ALBERI MONUMENTALI IN CIOCIARIA

Passando l’altro giorno per Gallinaro, paesino nel centro della Valcomino, fui colpito dallo spettacolo di due grandi querce da poco tagliate lungo il ciglio della strada. Il mio accompagnatore mi informò che il proprietario del fondo, un latifondista abruzzese, le aveva appena decapitate e immediatamente portate via per farne legna per il proprio camino. Espressi qualche dubbio al mio accompagnatore sulla opportunità di privare i cittadini dello spettacolo e dei benefici che tali sempre più rare specie di piante danno all’uomo. E lui rispose che il proprietario aveva il diritto di  farne quello che voleva essendone appunto il proprietario! Tale risposta pur indiscutibile  nella sua sostanza immediata e cinico pragmatismo, mi lasciò molto dubbioso.E’ certo che l’amministrazione comunale è stata inerte e ignara. E dire che la quercia è sempre stato un albero sacro sin dalla Genesi: è l’albero di Abramo, è l’albero sotto la cui ombra venne sepolta Rebecca, è l’albero con le cui foglie gli antichi Romani intrecciavano le corone per i trionfatori e i poeti, è l’albero dei ‘boschi sacri’.

La ignoranza e misconoscenza del ruolo essenziale anzi esistenziale che gli alberi in particolare rivestono per la umanità stessa è imperdonabile e nessuna ragione può giustificarne l’abbattimento e meno di tutte quelle della proprietà o del  camino: si dimentica sempre che il diritto di proprietà del singolo non può prevalere sul diritto generale. La carenza della scuola in questa direzione è particolarmente vistosa e biasimevole, quella delle istituzioni, nostrane soprattutto, non ne parliamo, sotto zero: sulla Casilina capita ancora di veder querce maestose stese a terra che sembrano veramente tanti cristi messi in croce. Quanto colpisce è che il tronco, pur essendo perfettamente eretto e verticale, non è quasi mai tagliato piatto ma regolarmente obliquo, rivolto verso la strada, a dar a intendere che la pianta costituiva un pericolo, che era troppo inclinata! E invece è un imbroglio. Ma qui ci arrestiamo e passiamo a qualche informazione gratificante.

Sulla strada che da Atina porta a Picinisco, in località Castellone, dopo pochi metri dalla fabbrica, ora apparentemente dismessa, che ha avvelenato per anni il fiume Melfa, sulla sinistra  della strada , sul ciglio, si leva una quercia maestosa, totalmente (per fortuna! si dirà) abbandonata e ignorata. Eppure è un albero, date le dimensioni,  l’altezza e la chioma, di quelli che il Corpo Forestale e anche le istituzioni e le organizzazioni che hanno a cura la natura, definiscono monumentali e spettacolari. Infatti la sua circonferenza è di 5,60 m, fuori del comune dunque: nell’ambito delle querce in Italia, stando ad una statistica consolidata, dopo la roverella nel Comune di Treia (MC)   e dopo la quercia castagnara a Rossano Calabro (CS), il terzo posto tra le querce più maestose e  monumentali d’Italia spetta alla quercia di Picinisco ma se si considera che questa di Picinisco è quella spontanea cosiddetta ’volgare’ quindi la più pregevole e rara, allora essa è la più maestosa e spettacolare d’Italia! E’ da sperare che il Comune e possibilmente anche la Regione se ne occupino, la guariscano dai rampicanti parassiti che la infestano, la proteggano in qualche modo e, se ovviamente ci si crede, si crei sul lato opposto una piazzola attrezzata di sosta per quelli che la vogliono ammirare tranquillamente e godere dello spettacolo.

Se invece si va ad Isola del Liri, abbiamo già parlato dei platani anche essi giganteschi, anche essi ai primissimi posti tra le piante monumentali italiane; ma che non danno affatto la sensazione di venir valorizzati e soprattutto anche curati. Dal Comune, e principalmente dalla Scuola e dalle civiche associazioni, ci si aspetterebbe un pizzico di presa di coscienza sul valore sia attrattivo e sia culturale e formativo della visione e dello spettacolo che queste creature maestose e uniche offrono. E se si entra nel giardino di fronte, quello in piena curva, sempre ex cartiera Lefebure e si va in fondo alla costruzione, si resta sbalorditi allo spettacolo di un altro platano dalla mole  inimmaginabile che si leva maestoso al cielo, solitario. Gli Svizzeri i Francesi i Tedeschi gli Inglesi ne farebbero una miniera di apprendimento, di appagamento e di…soldi. A Isola del Liri invece si continua a tenere zitta la cascata del Valcatoio e, nel contempo, a continuare a cementificare le colline, a gratificazione di due o tre individui  e ad appezzentimento della collettività e a dileggio del paesaggio. Auguriamo che la comunità  sia messa in condizione di godere e di gratificarsi allo spettacolo inaudito di questa creatura monumentale. 

                                                                                                           Michele Santulli

 

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