In verità poche migliaia, inizialmente dalla Valcomino, poi dal Cassinate e può apparire perfino corretto e giusto che quando si parla della emigrazione italiana a partire dagli anni ’60 dell’Ottocento, quella ciociara venga ignorata o messa da parte: furono almeno 25 milioni gli italiani che nell’arco di una ventina d’anni abbandonarono il Paese in cerca di fortuna per le vie del mondo e i ciociari in realtà ne furono solamente una modesta rappresentanza, poche migliaia. Ma, ecco il punto, quale rappresentanza !!
La emigrazione ciociara -e ci riferiamo alla estesa regione ai piedi di Roma fino al Garigliano- evidenzia almeno due titoli ed attributi unici e tipici che la rendono incomparabile: è stata la pioniera della emigrazione italiana: furono infatti i ciociari dalla Valcomino gli avamposti di quella che settanta-ottanta anni più tardi sarà la vera e propria diaspora nazionale, furono essi i primi ad abbandonare le proprie terre per fame e miseria soprattutto, ma anche per oppressione fiscale e sociale, per incremento demografico, coscrizione obbligatoria: già alla fine del 1700 da località emarginate e sconosciute, al di qua e al di là delle Mainarde, terre aride e pietrose, nomi che suscitano nostalgia e rimpianto e dolore: Cerasuolo, Mennella, Cardito, San Biagio Saracinisco e poi San Giuseppe, San Gennaro, Immoglie, Serre frazioni di Picinisco, poi Vallegrande, Atina, Montattico, Mortale… luoghi magici della emigrazione italiana anche se orribilmente tenuti in disparte o ignorati: patrie degli artisti girovaghi e dei nomadi, addomesticatori di cani e di scimmmie, anche di qualche povero orso marsicano, col pappagallo o suonatori ambulanti di piffero, di organetto, anche di zampogna, intrecciatori di vimini, piattari… una umanità intrepida, determinata, pronta ad ogni sacrificio e sofferenza pur di approdare in porti più propizi e liberi. Centinaia e centinaia di chilometri a piedi, guadagnando il proprio pane e svolgendo le loro attività per le strade, dovunque. La prima via di fuga fu nel contiguo Stato Pontificio: alle frontiere questa umanità malfamata non aveva bisogno di procedure burocratiche né di lasciapassare. Mete immediate le tristemente famose Paludi Pontine, micidiali e letali ma ricche di possibilità di sopravvivenza, allo stesso tempo la Città Eterna e i più intrepidi e giovani già al di là delle Alpi: i primi a mettere piede a Parigi, a Londra, in Scozia! Non un episodio, bensì un flusso continuo e ininterrotto: un libro, una epopea della emigrazione ciociara, che aspetta ancora il suo vate e il suo cantore! E poi la pagina mai perdonabile della tratta dei bimbi, anche ora quelli ciociari tristemente all’avamposto, già inizi 1800, derelitti per le vie di Londra, il primo tristissimo spettacolo
presentatosi agli occhi di Giuseppe Mazzini, esule in quella città, già agli anni ’30 dell’Ottocento.
