CENTENARIO DI RODIN E I SUOI MODELLI

Anche quest’anno si è presentata la buona occasione per richiamare alla memoria e magari costituirne fonte di ammaestramento o di apprendimento, certi fatti storici di notevole significato: cinquecento anni fa, il 31 di ottobre, la pubblicazione delle famose ‘tesi’ di Martin Lutero in Germania, cento anni dallo sconvolgimento unico nella storia umana della Rivoluzione Russa entro questo mese, cento anni dalla pubblicazione della prima parte del Capitale di Karl Marx a settembre scorso, cento anni dalla nascita dell’eccezionale regista di ‘Riso amaro’ e di ‘Non c’è pace tra gli ulivi’ Gius. De Santis da Fondi, cento anni anche da cErnesto Biondi e da Alberto Morrocco, anniversari anche di Charles Forte, di Ettore Marchiafava, di Evan Gorga, di Maria Antonietta Macciocchi, di Tina Lattanzi…. E cento anni anche dalla morte di Auguste Rodin e di Edgar Degas, anche questi due giganti dell’arte europea entrambi in qualche modo legati al costume ciociaro, chi più chi meno. Qui vogliamo cogliere l’occasione dei cento anni dalla sua dipartita e unirci al coro delle celebrazioni e rievocazioni che sono state, e ancora lo sono, dedicate alla memoria di Rodin considerato il massimo scultore dell’Otto/Novecento. I ciociari hanno particolari motivi di partecipazione a farlo in quanto una delle pagine fondamentali, se non la sola veramente fondamentale, della sua vita artistica è quella collegata alla presenza dei modelli ciociari sulla pedana davanti a lui. E siffatti due concetti di ‘ciociari’ e di ‘modelle e modelli’ sono per l’artista – impiego un termine forte – consustanziali in quanto l’artista non poteva esprimersi e lavorare senza il modello davanti ai suoi occhi e, allo stesso tempo, i modelli e le modelle delle sue opere più note e celebrate furono solo ciociari.
Il primo fu Cesidio Pignatelli, arrivato a Parigi dalla Valcomino spingendo una carretta con moglie e quattro figli, dopo un viaggio di tre mesi: a quell’epoca – arrivò nel 1879 – a Parigi confluivano letteralmente gli artisti da tutto il mondo e vi era perciò enorme domanda di modelli. Appena Pignatelli, barba lunga, sporco, puzzolente, bussò alla porta dello studio di Rodin, l’artista – sono le sue parole – restò come fulminato alla apparizione: aveva trovato il suo San Giovanni Battista al quale pensava da parecchio tempo! E così fu. E grazie a Rodin l’umile creatura della Valcomino è oggi ancora una delle icone sacre dei cultori d’arte: tutti ne conoscono e riconoscono la immagine anche se pochi ne conoscono il nome; infatti nella storia dell’arte i modelli hanno la stessa considerazione dei pennelli o dei tubetti dei colori o dello scalpello. Pignatelli posò per altre opere incredibili di Rodin, L’uomo che cammina, il Pensatore, il Bacio, Ugolino… Posò anche per altri sommi artisti quali Matisse e Moreau. Lo stesso anno di Pignatelli, forse presentata da lui stesso in quanto abitavano nella medesima viuzza di Montparnasse, fece l’ingresso nello studio dello scultore una ragazza di 17-18 anni nel fiore dunque della gioventù e del fascino: è incredibile costatare come potesse essere stato possibile che da certe località sperdute della Valcomino, da contesti sociali di miseria, di fame, di degrado, potessero sbocciare certi fiori: si direbbe che la natura abbia voluto vendicarsi e allo stesso tempo compensare e indennizzare queste creature conferendo loro perfezione fisica e bellezza: e sono non pochi grandi artisti che hanno evidenziato queste rare prerogative. Detta ragazza si chiamava Maria Antonia Amelia, ricordata da Rodin nelle sue memorie con parole indescrivibili: basti rammentare che Maria Antonia ha posato per alcune delle poche opere veramente memorabili dell’artista, anche queste autentiche icone dei cultori d’arte di tutto il mondo: per la cosiddetta prima Eva, la cui visione sia per la assoluta perfezione del corpo nudo della modella e sia per la posizione delle braccia e del volto lascia semplicemente sbalorditi e incantati; posò per un’altra miracolosa opera, anche essa presente nelle sue varie riduzioni e ingrandimenti, in tutti i musei, la Donna Accovacciata. Da tale opera ci rendiamo consapevoli del significato di certe parole dell’artista: “una pantera…il corpo felino e selvaggio…la morbidezza e la grazia”. Maria Antonia frequentò lo studio per almeno quattro anni e posò per altre opere, tra le quali il celebre ‘Torso’, certamente anche per il Bacio con Pignatelli. La carriera di Maria Antonia durò pochi anni, fino all’età di 22 anni circa, perché poi il destino anche ora fu generoso con lei: divenne addirittura ‘baronessa’: infatti un giovane scultore dell’antica nobiltà scozzese che frequentava lo studio di Rodin se ne invaghì, la sposò e la condusse nella propria immensa residenza persa nel verde della Scozia dove Maria Antonia visse la sua vita felice coi figli fino al 1938.
Altre due modelle che pure ebbero un ruolo fondamentale nella produzione artistica di Rodin furono le due sorelle Adele e Anna Apruzzese: i loro corpi e sembianti sono per sempre eternati nel marmo o nel bronzo dell’Iris incredibile, di Cibele, della Faunessa, di Danae, della Toletta di Venere ma soprattutto sono le due sorelle che risvegliarono nell’artista la sua passione e il suo interesse per il disegno anzi per le ‘istantanee’ cioè le riprese pittoriche delle modelle che si muovevano e dondolavano liberamente davanti a lui. I modelli ciociari annotati nella sua agenda personale erano parecchie decine. Un altro modello che ha lasciato traccia indelebile ed eterna lo si ammira all’incrocio cruciale a Parigi tra Boulevard du Montparnasse e Boulevard Raspail: la scultura in bronzo alta 2,70 m su un piedistallo di due metri circa, sempre di Rodin, forse la sua opera più significativa, che illustra Balzac, con le chiome al vento, le occhiaie profonde , lo sguardo rivolto lontano, il volto scavato dalla vita: il modello anzi il ritratto, fu Celestino Pesce, un povero contadino anche lui della Valcomino, emigrato a Parigi con tutta la famiglia. Per saperne di più su questa affascinante pagina della storia dell’arte dei modelli ciociari raccomando altamente la lettura di: “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI, LONDRA NEL 1800-1900”.

Michele Santulli

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