“Mondiale” non significa, come sovente invece significa, che parliamo di un tema o di una ‘scoperta’ che, in realtà, interessa e riguarda solamente chi la fa e chi la scrive e il solito gruppo di presenzialisti: qui invece ‘mondiale’ significa unicamente quello che il termine esprime e cioè internazionale, universale, cioè una realtà che investe il mondo e che ogni anno almeno cento milioni di persone direttamente vivono e sperimentano: ci riferiamo ai visitatori che nei musei della Terra osservano e ammirano i quadri e le sculture che raffigurano eccezionali modelli di artisti, tutti modelli ciociari: se vai al Museo d’Orsay di Parigi c’è Agostina di Van Gogh, lo stesso ad Amsterdam, se vai al Louvre c’è la Dame en bleu di Corot, se vai a New York e a Washington c’è il ragazzo dal panciotto rosso di Cézanne, se vai a Zurigo c’è la ciociara cubista di Picasso, se vai al Museo di Belle Arti di Boston c’è Carmelina di Matisse, se vai alla Tate di Londra c’è lo Sluggard di Leighton e il Bacio di Rodin, se vai al Beaubourg di Parigi trovi la fantastica Laurette di Matisse, se vai al Museo Rodin di Parigi o in altre decine di musei del mondo vedrai Eva, il San Giovanni Battista, la Donna accovacciata, la Cariatide sempre di Rodin, capolavori universali visitati e ammirati ogni anno, un anno dopo l’altro, ripeto, da almeno cento milioni di visitatori (dico: centomilioni di visitatori), tra l’altro una autentica bomba atomica di possibilità attrattive, se si capisce e si sa gestire. Senza parlare dei milioni che ammirano le opere d’arte all’aperto quali l’Eros di Piccadilly Circus o il Peter Pan a Kensington o il Sower a Kew Gardens a Londra o la Giovanna d’Arco a Place des Pyramides a Parigi, tutte opere che raffigurano modelli ciociari della Valcomino che hanno dato il loro sembiante a questi capolavori universali. Fino ad oggi non si sapeva chi erano e da dove venivano queste creature ineffabili e coraggiose e affamate che hanno dato il loro volto e il loro corpo e anche la loro anima a tali e siffatti capolavori della umanità e a migliaia di altri. E oggi si sa. E tutto ciò, e molto altro, è stato proclamato e illustrato ufficialmente e pubblicamente nel luogo della Ciociaria che è il simbolo e l’epitome dei modelli e cioè in quel paesetto abbarbicato a 550 m d’altitudine nel centro della Valcomino, a Gallinaro dunque, vero e proprio Olimpo dei modelli d’artista, e dunque, incredibile, uno dei simboli e punti di riferimento dell’arte occidentale del 1800 e 1900, come Giverny, come Pont-Aven, come Barbizon. E il sei agosto scorso queste informazioni sono state date pubblicamente, per la prima volta, un momento storico dunque, intrinsecamente storico, a un pubblico appassionato e coinvolto, come nemmeno si immagina. Le raffinate e suggestive scenografie del gruppo in costume ciociaro che hanno completato la iniziativa le ha realizzate Oreste Capoccia, regista e scenotecnico, figlio geniale di Antonio Valente e di Anton Giulio Bragaglia e di Arturo Ciacelli, come pure una ricostruzione ideale dello studio di Rodin e come pure la riedizione di una edicola con zampognaro e pifferaro che suonano la loro novena. E tutto senza soldi, perché come al solito in provincia di Frosinone i soldi pubblici sono monopolio di altri tipi di eventi, più vicini all’arte e alla cultura e alla tradizione!
E’ vero che parlare nella provincia di Frosinone di arte e di opere d’arte è come parlare di impianti di riscaldamento all’equatore o di frigoriferi in Lapponia: infatti la predisposizione e vocazione alla civiltà e alla cultura e alla valorizzazione dei propri giacimenti culturali, la provincia di Frosinone, seria e imperterrita e coerente, continua a manifestarla e a professarla, salva qualche rarissima eccezione, con cemento armato e asfalto oppure con provolette e salsicciotti o, facendo grandi sforzi, con amenità e eventi copiati con carta carbone l’un l’altro in Indonesia e Papuasia. Fino a pochi mesi fa era con Campobasso che divideva l’alto e inimitabile primato e privilegio in Italia, ma anche nel mondo sicuramente, di essere gli unici due capoluoghi di provincia d’Italia tra i maggiori consumatori di cemento armato e di asfalto e, allo stesso tempo, a non possedere nemmeno a livello embrionale uno straccio di pinacoteca che nei paesi civili è presente addirittura in ogni comune di cinquemila abitanti: ora però Frosinone, in compagnia di altre importanti città della provincia, questo pregevolissimo e gratificante primato lo detiene da sola, prima in Italia dunque pur se alla rovescia, in quanto il capoluogo molisano a partire dal prossimo settembre avrà la sua di pinacoteca d’arte!
E quindi si spiega anche che i media locali hanno parlato e mostrato di tutto in questo periodo traboccante di eventi e di manifestazioni, fuorché l’avvenimento mondiale come tale unico e irripetibile, vissuto a Gallinaro in Valcomino. Una rarissima occasione storica è stata, dunque, giocata alla ciociara, secondo l’accezione che ancora in giro si conferisce a questo nobile termine.
Michele Santulli