La pagina della Ciociaria che ha per protagonista la figura del modello di artista alla quale abbiamo dato un po’ di spazio su queste colonne – e sappiamo che le vicende ricordate sono state molto apprezzate dai lettori- tale pagina conta un’altra storia altrettanto affascinante e incredibile che le altre ricordate. Una delle tante modelle ciociare che alla metà del 1800 affollavano Roma si chiamava Maria Latini e proveniva, dice qualcuno, da un paesino di 500-600 abitanti appollaiato su un cucuzzolo dei Monti Simbruini a oltre 500 m di altitudine. Qui si ritiene invece che provenisse dalla zona degli Ernici, come documentano sia la foggia della tovaglia in testa e sia il cognome particolarmente diffuso in questi posti. Ma Simbruini o Ernici nulla cambia in quanto Ciociaria non è solo la provincia di Frosinone ma anche parte della provincia di Latina e di Roma.
Tra i tanti artisti stranieri che in quel momento soggiornavano a Roma vi erano due amici parigini, un pittore e uno scultore che entrambi presero a frequentare la giovane ciociarella. Il pittore, che si chiamava Alexandre H. Regnault, la fece posare per lui e ne fece un’opera ancora oggi famosissima, appesa sulle pareti del Museo Metropolitan di New York, la celebre ‘Salomè’ che ha eternato per sempre il corpo e il sembiante di Maria Latini. Lo scultore invece J.F.Gabriel Renaudot a poco a poco si innamorò della modella e la sposò e si ritirarono alle porte di Parigi. Qui dopo pochi anni nel 1877 venne al mondo Gabrielle, figlia unica, dal destino luminosissimo. Fu una delle prime donne a conseguire verso la fine del secolo la maturità classica, a quell’epoca appannaggio esclusivo dei maschi. Ebbe un periodo di varie esperienze nel giornalismo, nella letteratura, nel volontariato civile, nel frattempo seguiva le lezioni universitarie. Quando scoppiò la prima guerra mondiale si arruolò volontaria come infermiera. Qualche problema di salute sopravvenuto al fronte la riportò a casa e qui iniziò a lavorare come segretaria e assistente di Camille Flammarion, considerato all’epoca l’astronomo più noto e celebre d’Europa. Per Gabrielle fu una rivelazione e una scoperta in quanto percepì di aver trovato quello che in verità cercava: la sua sfera di azione, la realizzazione dei suoi interessi e si tuffò a capofitto nella studio dell’astronomia e nelle discipline connesse e di conseguenza nella collaborazione stretta e stimolante con il suo datore di lavoro che divenne, dopo pochi anni, suo marito. Pubblicarono libri, articoli scientifici, anche romanzi, fecero numerose scoperte nel firmamento tanto che un cratere di Marte porta il nome: Gabrielle, come pure qualche asteroide. Camille se ne andò dopo pochissimi anni in quanto molto più anziano di Gabrielle, la quale continuò col massimo dell’impegno e della passione la sua opera di scienziata e di animatrice dell’astronomia francese e europea nell’osservatorio di Juvisy-sur-Orge, un paesino solcato appunto dal piccolo fiume Orge alla periferia sud di Parigi. Consolidò e enormemente approfondì ed ampliò le ricerche e gli studi del marito per quasi quarantanni, guadagnandosi il rispetto e i tributi di ammirazione e di riconoscenza di tutti gli studiosi europei. Ed è qui che concluse la sua esistenza nel 1962, ed è qui che ora riposa affianco al marito, in un angolo dell’immenso parco verde che circonda l’osservatorio Flammarion. Lasciò tutti i beni alla società francese di astronomia.
Per cronaca, sia rammentato che il cognato di Gabrielle, cioè il fratello del marito, era Ernest Flammarion, una della massime case editrici francesi, il cui quartiere generale si trova ancora oggi al Quartiere Latino. Il quadro invece ‘Salomé’ appena esposto nel 1870 nel Salone parigino fu acquistato da una nobildonna italiana, grande amatrice d’arte, la quale conservò l’opera nella sua casa di Parigi per oltre quarantanni finché nel 1912 la mise in vendita assieme ai suoi altri beni artistici in una vendita pubblica che tenne la città, e non solo la città, sospesa per tre giorni, tanta la qualità e la quantità degli oggetti all’incanto. Dopo aspra tenzone a suon di soldi tra il Museo del Louvre e un mercante americano, la ‘Salomè’ fu aggiudicata per centododicimila dollari, una cifra già allora da capogiro per un quadro. L’opera emigrò in America e oggi, come detto, è una delle perle del Metropolitan di New York. E in quell’occasione Gabrielle pubblicò un articolo in un giornale dell’epoca in cui raccontò tutta la storia sia della madre modella, sia della sua vita a Parigi e sia la storia della origine del quadro. Chi ha piacere di approfondire questo suggestivo segmento di storia ciociara ma anche europea può farlo consultando il libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI NELL’ARTE EUROPEA, a Roma, Parigi e Londra nel 1800-1900”.
Michele Santulli