Qualche settimana addietro abbiamo descritto gli assassini di alberi in provincia di FR, dove hanno perfino coniato il neologismo ‘pini killers’, adesso illustriamo nuovamente gli assassini di animali. In questi giorni la rete ospita una immagine che dovrebbe far tremare: il solito americano feroce e pieno di soldi, cosiddetto cacciatore, autorizzato a dare la caccia e ad ammazzare leoni tigri ed elefanti: in effetti non pochi dei governanti dei paesi africani che ospitano sul loro suolo questa fauna patrimonio della umanità ormai in rapidissima estinzione, solleciti dei propri conti presso le banche di Zurigo o di Londra piuttosto che delle creature selvagge di cui immeritatamente hanno la custodia, non fanno che favorire con licenze e concessioni in cambio di soldi, il perpetuarsi di siffatti ignobili passatempi e distrazioni di una umanità grottesca e criminale, degna di ben altre ‘distrazioni’. Con le armi letali oggi a disposizione, è gioco da bambini abbattere un innocuo elefante o un innocente rinoceronte: basta un colpo! E quindi nella rete, con grande vituperio da parte di chi guarda, circola la foto di quest’altro ridicolo delinquente che si compiace quale pagliaccio ghignante, a farsi fotografare con la preda ai suoi piedi, un magnifico esemplare di maschio di leone ammazzato, lui stesso – l’eroe – precisa, mentre dormiva.
Nella rete circola, sempre in America, anche la immagine di una ridente e gratificata cacciatrice che anche lei orgogliosa indica la preda ai suoi piedi: un povero orso! Parrebbe in realtà, che in quel paese la caccia ai grandi animali, soprattutto a quelli di altri paesi!!, sia sempre e ancora un passatempo molto gradito a nullafacenti e violenti e sanguinari – e non sono pochi – malgrado la generale unanime riprovazione e biasimo che piombano loro addosso da ogni parte. E’ sicuramente motivo di riflessione costatare che spietate ammazzatrici siano anche le donne…
Altrettanto feroci ed efferati sono i bracconieri, forse la stirpe più riprovevole e sanguinaria, che non per piacere ma per soldi, ammazza e sevizia senza pietà i poveri animali per privarli di certi loro organi che una categoria di bipedi altrettanto turpe e sanguinaria richiede per soddisfare certe voglie e frenesie. Per non ricordare quell’altra altrettanto abietta e vile categoria di bipedi che vive sulla cattura e vendita degli animali e quell’altra specie umana che incendia boschi e foreste: le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i bipedi aumentano vertiginosamente, il mondo vegetale è preda continua di devastazione e distruzione dovunque, quello animale in rapida estinzione, gli oceani ormai sul punto di trasformarsi in pozzanghere e accumulo di rifiuti e plastica.
Che ancora debba aver valore ed esistere il ‘verbo’ ammazzare riferito agli animali, è il massimo dell’oltraggio nonché del civile sottosviluppo e, come direbbe don Ciotti, del vuoto etico: che si ammazzino i bipedi tra di loro, è perfino normale, fa parte della propria genetica perversa, dall’inizio della storia, ma ammazzare un agnello o un vitello o un ‘galletto’ per poi, tra l’altro, mangiarli è un atto di pura ferocia e aggressività: il degrado sociale ed educativo è tale da ritenere normale tale pratica come pure, per certa umanità, quella di commettere violenze a danno di creature indifese ed innocue. E pertanto la televisione, ma non solo la televisione, normalmente, illustra e beatifica certi particolari su queste creature messe a morte per ricavarne mangiamenti. E’ a dir poco disdicevole e immorale che a scuola debba sistematicamente essere fatto ritenere atto normale quello di esercitare violenza su un altro essere, e quindi ammazzare e quindi anche le scene di torture e di sevizie di cui si sente parlare. Non è vero che nella sua storia l’uomo abbia geneticamente ammazzato gli animali per poi mangiarli, l’uomo ha sempre lavorato la terra per procacciarsi il sostentamento: cannibalizzare, e non solo gli animali, fa parte dei momenti speciali e eccezionali della sua storia oppure di particolari contesti umani: è certo però che la parola ‘ammazzare’ andrebbe cancellata dai libri, nelle scuole tale termine non dovrebbe essere mai più pronunciato o espresso: una scuola che acriticamente e spensieratamente ancora accetta e conserva tali concetti va chiusa, immediatamente, come scrivevano Pasolini e Capitini e mille altri, ancora.
Michele Santulli