Secondo titolo all’eccellenza e al ruolo primario in assoluto nel contesto migratorio nazionale, è il seguente: le creature originarie da quell’angolo di Alta Terra di Lavoro, quasi una costola dell’Abruzzo, la Valcomino, vissero il destino unico di divenire un motivo di attrazione -quasi un monumento antico- per i numerosi artisti stranieri che da sempre soggiornavano a Roma: quei volti scavati dalle intemperie e dalla fatica e le fisionomie degli uomini e quel portamento altero delle donne, l’incarnato bruno e gli occhi neri luccicanti e le chiome corvine che sbucavano dalle tovaglie sulla testa, ma soprattutto e maggiormente quei colori fantasmagorici oggi inimmaginabili degli stracci che indossavano -perché erano stracci!- nonché quella specie di calzari ai piedi, erano una visione inaspettata e impensabile nella Roma dell’epoca, visione che richiamava alla classicità e agli antichi miti. E avvenne l’incredibile: l’amore tra l’artista e il ciociaro. Il personaggio ciociaro assurse a soggetto più amato dell’artista, in pittura e anche in scultura e già tra fine 1700 e maggiormente con gli inizi del 1800 iniziarono a circolare nelle esposizioni d’arte delle grandi città europee, prima di tutto a Parigi, i quadri che illustravano i ciociari e per la prima volta nella storia anche l’immagine del brigante di Sonnino, simbolo ed epitome del brigante in generale: fu l’inizio di una apoteosi che durerà per centocinquantanni, tanto che tutti o quasi gli artisti europei hanno dipinto il personaggio in costume ciociaro, pure i massimi. Gli stracci variopinti gradualmente divennero il costume ciociaro per antonomasia, a Roma ma anche a Londra, a Parigi, a Glasgow, a Edinburgo, cioè il costume regionale più noto e più conosciuto. E, in più, inventarono il mestiere della modella e del modello di artista, perfino la parola ‘modella’! Ed ecco che in tutti i musei e gallerie del pianeta si può esser certi di veder esposta almeno un’opera col personaggio in costume ciociaro o con una modella ciociara! A Londra nella piazza più famosa al mondo, Piccadilly Circus, nel centro della fontana si leva la scultura di un putto alato: il modello ne fu un ragazzino di Picinisco; sempre qui, in un palazzo si trova il quartiere generale dell’impresa alberghiera di quel ciociaro famoso in tutto il mondo come Mister Piccadilly; in Hyde Park si ammira la scultura gigantesca di un uomo a cavallo (Physical Energy) il cui modello fu anche un figlio di Picinisco, come pure di Picinisco fu il ragazzino che posò per il Peter Pan nei giardini di Kensington. Ma ancora tante altre, di tali pietre miliari ciociare a Londra! A Parigi nel nodo stradale più celebre e prestigioso, Vavin, in uno degli
spartitraffici si leva, maestoso e superbo, Celestino, il modello di Gallinaro che diede corpo e anima a Honoré de Balzac, grazie a Rodin. Sull’Euro ma soprattutto sui francobolli e la monetazione d’argento degli anni passati, è raffigurata una immagine cara e nota a tutti i francesi: la Seminatrice, anche essa una modella ciociara! Alla Borsa del Commercio, questo grandioso edificio nel centro di Parigi, dei vari continenti illustrati a raffigurare le varie attività commerciali, i visitatori e gli operatori hanno da oltre un secolo continuamente sotto gli occhi la suggestiva e splendida coppia di ciociari chiamati a impersonare l’Europa!
Davanti all’Orangerie, nel verde, si leva la famosa Grande Eva di Rodin, a cui diede corpo e sembiante una ragazza di Gallinaro che poi avrà il destino di divenire la moglie di un baronetto inglese. A Montmartre da qualche anno è stata collocata dal Comune di Parigi una targa per ricordare al passante, Agostina, modella ciociara. A Place des Pyramides di fronte al Louvre, si leva il monumento maestoso in bronzo dorato che illustra Giovanna d’Arco a cavallo: la modella fu una emigrata di Cassino. Ma a Parigi, sul Ponte Alessandro III, all’Opera, alle Tuileries, all’Arco di Trionfo e in decine di altre istituzioni, si trovano tanti memoriali di ciociari. Una delle piazze più grandiose di Parigi, tra il XIII e XIV Municipio, è dedicata all’amato Coluche cioè a Michele Giuseppe Gerardo Colucci, figlio di emigrato casalvierano.
La lettura dei seguenti libri: ‘MODELLE E MODELLI CIOCIARI NELL’ARTE EUROPEA’ e ‘ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride’ sarà di notevole soccorso per completare e integrare ma principalmente per correttamente inquadrare il ruolo e il peso eccezionali e unici della emigrazione ciociara nell’ambito del fenomeno migratorio nazionale. Ancora altre realtà storicizzate di livello nazionale, quindi non personali o episodi e fatti individuali, caratterizzano la pur circoscritta emigrazione ciociara.
Michele Santulli