Si è chiusa anche quest’anno la stagione estiva, la stagione dei festivals, delle sagre, delle notti bianche, delle tavolate, delle storie, ecc. Quanto vistosamente colpisce anche ora è l’assenza di qualsivoglia riferimento e richiamo a fatti e uomini sia della storia locale sia della Ciociaria in generale. Se cioè non ci fosse Aquino con il suo ciclo di iniziative su Giovenale e il suo bel piccolo Museo, Roccasecca con il suo evento su Gazzelloni e le altre iniziative su San Tommaso, Arpino con il suo Certamen, Fondi con i suoi sforzi per portare avanti il discorso della Ciociara, Atina e Ceccano col loro impegno costante nel promuovere anche cultura e sapere, e sicuramente qualche altro evento che sfugge alla attenzione, in Ciociaria si direbbe che il solo momento aggregante sia quello del mangiamento e del bevimento! Cioè, con parole più semplici, la gente viene presa unicamente e solamente per… la pancia! Come avveniva nel Basso Impero.
Incredibile e naturalmente assurdo il fatto che mai senti impiegare il termine di: ciociaro o di Ciociaria! Il proprio passato non esiste! Mai! Il senso della patria comune è inesistente: il taglio e la cesura col proprio tempo andato sono totali.
Potrebbe sembrare quasi che ci sia una volontà nascosta di cancellare la propria storia e le proprie radici: invece, in sostanza, è solamente la risultanza terribile della mancanza di opportunità anzi di alternative: la scuola prima di tutte, che ancorata a certi schemi e a certi parametri, salvo le dovute eccezioni, è la causa prima dell’ignoranza e dell’assenza di stimoli e di curiosità verso la propria storia; non si può dare la colpa alle altre istituzioni in quanto con la qualità degli uomini politici che le presiedono, è quasi normale che la situazione sia quella che si vede. La parola ’Ciociaria’ è sconosciuta, quasi non esiste, il costume ciociaro noto in tutto il mondo, presente in quasi tutti i musei del mondo, decantato dalla letteratura e dalla musica, più infinitamente degli altri costumi famosi d’Europa, non esiste, peggio ancora non si conosce veramente: in certe società ci si fa una gratificazione, un segno di prestigio indossare il proprio costume o qualche elemento di esso nelle circostanze civili e religiose, personali o pubbliche: da noi zero totale, pur disponendo del costume più bello e soprattutto il solo conosciuto in tutto il mondo, eternato dai maggiori artisti.
Si fa di tutto per cancellare o degradare o precarizzare, veramente tutto: ancora ci sono personaggi che fraseggiano a dir poco, sulla differenza tra borboni e ciociari, come se ci fosse una differenza! ancora sono in giro personaggi a Sora, ad Arpino, a Cassino, altrove, che non rifuggono dall’inventare differenze tra ‘ciociari’ e ’napoletani’ e ’borboni’, ancora ci sono personaggi di istruzione che sognano di ‘Terra di Lavoro’ e scrivono perfino che essi fanno parte di ‘Terra di Lavoro’ e non della ‘Ciociaria’! Questo è il livello e il degrado: cioè siamo ai tempi di Cartagine o della Tripolitania o della Dacia, ignorando però, per voluta insipienza o misconoscenza o anche per fini contingenti, che la Ciociaria trova la sua origine e il proprio humus proprio in Terra di Lavoro!
Tali mene autolesioniste o inconsapevoli come si vuole, comunque promotrici e fautrici di ignoranza e di false informazioni, in queste ultime settimane sono state confermate, propagate e propalate al meglio a mio avviso, perfino apertamente e ufficialmente, sulla superstrada Sora-Cassino: targhe bellissime, colorate, sicuramente risultato di architetto insigne, montate su supporti all’avanguardia lucidi di zecca, targhe ricche di diciture e di erudite informazioni turistiche che si ritiene che l’automobilista che viaggia a minimo novanta Km all’ora sia in grado di leggere e di assimilare, costate ciascuna quanto meno, a mio avviso, tra annessi e connessi, quindici-venticinquemila Euro di soldi pubblici europei, forniscono e illustrano, tra il tanto altro, un’attualissima addirittura rivoluzionaria informazione nonché insegnamento da metabolizzare: sono state scoperte nuova terre, regioni sconosciute, territori inesplorati: ” le Terre di Comino!” e, solo mangerecce: ”Le Terre di S.Benedetto”. Per la gioia degli Almagià e dei Magellano e dei Livingstone!
E dire che la Ciociaria, vale a dire le tre province di FR, di LT e della parte meridionale di Roma, si trovano ad affrontare oggi il momento più straordinario e spettacolare della loro esistenza cioè la fine e la dissoluzione delle province e quindi la ipotesi sconvolgente ed inaudita della ricompattazione e riunificazione del proprio territorio quale tramandato e conservato per 25 secoli di storia, fino al Regime Mussoliniano novanta anni fa che tutto sconvolse e frantumò. Con i presupposti centrifughi e ambigui di cui sopra, risultanza sostanzialmente a mio avviso di pregiudizi e di preconcetti se non di disinformazione vera e propria, sarà arduo far fronte alla grande occasione con le armi appropriate e le motivazioni giuste e la concordia necessaria.
Michele Santulli