LA CIOCIARA DEI MUSEI VATICANI

La ciociarizzazione di Roma nel 1800, vale a dire la realtà storica e sociale rappresentata dalla umanità immigrata dalla terra distesa ai suoi piedi, era divenuta parte preminente e più evidente o certamente più imponente e più visibile nella fisionomia umana dell’Urbe, trova ora una ulteriore inoppugnabile dimostrazione e prova andando a visitare i Musei Vaticani. In questo opulento Museo, tra l’altro di gran lunga il più frequentato del Paese, subito contigua alle Stanze di Raffaello si incontra la Sala della Immacolata Concezione, così chiamata perché affrescata con episodi e fatti che hanno l’obbiettivo di ricordare ai posteri l’evento celebre della proclamazione del Dogma della Immacolata Concezione dell’8 dicembre 1854 da parte di Papa Pio IX. E tale compito fu affidato a Francesco Podesti (1800-1895) all’epoca l’artista più ricercato e celebrato. L’esecuzione dell’opera prese quasi dieci anni di rigorosissimo lavoro del pittore all’insegna e nello stile della personalità dell’adorato Raffaello e nelle regole dell’Accademismo e del Neoclassicismo: la parete più ampia, a destra entrando, fu dedicata alla proclamazione vera e propria del Dogma in un ribollire di personaggi e di colori; la parete di fronte, con le finestre, fu dedicata alle storie e figure allegoriche; quella della entrata nella sala è dedicata alla discussione dei teologi su Maria Vergine concepita senza peccato originale; la parete di fronte, l’uscita, è quella dedicata alla incoronazione della immagine di Maria Vergine ad opera del Papa: e qui, nel posto destinato al popolo di Roma ammiriamo, titolo originario, “La ciociara che indica al suo bambino la immagine della Immacolata Concezione”, una donna in smagliante e sgargiante e vaporoso costume ciociaro a rivestire il ruolo di rappresentante della popolazione romana che assiste allo straordinario evento: troviamo cioè illustrato e documentato un fatto significativo dell’epoca che le gerarchie ecclesiastiche non potevano non registrare, cioè quella che più sopra abbiamo definito la ciociarizzazione di Roma. Tale contingenza storica era stata riconosciuta e messa in evidenza già un paio di anni prima, l’8 dicembre 1854, allorché nel quadrone che illustrava l’evento nella Basilica di San Pietro, anche qui si costatava che il popolo di Roma era rappresentato solo dai ciociari! E quindi il Podesti a conferma di tale realtà storica ormai acquisita, della sua maestosa ciociara fece addirittura la protagonista prorompente dell’episodio da lui rievocato!
E tra le molte strane vicende ed evenienze che concernono la storia della Ciociaria vi è anche questa del completo silenzio/ignoranza di tale fondamentale parentesi storica, la ciociarizzazione di Roma, sia da parte, ed è comprensibile!, delle istituzioni e rappresentanti politici ciociari e sia anche da parte degli studiosi e storiografi di Roma: semplicemente mai esistita! E nel contesto dell’affidamento dell’incarico al pittore Podesti, coincidenza vuole che rappresentante del Papa nella trattativa con l’artista fosse un ciociaro e cioè il Cardinale Giacomo Antonelli da Sonnino. E tale solo apparente coincidenza senza significato, riveste invece una sua rilevanza e valore ai fini del fenomeno sociale di cui sopra, se si tiene conto che in quel medesimo momento della storia, in verità direttamente nella segreteria del Papa o nelle sue immediatezze istituzionali, operavano parecchi cardinali ciociari tra i quali ricordo Gizzi da Ceccano, Cagiano de Azevedo da Santopadre, Berardi da Ceccano, Antonucci da Subiaco, Bizzarri da Paliano, Pecci futuro Leone XIII da Carpineto, Santuccci da Gorga ed altri, tanto che perfino alcuni organi di stampa cattolici specie ‘Civiltà Cattolica’ erano apertamente critici nei confronti dei ‘prelati ciociari’ che, a loro dire, esercitavano influssi nefasti sull’operato di Pio IX. Per saperne di più su tale parentesi della storia della Ciociaria raccomando il mio: ‘CIOCIARIA SCONOSCIUTA’. 
Naturalmente ’La Ciociara’ del Podesti alle Stanze Vaticane sottolinea anche il successo, e la familiarità acquisita, e non solo a Roma dunque, del costume ciociaro: già alla sua epoca il personaggio in costume ciociaro sia esso il pifferaro e zampognaro, sia esso il bracciante, sia esso il brigante, sia esso la bella ragazza, erano patrimonio reale e tangibile della cultura ed arte europee da parecchie decadi: esso non era solo il costume ciociaro, ma era il costume di Roma, ancora di più il costume d’Italia: in realtà, incredibile che possa sembrare, il costume ciociaro era diventato nell’arte in genere, una specie di lingua franca d’Europa! E perciò ancora più imperdonabile il fatto che di tale vero e proprio monumento europeo all’arte non si sia provveduto alla realizzazione di una pinacoteca dove raccogliere e offrire alla ammirazione e gratificazione del visitatore le immagini ormai patrimonio comune, del personaggio in costume ciociaro come visto dagli artisti europei nel corso di almeno centocinquantanni: in ogni museo del pianeta, certamente nella stragrande maggioranza, si può essere sicuri di rinvenirvi un’opera che illustra il personaggio in costume ciociaro: solo nella sua terra di origine non se ne rinviene nemmeno una!
La modella che posò per questa splendida immagine del Podesti fu certamente, come ci indica qualche elemento della sua vestitura, per esempio la tovaglia sul capo, una ragazza originaria di Alta Terra di Lavoro, verosimilmente dalla Valcomino. ‘La Ciociara’ dunque di Francesco Podesti nei Musei Vaticani, vista e ammirata da sei milioni e mezzo di persone ogni anno, assieme a quella di Manet, di Van Gogh, a quelle di Picasso, a quella di Cézanne, a quelle di Corot, di Degas e di tanti tanti altri artisti, rappresenta per i ciociari di tutto il mondo, non solo per i ciociari, un unico ed eccezionale, perché insuperato ed insuperabile, motivo di orgoglio e di gratificazione.

Michele Santulli

 

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