I Saturnali sono una scultura lunga 6 m e larga 3,200 con dieci personaggi alti cica due metri, in bronzo: opera dunque anche visivamente del più grande significato. Creata da Ernesto Biondi, alla quale l’artista lavorò per parecchi anni e una volta terminata l’opera in terracotta venne acquistata dallo Stato Italiano, fatta fondere in bronzo e nell’anno 1900 presentata alla Esposizione Universale di Parigi. Qui la scultura fu enormemente apprezzata e da una commissione di studiosi fregiata del Grand Prix, cioè del massimo riconoscimento. Ernesto Biondi ebbe anche l’onore di venir insignito della onorificenza della Legion d’Onore da parte del Presidente stesso della Repubblica Francese. Tornata in Italia, l’opera fu affidata alla nascitura Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma che fu inaugurata nel 1910 e i Saturnali ne rappresentarono la prima opera di richiamo e di prestigio: tanto che gli fu riservata una collocazione d’onore: da sola, in un chiostro accessibile visivamente al pubblico attraverso nove finestre e due dei corridoi che lo delimitavano divennero la “Galleria dei Saturnali” e il “Corridoio dei Saturnali”.
Un secondo esemplare dell’opera d’arte divenne proprietà dello Stato Argentino e oggi, dopo non poche peripezie, si ammira in pieno sfoggio all’aperto nel Giardino Botanico di Buenos Aires.
Il trascorrere degli anni non fu foriero di buona sorte per i Saturnali della Galleria Naz. d’Arte Moderna in quanto poco a poco caddero preda della disattenzione e dell’incuria: certo è che dal 1950-60 fino ad oggi l’opera è rimasta sempre al medesimo luogo ma, ora, segregata e quasi proscritta, anche, in aggiunta, completamente avviluppata dalle enormi foglie dei quattro banani che la circondano, quindi invisibile, preda, in più, degli escrementi dei volatili che vi si posavano addosso, in massima parte ossidata e trascurata: le nove vetrine (tre su tre lati) oscurate da pannelli o da pesanti tendaggi: resa dunque volutamente inaccessibile: le ragioni e motivazioni alla base di siffatta esclusione saranno state comprensibili ai differenti promotori del, a nostro avviso, misfatto medesimo ma noi non le conosciamo. Naturalmente anche le antiche indicazioni di “Galleria dei Saturnali” e di “ Corridoio dei Saturnali” sono state cancellate!
Si sono alternati direttrici e sovrintendenti in questi ultimi cinquanta-sessanta anni ma per i Saturnali nulla è cambiato. Tutti gli sforzi, pur se modesti, fatti nel corso degli anni tramite anche le autorità provinciali e comunali frusinati nonché chi scrive – Ernesto Biondi è ciociaro di Morolo- non sono serviti a nulla, se non a collezionare vuote promesse e rassicurazioni. Naturalmente i fortunati uomini politici locali come se non esistessero in tale circostanza. Ora è cambiata la direttrice ancora una volta: e come si dice che scope nuove spazzano meglio, così la nuova sovrintendente non solo ha cambiato nome alla istituzione quanto effettivamente l’ha sottoposta a così radicali trasformazione e sistemazione, che ha scompaginato e rivoluzionato veramente la vecchia e pur sempre consolidata conformazione: ora si respira un nuovo volto e una nuova atmosfera: è certo che non vedrai più i quaranta Filippo Palizzi, i Giacinto Gigante, i Pitloo, il ritratto di Antonio Mancini di J.S.Sargent e centinaia di altre opere alle quali si era abituati e che costituivano il motivo di richiamo per una parte dei visitatori: mi sembra che anche Klimt e Leighton siano spariti: ora ammiriamo Cammarano affianco a Burri o affianco a Vedova e, non poco scostante, anche due mucche appese al soffitto, opera d’arte non so di quale artista! Ma questo della nuova immagine come pure dei criteri espositivi e dei caratteri museologici sono altra questione, che qui non ci riguarda: per noi, ciociari e non, è eccezionale costatare che ai Saturnali la nuova direzione ha deciso di restituire la loro visibilità e quindi sei vetrate sono aperte e spalancate e lasciano ammirare ai visitatori la colossale e suggestiva opera d’arte in tutta la sua maestà, per la prima volta, dopo oltre mezzo secolo. Il solo rimprovero -che non è nulla rispetto al ringraziamento!- che si deve muovere, in verità banale e perfino umiliante, è che ci si poteva preoccupare anche oltre alla effettuata radicale e funzionale potatura dei quattro banani e alla sistemazione elegante e perfino raffinata dell’ambiente, non dico di restaurare la scultura e liberarla della eccessiva ossidazione e patinatura del tempo ma almeno rendere leggibile la piccola targa di ottone che individua l’opera: dieci minuti esatti di lavoro col Sidol! Altrimenti il visitatore non sa chi e che cosa ha di fronte! Ripulire il basamento dalle scolature e sbrodolature del tempo e della umidità, nemmeno tale operazione avrebbe minimamente inciso sui quattrocentomila Euro, si legge da qualche parte, investiti per la radicale trasformazione e restauro de “La Galleria Nazionale”. E’ sicuro che, finalmente, questa istituzione grazie alla nuova direzione ha in gran parte cancellato un ostruzionismo durato mezzo secolo dell’artista e allo stesso tempo tenuto a mente che nell’aprile del 2017 ricorre il centenario della sua morte. Ci auguriamo altresì che finalmente ora se si fa la ricerca nel sito web ufficiale dei cognomi ‘Biondi’ e anche ‘Cataldi’ -presente con almeno cinque opere- che questa volta siano menzionati e citati, cosa che fino ad oggi era escluso.
Michele Santulli