficile e pertanto, già alla sua epoca lui vivente, schiere di giovani artisti o studenti, francesi ed europei, si recavano ad Aix suo paese di origine, in Provenza, per incontrarlo. Sul corso cittadino ancora si nota, scritta sul muro, la insegna di cappellaio del padre, divenuto poi anche banchiere, di origine italiana,  di Cesena in Romagna. Il suo studioso più accreditato, che è anche l’autore della più conosciuta opera sull’Impressionismo,  John Rewald  (1912/1994) ebreo tedesco naturalizzato americano, tanto l’amore  per questo artista  che, sembra inaudito, quando morì  fece interrare le proprie ceneri ai piedi della sua tomba a Aix! Era in contatto con l’opera e il mondo di Cézanne dal 1932 e nei sessantanni successivi quasi ogni anno faceva, da New York, il suo pellegrinaggio d’amore a Aix. Tanto che ad un certo momento acquistò anche una casetta nelle vicinanze, in una provincia tra le più incantevoli della Francia, Vaucluse,  e non solo per le sue bellezze naturali splendidamente conservate  e valorizzate e per i suoi profumi  e i campi di lavanda e di girasoli. Qui, tra parentesi, abitò Petrarca per molti anni e qui, Valchiusa, ricorda il cronista,  scrisse i famosi versi ‘chiare fresche e dolci acque’,  alle sorgenti di un fiume suggestivo che scorre nella zona.

Pur se di stanza permanente nella Provenza assolata e profumata e incredibilmente luminosa, le   dislocazioni a Parigi di Cézanne erano periodiche e dove aveva alcuni fedeli ammiratori e amici: ancora Emilio Zola, poi Degas, Monet e il venditore famoso ma squattrinato Père Tanguy e l’altro mercante altrettanto famoso ma di successo,  Vollard.  E in una di queste trasferte a Parigi, gli ultimi anni del 1800 una mattina assolata a Montmartre, alla Place Pigalle, mentre con Monet e Degas gustano l’aperitivo seduti al caffè ‘La Nouvelle Athènes’, passa davanti a loro caracollando e baldanzoso della sua adolescenza,  un ciociarello nel suo costume  sgargiante di colori e il cappello a cono sul capo. A questa vista Cézanne come morso da qualcosa,  balza in piedi e rincorre il ciociarello, parlottano qualche minuto e torna dagli amici. Erano gli anni nei quali  a  Montmartre e subito dopo a Montparnasse  era attiva  una  colonia di modelle e modelli ciociari considerati quelli di più successo all’epoca. E in effetti Cézanne tenne ingaggiato il ciociarello per diversi mesi nell’appartamento che aveva in fitto all’Isola San Luigi sulla Senna e lo immortalò in quattro quadri ad olio e due  acquerelli il cui titolo è ’Le Garçon au gilet rouge’.  Lo studioso di cui sopra, John Rewald, che dell’artista conosceva anche le fibre più intime, scoprì come si chiamava il ciociarello e lo scrivente ne ha ritrovato  il luogo  e la data di nascita, in Valcomino. In merito si ricorda: “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI, LONDRA NEL 1800-1900” per chi ha piacere ad approfondire.  Malgrado i suoi interessi artistici e pittorici, Cézanne ebbe modo di conoscere da vicino il costume ciociaro e di apprezzarlo: infatti oltre alle opere realizzate con Michelangelo, così si chiamava il ciociarello,  ne realizzò anche  un‘altra con la sorella, Giuseppina,  pure modella:  ‘La ragazza appoggiata  al tavolo’ oggi al Museo Getty di Los Angeles.

Non pochi studiosi considerano ‘Il ragazzo dal panciotto rosso’ il capolavoro di Cézanne. Ricordiamo che il povero Modigliani mentre girava per i tavoli dei caffè di Montparnasse per vendere qualche disegno, ogni tanto si arrestava e, tirato fuori dalla tasca un pezzo di giornale, iniziava a declamare e a recitare con la immagine davanti: era  il ‘ciociarello’ di Cézanne!

E perciò nell’ambito della mostra più sopra annunciata,  auguriamo che quelli che hanno piacere di vederlo dal vivo, possano andare a Parigi  e ammirare il mirabile dipinto, non importa quale dei quattro.  Oltre alle  certamente profonde rilevazioni stilistiche e critiche che si saranno espresse sulla ‘Italianité’ dell’opera di Cézanne da parte degli studiosi,  è  fuori di qualsiasi dubbio che l’unica opera dichiaratamente  atta a richiamare l’Italia è proprio ‘Il ciociarello dal panciotto rosso’.

                                                                                              Michele Santulli

     

 

 

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